The International (2009)
- michemar

- 14 set
- Tempo di lettura: 3 min

The International
USA, Germania, UK, Francia, Turchia 2009 thriller 1h58’
Regia: Tom Tykwer
Sceneggiatura: Eric Warren Singer
Fotografia: Frank Griebe
Montaggio: Mathilde Bonnefoy
Musiche: Tom Tykwer, Reinhold Heil, Johnny Klimek
Scenografia: Uli Hanisch
Costumi: Ngila Dickson
Clive Owen: Louis Salinger
Naomi Watts: Eleanor Whitman
Ulrich Thomsen: Jonas Skarssen
Armin Mueller-Stahl: Wilhelm Wexler
Brían F. O’Byrne: sicario della IBBC
Michel Voletti: Viktor Haas
Patrick Baladi: Martin White
Jay Villiers: Francis Ehames
Fabrice Scott: Nicholai Yeshinski
Haluk Bilginer: Ahmet Sunay
Luca Barbareschi: Umberto Calvini
Alessandro Fabrizi: isp. Alberto Cerutti
Luca Calvani: Enzo Calvini
Felix Solis: det. Iggy Ornelas
Jack McGee: det. Bernie Ward
Nilaja Sun: det. Gloria Hubbard
Tibor Feldman: dr. Isaacson
James Rebhorn: proc. distr. di New York
Loris Loddi: segretario di Calvini
TRAMA: Un agente dell’Interpol cerca di svelare il ruolo di un’istituzione finanziaria di alto profilo in un giro internazionale del commercio di armi.
VOTO 5,5

L’agente dell’Interpol Louis Salinger e il procuratore distrettuale di New York Eleanor Whitman indagano sulla International Bank of Business and Credit (IBBC). Le loro indagini rivelano che la IBBC intende prestare capitali al Revolutionary Freedom Front della Liberia per l’acquisto di armi leggere fornite dalla Calvini Defense. In tal modo, terminato il conflitto, la banca potrà controllare il debito contratto dal Paese. Quando l’accordo con Calvini salta, i dirigenti della IBBC cercano un accordo con un uomo d’affari turco per vendere le armi a Siria e Iran senza rivelare loro che Israele ha già acquistato le contromisure dallo stesso uomo.
Nel panorama dei thriller del nuovo millennio, il film diretto da Tom Tykwer si presenta con l’ambizione di svelare le trame oscure del potere bancario internazionale. Ma dietro l’apparenza di un film d’azione sofisticato si cela un’opera fredda, cerebrale e sorprendentemente priva di tensione emotiva. E diventa un’occasione sprecata. E pensare che la premessa è potente e promette tanto: la Banca Internazionale per le Imprese e il Credito (IBBC) è coinvolta in traffici di armi e manipolazioni del debito sovrano, con l’obiettivo di controllare paesi instabili in Africa e Medio Oriente. Quando un investigatore viene ucciso, l’agente dell’Interpol Louis Salinger (Clive Owen) e la procuratrice Eleanor Whitman (Naomi Watts) si lanciano in un’indagine che li porterà a scontrarsi con un sistema corrotto e impenetrabile.
Il soggetto, in questa nostra epoca segnata da scandali finanziari e sfiducia verso le élite economiche, avrebbe potuto generare un film memorabile. Ma la sceneggiatura di Eric Warren Singer si perde in spiegazioni e contorsioni narrative, sacrificando il coinvolgimento emotivo in favore di una complessità sterile.
Clive Owen, solitamente magnetico, appare qui spento e monocorde. Naomi Watts, relegata a un ruolo secondario, dà l’impressione di essere sottoutilizzata ma in genere i protagonisti non sono mai davvero sviluppati: si muovono come pedine in una scacchiera, privi di motivazioni credibili o conflitti interiori. L’unico personaggio che riesce a trasmettere un barlume di umanità è Wilhelm Wexler (Armin Mueller-Stahl), ex colonnello della Stasi, che con uno sguardo riesce a evocare più profondità di quanto facciano gli altri in tutto il film.
Tra le poche sequenze memorabili spicca la sparatoria al Museo Guggenheim, visivamente impressionante ma drammaticamente superflua. Queste scene sembrano inserite per alzare il quoziente d’azione, ma finiscono per distrarre dal cuore del racconto, confermando la difficoltà del cinema moderno nel sostenere thriller cerebrali senza ricorrere a esplosioni e inseguimenti.

Tom Tykwer, acclamato per Lola corre del 1998, sembra qui smarrire la sua cifra stilistica. L’energia e l’inventiva che lo avevano reso un nome di culto nel circuito d’essai sono assenti e questo film si chiude con un finale poco coinvolgente nel momento topico, riducendo una rete di cospirazioni globali quasi, dico per forzare, a un semplice duello tra due uomini armati.

In definitiva resta un film che aspira a essere rilevante ma inciampa nella sua stessa ambizione. Il tema è attuale, la confezione elegante, ma manca il cuore. In un’epoca in cui il cinema potrebbe interrogarsi sul potere e sulla giustizia, Tykwer ci offre un esercizio stilistico che non riesce a emozionare né a indignare. Un thriller con poca anima nel cuore della finanza globale.






















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