The Interpreter (2005)
- michemar

- 22 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min

The Interpreter
UK/Francia/Germania/USA 2005 thriller 2h8’
Regia: Sydney Pollack
Sceneggiatura: Charles Randolph, Scott Frank, Steven Zaillian
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: William Steinkamp
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Jon Hutman
Costumi: Sarah Edwards
Nicole Kidman: Silvia Broome
Sean Penn: Tobin Keller
Catherine Keener: Dot Woods
Jesper Christensen: Nils Lud
Yvan Attal: Philippe
Earl Cameron: Edmond Zuwanie
George Harris: Kuman-Kuman
Michael Wright: Marcus
Clyde Kusatsu: Lee Wu
Eric Keenleyside: Rory Robb
Hugo Speer: Simon Broome
TRAMA: Silvia lavora come interprete nella sede delle Nazioni Unite a New York. Un giorno ascolta per caso una conversazione in cui si parla dell'omicidio di un capo di stato africano. Da quel momento la sua vita è in pericolo. Silvia viene affidata alla custodia dell'agente federale Keller, convinto che anche la donna faccia parte del complotto.
Voto 7

Sono trascorsi 30 anni dall’inquietante e bellissimo I tre giorni del Condor e Sydney Pollack – una vita tra polizieschi e film di impegno sociopolitico ma anche di belle storie d’amore – torna agli intrighi internazionali ambientando la sua opera addirittura nelle mura della casa della politica mondiale per eccellenza: il Palazzo di Vetro dell’ONU. Per la prima volta viene permesso di girare un film in un luogo così importante e non solo inquadrando semplicemente i corridoi o le scale, ma girando nella grande aula dell’Assemblea Generale, utilizzandola come il palcoscenico di un thriller teso e solido, dove si verifica un episodio che dà l’avvio ad un allarmante pericolo per la bella protagonista.

Quell’importante edificio è il luogo di lavoro di Silvia Broome (Nicole Kidman), esperta interprete nella sua cabina di lingue africane essendo cresciuta nella Repubblica Democratica di Matobo. La trama ha inizio quando l’ONU sta valutando l'incriminazione di Edmond Zuwanie, il presidente proprio di quello stato, accusato di crimini contro la sua popolazione. Una sera, rientrata nel Palazzo deserto, la protagonista ascolta, per caso, due voci sussurranti e scopre che si sta preparando un attentato contro quell’uomo, un tempo eroe e liberatore dello stato africano e ora leader sanguinario e paranoico. Evento che la fa diventare ben presto obiettivo da eliminare.

Silvia è in pericolo e l’agente dei servizi segreti Tobin Keller (Sean Penn) viene incaricato di proteggerla e indagare sulla versione dei fatti raccontata dalla donna. Spesso succede, in questo tipo di giallo, che i due personaggi si avvicinino così tanto da dare inizio ad una relazione sentimentale, ed invece ciò viene soltanto sfiorato dalla sceneggiatura intelligente e intrigante. La chimica romantica non si realizza principalmente perché i due sono troppo occupati e preoccupati ad evitare di essere uccisi e prevenire aggressioni, nel mentre è anche necessario proteggere quel capo di stato e mantenere l’ordine dentro e fuori quel Palazzo.

Tuttavia, i due protagonisti sviluppano una vicinanza inevitabile, basata su una perdita condivisa – come si scoprirà nel corso della storia - e sulla simpatia per l'altra persona come essere umano. Vicinanza solidale dimostrata soprattutto nella scena in cui lei appoggia la testa sulla spalla dell’agente e lui le mette un braccio protettivo intorno. Non nasce un vero sentimento anche perché Keller non crede totalmente alla versione della donna, ha non pochi dubbi e ciò lo fa stare sempre in guardia, sia verso di lei sia verso tutto l’ambiente: Silvia sembra non voler dire tutto, soprattutto di se stessa, mentre lui ha una angoscia intima che lo porta a non prendere un atteggiamento più deciso.

I riferimenti a personaggi realmente esistiti sono chiari, come è chiaro che quel presidente africano rappresenti un personaggio che ha fatto tanto parlare di sé. Robert Mugabe dello Zimbabwe sembra essere incarnato da questo Edmond Zuwanie, essendo troppe le affinità storiche tra i due. I dubbi di Keller sono basati sul sospetto che la donna abbia motivi personalmente validi per volere la morte del capo di stato, nonostante affermi di essersi fatta assumere dalla Organizzazione delle Nazioni Unite perché sostiene un cambiamento pacifico nel suo paese. Evidente dalle espressioni e dal tergiversare dell’agente il suo comportamento dubbioso, aspetto che però dovrà cambiare quando gli eventi precipitano. “La vendetta è una forma pigra di dolore” dice lei, e racconta anche di un'usanza di Matobo: quando un uomo uccide un membro della tua famiglia e viene catturato, viene legato e gettato nel fiume e spetta alla tua famiglia salvarlo o lasciarlo annegare. Se annega, avrai vendetta, ma piangerai tutti i tuoi giorni. Se lo salvi, sarai liberato dal tuo lamento.

Nicole Kidman e Sean Penn formano una coppia formidabile, sono due attori che interpretano al meglio ciò che Sydney Pollack, grande regista anche in questa occasione, chiede a loro, compreso la bellissima e malinconica chiusura quando ognuno prenderà definitivamente la propria strada. Un addio triste in cui non è facile trovare le parole giuste e gli sguardi valgono più delle frasi da ricordare.
Thriller ottimamente confezionato con poche ma efficaci sequenze di azione che illustrano molto bene il clima che si crea attorno alla donna e al poco limpido personaggio dell’anziano presidente africano.
Difficile trovare oggi l’erede di questo grande regista per film di questo tenore.






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