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The Judge (2014)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 31 ott 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 giu 2023


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The Judge

USA 2014 dramma 2h21’


Regia: David Dobkin

Sceneggiatura: Nick Schenk, Bill Dubuque

Fotografia: Janusz Kaminski

Montaggio: Mark Livolsi

Musiche: Thomas Newman

Scenografia: Mark Ricker

Costumi: Marlene Stewart


Robert Downey Jr.: Henry "Hank" Palmer

Robert Duvall: Joseph Palmer

Vera Farmiga: Samantha "Sam" Powell

Vincent D'Onofrio: Glen Palmer

Billy Bob Thornton: Dwight Dickham

Jeremy Strong: Dale Palmer

Dax Shepard: C.P. Kennedy

Leighton Meester: Carla Powell

Ken Howard: giudice Warren

David Krumholtz: Mike Kattan

Balthazar Getty: deputato Hanson

Denis O'Hare: Doc Morris

Grace Zabriskie: signora Blackwell

Sarah Lancaster: Lisa Palmer


TRAMA: Hank Palmer è un affermato avvocato difensore di criminali. Quando torna nella piccola città d'origine per i funerali della madre, ad attenderlo trova il padre Joseph, stimato e onesto giudice, e i suoi due fratelli. Il rapporto con il padre è freddo e conflittuale, ma quando l'uomo viene accusato di omicidio, Hank decide di restare e aiutarlo difendendolo in tribunale. Il crimine di cui è accusato riguarda un omicida che lui stesso aveva condannato vent'anni prima. Il giudice non ricorda nulla e Hank è l'unico che crede nella sua innocenza.


Voto 6,5

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È la storia di Hank Palmer, avvocato della difesa di Chicago che è costretto a ritornare nella propria casa d'infanzia nell'idilliaca Carlinville, in Indiana, in seguito alla notizia della morte della madre, l'unico familiare con cui è rimasto in contatto negli ultimi vent'anni. Ad attenderlo vi è però la notizia che il padre Joseph, giudice della cittadina da ben 42 anni, in un inaspettato ribaltamento dei ruoli è accusato di omicidio. Determinato a scoprire la verità su quanto accaduto e a scagionare il genitore, Hank durante le sue indagini finirà per il riconnettersi con la famiglia dal quale era scappato via anni prima e a confrontarsi con tutto ciò che ha cercato nel tempo di evitare. A contrastarli Dwight Dickham, lo spietato procuratore il cui unico scopo è mandare l'imputato in prigione.

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Come si può facilmente dedurre, il soggetto non è che sia tanto originale: un figlio degenere che ritorna all'ovile costretto dagli eventi, l’occasione luttuosa che riunisce la famiglia divisa, i vecchi dissapori che tornano a galla dopo un primo momento di convenzionali saluti. Schema già conosciuto e praticato, quindi generico e prevedibile, ma qualche dote va riconosciuta al film di David Dobkin. Prima di tutto perché, come ha affermato lui stesso, il soggetto parte anche da fatti personali e gli è servito per elaborare il lutto per la morte della propria madre, facendolo riflettere su come i figli ormai adulti si relazionano con i genitori anziani, dai quali per cultura sono spesso lontani sia emotivamente sia fisicamente. E ciò maggiormente in un Paese come gli Stati Uniti. Di conseguenza si deve apprezzare la sincerità dell’opera.

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In secondo luogo, si può godere dell’interpretazione di eccellenti attori molto bene nei ruoli, in un film che, anche se in buona parte si svolga in un’aula di tribunale, è più che altro un dramma familiare oltre che un sottinteso thriller alla cui conclusione si fa fatica a capire come realmente siano andate le cose. E così diventa un dramma legale che si deforma in tragedia familiare, in un processo che si distacca dal dibattito per divenire l’apertura di una scatola impolverata in cui c’è nascosto da tempo un passato rimosso, ma anche sentimenti che vengono alla luce. Lo dimostrano le tante discussioni tra fratelli e genitore anche aspre. Fino, appunto, ad un finale che conduce non solo al verdetto giudiziario – che, in fondo, diventa persino secondario - ma soprattutto al regolamento dei conti tra padre e figlio, legame che aveva sempre avuto mille difficoltà. Entrambi devono fare un passo verso l’altro. Un dramma tra uomini, un rendiconto molto virile che vede in mezzo un altro maschio, il procuratore tanto tenace fino a rendersi antipatico.

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Per questi motivi servivano due attori adatti e in gran forma: Robert Downey Jr. e Robert Duvall duellano in recitazione in maniera ammirevole e il tosto e cangiante Billy Bob Thornton non può essere da meno. È tutto sulle loro spalle il film, anche perché si ha l’impressione che David Dobkin li abbia lasciati fare, in quanto troppo bravi rispetto alle sue possibilità di regista.

Nonostante il film abbia una durata eccessiva, si fa seguire perché ci si appassiona al difficile rapporto di padre e figlio e alla soluzione del giallo che li vede impegnati come alleati ma con qualche dubbio da parte del secondo.


Riconoscimenti

2015 - Premio oscar

Candidatura per il miglior attore non protagonista a Robert Duvall

2015 - Golden Globe

Candidatura per il miglior attore non protagonista a Robert Duvall



 
 
 

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