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The Millionaire (2000)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 apr 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 11 mag 2023


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The Millionaire

(Slumdog Millionaire) UK 2000 dramma 2h


Regia: Danny Boyle (Loveleen Tandan, collaborazione)

Soggetto: Vikas Swarup (romanzo)

Sceneggiatura: Simon Beaufoy

Fotografia: Anthony Dod Mantle

Montaggio: Chris Dickens

Musiche: A.R. Rahman

Scenografia: Mark Digby

Costumi: Suttirat Anne Larlarb


Dev Patel: Jamal Malik

Tanay Hemant Chheda: Jamal ragazzo

Ayush Mahesh Khedekar: Jamal bambino

Madhur Mittal: Salim Malik

Ashutosh Lobo Gajiwala: Salim ragazzo

Azharuddin Mohammed Ismail: Salim bambino

Freida Pinto: Latika

Tanvi Ganesh Lonkar: Latika ragazza

Rubiana Ali: Latika bambina

Anil Kapoor: Prem Kumar

Irrfan Khan: ispettore di polizia

Saurabh Shukla: sergente Srinivas

Mahesh Manjrekar: Javed

Ankur Vikal: Maman

Rajendranath Zutshi: regista


TRAMA: La storia di Jamal Malik, un orfano di 18 anni dei bassifondi di Mumbai, che sta per vivere il giorno più importante della sua vita. Con l'intera nazione a guardare, gli manca solo una domanda per vincere l'incredibile cifra di 20 milioni di rupie nel quiz show indiano “Kaun Banega Crorepati?” (Chi vuole essere milionario?) Ma quando lo spettacolo si interrompe per la notte, la polizia lo arresta perché sospettato di barare: come può un ragazzo di strada sapere così tanto?


Voto 6,5

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Come trasformare una storia d'amore in un racconto di mistero e thriller con sfumature dickensiane. Sì, perché è difficile non ripensare a David Copperfield quando vediamo l'infanzia poverissima e sporca (diciamo pure puzzolente) in cui il protagonista del film è relegato durante la prima parte della sua vita. Con il risultato di infiammare la base che è sostanzialmente una favola in un’avventura colorata e con il ritmo indiavolato che, come al solito, imprime un regista che non sa girare film diversamente, e che non solo rinvigorisce la storia semplice e avventurosa ma ne aggiunge un livello completamente nuovo. E siccome nelle due ore piene di spettacolo ci sono almeno una quarantina di minuti recitati in hindi, Danny Boyle utilizza, nella versione originale (altro suo schiribizzo), i sottotitoli in maniera particolare.

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Di certo, l’inizio del film non è di un’opera gioiosa: le sequenze iniziali hanno un sottofondo inquietante, con scene di tortura che si svolgono nelle viscere di una stazione di polizia buia e umida. Quando la vittima si rifiuta di dare le risposte che i suoi aguzzini si aspettano, viene data corrente agli elettrodi attaccati alle dita dei piedi. Tutto era partito da quando Jamal Malik (Dev Patel), che è un povero ragazzo dei bassifondi di Mumbai, si ritrova al centro della scena televisiva di fronte a un conduttore compiaciuto dei suoi 90 milioni di spettatori nella versione indiana di “Chi vuol essere milionario?”. Incredibilmente, il giovane è in grado di rispondere a una domanda dopo l'altra, anche alla penultima, guadagnando 10 milioni di rupie proprio mentre il tempo a disposizione della puntata sta terminando. Quindi il giorno dopo tornerà con la possibilità di vincere il doppio, il premio più grande messo in palio. Tuttavia, quella notte, la polizia porta via Jamal per interrogarlo, certa che abbia imbrogliato. A questo punto allora, il giovane spiega loro come conosceva la risposta a ogni domanda e ciò si conduce in un tour ricco di flashback della sua vita e di quella dei due personaggi che hanno fatto parte della sua esistenza sin da ragazzino: suo fratello Salim (Madhur Mittal) e la ragazza che ha sempre amato, Latika (Freida Pinto). Diventa presto evidente che il film non parla in realtà di come Jamal ha fatto così bene in un quiz show televisivo, ma se ci sarà un lieto fine per il suo vero sogno: ritrovare l’amore, rintracciare l’amata Latika. Stiamo certi che con Garry Marshall alla guida del film, il lieto fine sarebbe obbligatorio, quasi scontato, ma Danny Boyle non è così convenzionale.

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Le scelte da parte del regista del cast si rivelano indovinate. Dev Patel ci fa fare il tifo per il timido e bonario Jamal fin dall'inizio, Freida Pinto è già bellissima e affascinante nella sua Latika, mentre Anil Kapoor – già al tempo un grande nome di Bollywood - è furbamente subdolo come conduttore di uno spettacolo le cui motivazioni sono governate principalmente dal desiderio di vedere il suo programma ottenere, sempre più, maggiore gradimento. Si sa, normalmente più vincono i concorrenti, più cresce il successo di un programma a premi. In ultimo, ma non ultimo, un vero divo: il compianto Irrfan Khan, nel ruolo del duro ispettore di polizia. La storia funziona su più livelli, dato che può essere vista come una storia d'amore travolgente, ma anche come un thriller o addirittura come uno sguardo spettacolare sull'economia in rapido sviluppo che sta sconvolgendo il tessuto della società indiana. Alcune delle scene più divertenti e ironiche del film si svolgono all'interno di ufficio che riceve chiamate in cui gli operatori del servizio clienti devono convincere gli spettatori che non si trovano, in realtà, in un paese straniero. Il film termina con un finale ricchissimo di spettacolo, con un gran numero di canzoni e balli degni non Bollywood ma di Broadway, però in pieno stile orientale. Talmente fantasmagorica dal punto di vista scenografico che, collocata tra la conclusione della storia vera e propria e i titoli di coda, questa sequenza invita a non lasciare la visione sino all’ultimo secondo.

In pieno stile personale, Danny Boyle coinvolge lo spettatore e lo immerge in una narrazione veloce e ritmata con un protagonista che si fa voler bene dal primo istante, ma ciononostante il film è essenzialmente un dramma perché la efficace narrazione in quella ambientazione non nasconde i risvolti non felici della vita delle persone che devono affannarsi a sfangare la giornata, spesso con il tipico senso di fatalità che caratterizza la popolazione di quella parte di mondo.

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Che poi il film sia studiato con furbizia e intelligenza per sbancare la lotteria dei premi è piuttosto evidente, e difatti sono arrivati a pioggia, come poche volte è successo nelle notti dorate di Los Angeles. Film che entusiasma e piace, ma io, nel mio piccolo, non sono mai stato entusiasta, non avendo amato più di tanto questo tipo di cinema: troppo folcloristico e poco sincero. Motivo per cui il mio giudizio, ridotto a numero, è semplicemente più che sufficiente, dando i giusti meriti al confezionamento e all’idea, alla spettacolarità, ma più di questo non saprei dire e dare.


Riconoscimenti

Premio Oscar 2009:

Miglior film

Migliore regia

Migliore sceneggiatura non originale

Migliore fotografia

Miglior montaggio

Miglior sonoro

Miglior colonna sonora

Miglior canzone (Jai Ho)

Candidatura miglior montaggio sonoro

Candidatura miglior canzone (O Saya)

Golden Globe 2009:

Miglior film drammatico

Migliore regia

Migliore sceneggiatura

Miglior colonna sonora


 
 
 

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