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The Others (2001)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 ago 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 26 ago 2024


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The Others

Spagna/Francia/USA 2001 horror 1h41’

 

Regia: Alejandro Amenábar

Sceneggiatura: Alejandro Amenábar

Fotografia: Javier Aguirresarobe

Montaggio: Nacho Ruiz Capillas

Musiche: Alejandro Amenábar

Scenografia: Benjamín Fernández

Costumi: Sonia Grande

 

Nicole Kidman: Grace Stewart

Fionnula Flanagan: Bertha Mills

Alakina Mann: Anne Stewart

James Bentley: Nicholas Stewart

Elaine Cassidy: Lydia

Eric Sykes: Edmund Tuttle

Christopher Eccleston: Charles Stewart

Renée Asherson: signora anziana

Keith Allen: signor Marlish

Michelle Fairley: signora Marlish

 

TRAMA: Una donna vive nella sua vecchia casa di famiglia avvolta nell'oscurità insieme ai due figli fotosensibili. Presto si convince che la casa sia infestata dai fantasmi.

 

Voto 8


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All’uscita del film nel 2001, la bravura di Nicole Kidman è ormai acclarata, non ci sono più dubbi e lei, ancora una volta, è l’assoluta regina del film di Alejandro Amenábar, qui anche sceneggiatore e autore della colonna sonora. Ma durante e alla fine del film ci si rende conto che la protagonista non è tanto lei stessa quanto la sua pelle già diafana naturalmente: è come se questa caratteristica fisica faccia parte, più pallida del solito, della messa in scena, della scenografia – al contrario, buia e scura – con fa da contrasto, e che risalta sullo schermo, assieme alla permanente dei capelli biondi e alla perdurante espressione preoccupata e in ansia. Pare uscita dalle protagoniste preferite di Hitchcock. Ansia che trasmette ai due figlioletti e allo spettatore. Se poi si aggiunge la recitazione che accentua la narrativa quasi trattenuta, in costante sospensione, questa messa in scena diventa un quadro gotico inquietante.



L’opera gioca continuamente con l’atmosfera metafisica e psicologica e non aspetta – come succede in gran parte degli horror classici che partono da situazioni ordinarie – molto tempo per portarci dentro l’incubo incombente che inizia quasi immediatamente e il pubblico ignaro viene trascinato non tanto nel vortice dei movimenti casalinghi ma in ciò che la sua mente sta elaborando. La sua Grace è una vedova profondamente (parossisticamente) credente cristiana che subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si agita nella sua villa al largo della costa settentrionale dell’Inghilterra. Siamo sull’isola di Jersey nel 1945, dove vive in un’enorme casa (ideale per il genere) coi due figli, Anne e Nicholas, i quali soffrono di una malattia che non permette loro di esporsi alla luce del giorno senza gravi conseguenze per la loro salute. Dopo la partenza del marito Charles per la guerra, è quindi isolata e persino al buio in modo da proteggere i due bambini dalla luce e dai postumi della guerra, creando rigide regole tra le quali “nessuna porta deve essere aperta prima che l'ultima sia stata chiusa”, situazione scomodissima che ha portato ad un rapporto molto teso tra lei e i figli, soprattutto con la femminuccia. Dopo l’arrivo a sorpresa di tre domestici, una vecchia governante di nome Bertha Mills (Fionnula Flanagan), l’ancor più anziano giardiniere Edmund Tuttle e una giovane cameriera muta chiamata Lydia, iniziano a verificarsi strani avvenimenti nella casa e Grace inizia a credere che possano esserci degli intrusi. Non molto tempo prima, il suo personale addetto alle pulizie è scomparso, il che significa ora preparare i pasti e prendersi cura da sola dei suoi figli.



Amenábar elabora il film puntando in maniera molto abile ed efficace sul perturbante, sulle inquietudini del familiare, sull’orrore e su tutti gli indizi: vedi la nebbia, il maledetto buio necessario, la notte, le lapidi, le porte da aprire e richiudere sempre a chiave, le voci, i rumori, gli sguardi… Tutto, ogni minima cosa, annuncia e prepara alla paura e all’angoscia. E poi i continui rimproveri alla servitù sopraggiunta, verso cui i tre paiono disorientati, affermandosi innocenti alle accuse rivolte loro. Lo spettatore è disorientato e ciò aumenta la tensione, come se da un momento all’altro succederà qualcosa che dia ragione ai sospetti della padrona di casa. In fondo, l’horror è basato proprio su queste aspettative, su ciò che non si vede e che potrebbe essere, su ciò che si sente e che non tutti odono. Chi ha ragione? E chi sono i tre inservienti?



Tutto il film è un percorso che conduce al finale, ovviamente sorprendente e che fa riflettere inaspettatamente sul ribaltamento che sta alla base della trama: sono i morti ad avere paura dei vivi, e non viceversa? Magari qualche critico avrà storto il muso e avrà concluso dicendo che era prevedibile. Invece, a parer mio, non si ha tempo durante la visione di fare ragionamenti e dedurre quello che il bravo regista ci nasconde fino all’ultimo. Ed è per questo che al termine ci si ritrova ancora di più rapiti dall’espressione della evanescente Grace, per cui la ri-osserviamo inebetiti. Il che vuol dire che Alejandro Amenábar ha raggiunto il suo scopo. Grazie anche alla notevole fotografia e ambientazione.



Nicole Kidman è superlativa, come sempre.



Riconoscimenti

Golden Globe 2002

Candidatura migliore attrice in un film drammatico a Nicole Kidman

Premio BAFTA 2002

Candidatura miglior attrice protagonista a Nicole Kidman

Candidatura miglior sceneggiatura originale

Premio Goya 2002

Miglior film

Miglior regia

Migliore sceneggiatura originale

Miglior produzione

Miglior fotografia

Miglior montaggio

Miglior scenografia

Miglior sonoro

Candidatura migliore attrice protagonista a Nicole Kidman

Candidatura miglior attore rivelazione a James Bentley

Candidatura migliore attrice rivelazione a Alakina Mann

Candidatura miglior colonna sonora

Candidatura migliori costumi

Candidatura miglior trucco e acconciatura

Candidatura migliori effetti speciali



 
 
 

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