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The Specials - Fuori dal comune (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 5 apr 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 8 ago 2023


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The Specials - Fuori dal comune

(Hors normes) Francia/Belgio 2019 commedia 1h54’


Regia: Olivier Nakache, Éric Toledano

Sceneggiatura: Olivier Nakache, Éric Toledano

Fotografia: Antoine Sanier

Montaggio: Dorian Rigal-Ansous

Musiche: Grandbrothers

Scenografia: Julia Lemaire

Costumi: Isabelle Pannetier


Vincent Cassel: Bruno Haroche

Reda Kateb: Malik

Bryan Mialoundama: Dylan

Hélène Vincent: Hélène

Alban Ivanov: Menahem

Benjamin Lesieur: Joseph

Marco Locatelli: Valentin

Catherine Mouchet: dott.sa Ronssin

Frédéric Pierrot: ispettore dell'IGAS

Suliane Brahim: ispettrice dell'IGAS

Lyna Khoudri: Ludivine

Darren Muselet: Cédric


TRAMA: Bruno e Malik da vent'anni vivono in un mondo a parte, quello dei bambini e degli adolescenti affetti da autismo. Nelle loro rispettive associazioni, addestrano i giovani provenienti da quartieri difficili a prendersi cura di coloro che vengono descritti come casi super complessi.


Voto 7,5

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Diretto e sceneggiato da Éric Toledano e Olivier Nakache, gli autori di enormi successi in tutta Europa – perfino imitati oltreoceano – a cominciare da Quasi amici – Intouchables, qui si racconta la storia di Bruno Haroche, un uomo che gestisce un centro per bambini e adolescenti affetti da autismo, della maggior parte dei quali i genitori hanno difficoltà a prendersi cura a causa del loro comportamento spesso violento e imprevedibile. Ebreo praticante che indossa una kippah sotto il suo inseparabile cappellino da baseball, Bruno è amico e sodale di Malik, un beur (così come chiamano i francesi di origine magrebina), la cui associazione si occupa della formazione e dell'inserimento nel mondo del lavoro di giovani provenienti da contesti difficili. I due, nonostante le differenze culturali e religiose, formano un binomio vincente e fuori dal comune, in grado di affrontare le difficoltà quotidiane che la loro professione comporta. Uno si prende cura di queste persone che a volte vengono rifiutate dalle famiglie oppure che i genitori non riescono a gestire, l’altro gli fornisce “educatori” che ahimè non sono preparati professionalmente, ma che l’arabo cerca di inserire nel mondo del lavoro strappandoli dalla strada e dallo spaccio, dalla delinquenza comune. Due persone più che volenterose, due missioni sociali impagabili.

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Durante la visione viene spontaneo chiedersi in continuazione cosa li spinga, per quale dannato motivo dedicano tutto il loro tempo a una mansione che stancherebbe chiunque, lo porterebbe all’esaurimento fisico e mentale, alla rinuncia, insomma. Perché se non c’è un tornaconto materiale, per esempio un ritorno economico, è uno sforzo che non verrebbe a nessuno di fare. Eppure, nessuno ce lo spiega e non ci provano neanche i due bravi registi: a loro non interessa e non ci inducono a chiedercelo. È sufficiente mostrarci con un ritmo ossessivo – precisamente come quello della vita che vivono i due – le loro 24 ore giornaliere e quindi non ci viene dato materialmente il tempo di porci domande. Il compenso? Lo leggiamo nei loro occhi quando hanno un attimo, ma solo un attimo, di respiro, specialmente quando dopo qualche peripezia si guardano negli occhi soddisfatti di aver rimediato all’ennesimo guaio che uno di quei poveri disgraziati (nel senso più nobile del termine) ha combinato: che sia un malato o l’inesperto che doveva controllarli non è importante. Tanto, i pasticci li combinano, come vediamo nel film, da ambo le parti. Il compenso economico? Non solo non esiste ma anzi sono sempre a corto di finanziamenti e spesso ci rimettono di tasca propria quando devono ripagare i danni causati in qualche negozio.

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I pericoli, infatti, arrivano per lo più quando questi malati subiscono un cambiamento che non accettano: si mostrano infatti alquanto contrariati quando devono cambiare posto, letto, compagnia, ed è allora che scatenano la loro violenza insensata ma dalle chiare cause, che è, come ben si intuisce, la logica conseguenza di un malessere interiore dovuto alla paura della novità intervenuta nella loro vita. Se uno di questi soggetti si affeziona al suo accompagnatore non gradisce essere anche momentaneamente abbandonato, perché nell’altro ripongono fiducia, danno affidamento, e accorgersi di essere restati soli li porta a considerare che forse sono stati abbandonati dall’unica persona in cui avevano riposto stima e sicurezza. Ma il fatto ancor più grave, allargando lo sguardo, è che sono trascurati dallo Stato, cioè da chi dovrebbe garantire a queste persone sfortunate (e alle loro famiglie preoccupate) il massimo del conforto e del sostegno sanitario ed economico. Questo aspetto tanto importante viene evidenziato molto bene dal film di Éric Toledano e Olivier Nakache: una presenza costante per tutta la durata del film è infatti l’ispezione inviata dal ministero per controllare cosa succede in queste due organizzazioni che, purtroppo per loro, non hanno i requisiti legali (quindi meramente burocratici) per esercitare quella funzione, principalmente perché i cosiddetti educatori non sono diplomati, ma raccolti dalla strada, quindi semplicemente istruiti dalla generosità dei due protagonisti, a cui viene anche rinfacciato di prendere in carico senza autorizzazione i disabili con gravi forme di autismo. Di conseguenza vengono anche negati i fondi necessari ed indispensabili per la sopravvivenza delle due associazioni volontarie. Un obbrobrio umano e sociale che per giunta pare perseguitare Bruno e Malik. Troppo facile criticare e annotare sulla carta le irregolarità burocratiche, troppo comodo mostrare le illegalità senza guardare e anzi lodare l’impegno umanitario e l’aiuto che portano alle famiglie sofferenti, riconoscenti fino alla commozione per il lavoro che svolgono.

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Quando Bruno, messo sotto pressione dai due ispettori, perde la pazienza, assistiamo ad una delle scene più drammatiche ed esplicative di tutto il film. “Sono fortunato perché oggi sono felice. Perché vi aspettavo, perché anche io ho delle domande da farvi. Perché, per esempio: potete spiegarmi se non siamo professionali come dicono i vostri verbali perché da 15 anni l’azienda sanitaria, i centri di accoglienza per minori, giudici, medici, ospedali, mi chiamano ogni giorno sul mio telefono per chiedermi di accogliere ancora un ragazzo? Perché sono responsabile di 40 ragazzi notte e giorno, e ce ne sono ancora più di 50 in lista di attesa in questo momento? Perché continuano interrottamente a bussare alla mia porta?... Vi faccio risparmiare tempo. Tutti sanno che è solo una questione di soldi. Nessuno vuole farsi carico dei casi più complicati. Ce ne occupiamo noi perché nessuno li vuole. Ci ho pensato e credo di aver trovato la soluzione.” Gli ispettori: “Ascoltiamo.” E lui sempre più agitato, mostrando loro le foto dei ragazzi: “Prendeteli. Prendeteveli voi. Però li prendete tutti…. Matheo Laprade, molto aggressivo, non fa che colpirsi la testa. Anche imbottito di farmaci colpisce sia se stesso che gli altri. Dorme una o due ore a notte e nessuna struttura accreditata l’ha voluto. Respinto con 11 rifiuti. Sapete cosa hanno detto alla madre? Torni tra 10 anni quando avremo una struttura adatta. Matheo è vostro prendetelo. Idriss Diop, epilettico, è affetto da autismo grave impossibile da gestire se non si è in tre. Lui, finirete per legarlo sedarlo e rinchiuderlo. Prendete Idriss, anche lui, è vostro. Moussavin Leguen, 5 mesi per rimetterlo in piedi. Lui è uno che afferra le cose, graffa chiunque, braccia, mani e tira i capelli. Sapete che ha fatto giorni fa? Lo scalpo ad un’educatrice! Prendete anche lui…. (segue una lista di nomi di assistiti) Prendeteli tutti! Ma a questo punto non mi resta che augurarvi buona fortuna!

Questa sequenza da brividi racchiude i pochi minuti l’essenza del film e della vicenda, la solitudine e l’indifferenza da parte dello Stato verso chi si impiega quasi 24 ore al giorno per far stare meglio tanti ammalati di autismo.

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Un soggetto, una commedia agrodolce, come appare chiaro, perfettamente nelle corde della coppia di autori, che quasi per drammatizzare di più la già disperata situazione provocano sconcerto quando ci traggono in inganno nell’incipit in cui si vede una donna che corre per strada inseguita da alcuni uomini. Action movie? Donna inseguita dalla polizia? Niente affatto: lei è una ragazza affetta da autismo e gli inseguitori sono degli educatori. Un film che in alcuni momenti assume le vesti della commedia ma dato lo spessore morale ha tutti gli aspetti del dramma, già partendo dal titolo originale (ma perché si continua con questa cattiva abitudine?) Hors normes, fuori norma, fuori legge: i due sono ritenuti dalla legislazione vigente irregolari nonostante svolgano un lavoro di alto contenuto sociale. Il film tocca tanto il cuore e diverte anche un po’ mostrando anche i goffi fallimenti sentimentali di Bruno e dei simpaticissimi comportamenti fuori regola di alcuni dei giovanotti, proprio come piace a Olivier Nakache e Éric Toledano, forse nel loro migliore film di sempre. Anche grazie a due formidabili attori: Vincent Cassel e Reda Kateb, specialmente il primo, che sorprende per la riuscita vena drammatica che sa imprimere alla sua interpretazione: eccellente!

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Fuori dal comune, dice il titolo italiano: sì, sperando che sia dedicato a queste due persone speciali che esistono realmente, le cui organizzazioni si chiamano Le Silence des Justes (nel film La Voix des Justes) e il Relais Ile-de-France.

Al film hanno preso parte veri malati perché come ha spiegato Olivier Nakache "era impensabile che avessimo attori che interpretano giovani con autismo". Osserviamo i veri Bruno e Malik nei titoli di coda all’opera quanto siano in gamba! Mentre leggiamo anche che:

“…La chiusura di una struttura che è l’unica a garantire l’accoglienza e il ricovero psichiatrico infantile, senza una soluzione immediata, non sembra auspicabile… Pertanto, non possiamo che raccomandare un’autorizzazione temporanea straordinaria.” (Estratto del rapporto della Commissione Speciale agli Affari Sociali IGAS, lunedì 17 aprile 2017).


Riconoscimenti

2020 - Premio César

Candidatura per il miglior film

Candidatura per il miglior regista

Candidatura per il miglior attore a Vincent Cassel

Candidatura per il miglior attore a Reda Kateb

Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Hélène Vincent

Candidatura per la migliore promessa maschile a Benjamin Lesieur

Candidatura per la migliore sceneggiatura originale


 
 
 

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