The Teacher (2016)
- michemar

- 1 ago 2020
- Tempo di lettura: 3 min

The Teacher
(Ucitelka) Rep.Ceca/Slovacchia 2016 dramma 1h42’
Regia: Jan Hrebejk
Sceneggiatura: Petr Jarchovský
Fotografia: Martin Ziaran
Montaggio: Vladimír Barák
Musiche: Michal Novinski
Scenografia: Juraj Fabry
Costumi: Katarina Bielikova
Zuzana Mauréry: Mária Drazdechová
Zuzana Konečná: Kučerová
Csongor Kassai: Kučera
Tamara Fischer: Danka Kučerová
Martin Havelka: Binder
Éva Bandor: Hana Binderová
Oliver Oswald: Filip Binder
Peter Bebjak: Václav Littmann
Richard Labuda: Karol Littmann
TRAMA: Nella Cecoslovacchia dei primi anni Ottanta il preside di una scuola indice una riunione speciale di genitori. Sono state mosse delle accuse nei confronti della signora Drazdechová, un'insegnante apparentemente empatica, gentile e amabile, colpevole di usare i suoi studenti per manipolare i loro genitori e rimediarle piccoli aiuti manuali, comfort materiali e persino una storia d'amore. Nell'opporsi alla professoressa senza scrupoli, i genitori dovranno lottare contro il suo modo di fare non conforme alle regole ma dominante.
Voto 7,5

È facilmente riscontrabile il fatto che Jan Hrebejk, autore di titoli come Divided We Fall, nominato all’Oscar per il miglior film in lingua straniera nel 2000 o il più recente Honeymoon, sia un regista tra i più noti del cinema commerciale ceco e quando questi si decide ad affrontare il tema della modernizzazione di uno stato con un chiaro passato comunista e il passaggio all’era più moderna, si verifica evidentemente un cortocircuito. Da un lato “l’apparato” tradizionalmente rigido e inflessibile, dall’altro i piccoli o grossi, sempre gravi, atteggiamenti dei cittadini, borghesi o proletari. E succede quindi che il regista affronta con chiarezza la situazione, costruendo solo in apparenza un film sui bambini, ma solo “con” non “per” i bambini, anzi.

Il film si sviluppa sulla base di due elementi: il decadimento morale della macchina comunista e un’insegnante calcolatrice e corrotta. La storia, ambientata nella Cecoslovacchia dei primi anni ‘80, è il dramma che si consuma in una scuola elementare, dove la compagna maestra Drazdechová, solo apparentemente amabile ed empatica, addirittura gentilissima, vedova di un alto ufficiale e rappresentante del partito comunista in un istituto di Bratislava, è accusata di usare i suoi alunni per manipolare i loro genitori in modo da ottenere aiuti, beni materiali e addirittura rapporti sessuali. Fino al ricatto e all’abuso. I toni sono da commedia e il passaggio dal sorriso alla smorfia, quindi al dramma, è lento e dolce, nonché inaspettato, perché osservando le sequenze iniziali nulla farebbe presagire quelle seguenti. Eccellente poi l’idea di alternare nel montaggio il primo giorno dei ragazzi a scuola e la riunione finale dei genitori, una sorta di processo alla maestra con le titubanze e i ripensamenti che tanto ricordano l’esordio di Sidney Lumet (La parola ai giurati). Gente che ha paura di ammettere, altra che istiga a parlare, altra che si sente ancora sotto ricatto. Un lavoro psicologico sottile e evidente che il regista ha fotografato senza sotterfugi, senza girarci attorno, scoprendo ferite che bruciano ancora.

Fa impressione riflettere sulla figura di questa maestra, come fosse un personaggio violento in un film d’azione (e forse lo è!), come un marchingegno dello Stato padrone previsto dal piano di studi della scuola, come una situazione inevitabile e contemplata dalla legge. Con la solita rassegnazione del cittadino compagno. In realtà la vicenda, tratta da una storia vera, è una pungente satira sul potere, cioè un sistema complice e imperfetto, metafora scoperta del regime.

Oltre alla ottima mano del regista, una menzione va fatta per Zuzana Mauréry, un’attrice formidabile, che riesce a dare credibilità ad un personaggio che si può facilmente sbagliare, portandolo fuori strada. Ed invece è proprio la bravura e la misura della recitazione di questa artista che fa acuire il senso del film. Film formidabile che sa lasciare il segno.






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