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The Untouchables - Gli intoccabili (1987)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 dic 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 14 set

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The Untouchables - Gli intoccabili

(The Untouchables) USA 1987 poliziesco 1h59'


Regia: Brian De Palma

Sceneggiatura: David Mamet

Fotografia: Stephen H. Burum

Montaggio: Gerald B. Greenberg, Bill Pankow

Musiche: Ennio Morricone

Scenografia: William A. Elliott

Costumi: Marilyn Vance


Kevin Costner: Eliot Ness

Sean Connery: Jimmy Malone

Robert De Niro: Al Capone

Charles Martin Smith: Oscar Wallace

Andy García: George Stone/Giuseppe Petri

Richard Bradford: Mike Dorsett

Jack Kehoe: Walter Payne

Brad Sullivan: George

Billy Drago: Frank Nitti

Patricia Clarkson: Catherine Ness


TRAMA: Durante gli anni del proibizionismo, un agente del Ministero del Tesoro americano, Eliot Ness, per combattere il crimine e riuscire a incastrare Al Capone, forma una squadra non ufficiale di agenti. Ne fanno parte un giovane tiratore, un poliziotto in pensione saggio e incorruttibile e un contabile. Due di loro ci rimettono la pelle, ma il gruppo degli "intoccabili" vince la sua battaglia.


Voto 7,5


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È un tour de force, l'apice di una carriera. Per Brian De Palma, noto soprattutto per la sua elegante creazione di trame fortemente influenzate dalle idee del maestro Hitchcock, questa opera rappresenta non solo un allontanamento dalla sua norma ma anche un trionfo senza riserve. Liberamente ispirata alla serie TV, che, a sua volta, è stata ampiamente influenzata da fatti storici, potrebbe non avere molta profondità tematica, ma rappresenta due ore di puro ed esuberante intrattenimento, un'epica storia di gangster resa su larga scala. I fatti che formano lo scheletro nudo della storia sono radicati in ciò che accadeva a Chicago durante il proibizionismo, quando Al Capone era il più cattivo e potente dei signori criminali. Uno degli uomini che abbatté Capone (che finì in prigione con la semplice accusa di evasione fiscale) fu l'agente del Tesoro Eliot Ness ma la maggior parte degli eventi che circondano il suo trionfo sul gangster, tuttavia, è altamente romanzata, se non completamente inventata, essendo materia di mito e leggenda. E, in un certo senso, questo è ciò che rende il film un'esperienza cinematografica così attraente.


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Il film si apre nel 1930. A Eliot Ness (Kevin Costner) è stato appena assegnato il caso Capone ed è arrivato nel suo ufficio nel dipartimento di polizia di Chicago pieno di giusta indignazione e grandi aspirazioni: è un integerrimo poliziotto che crede che la Legge, buona o cattiva che possa essere, sia fondamentale nella vita della società e va in ogni caso rispettata. Potrebbe non essere d'accordo con il proibizionismo, ma, finché questo è il modo in cui la legge è scritta, la difenderà, e questo significa togliere Al Capone (Robert De Niro) dalle strade. Purtroppo per lui, uno dei suoi primi interventi è un fallimento che lo trasforma in uno zimbello da prima pagina. Evento sfortunato che invece di farlo abbattere, irrigidisce la sua determinazione. Il team di quattro persone di Ness si riunisce rapidamente. È affiancato da un poliziotto di Chicago, Jimmy Malone (Sean Connery), un uomo audace, coraggioso e intuitivo, che fa reclutare George Stone (Andy Garcia), un tiratore scelto dell'accademia di polizia, e Oscar Wallace (Charles Martin Smith), un contabile del Dipartimento del Tesoro che si impegna nelle indagini sui reati fiscali del bandito. Insieme, questi quattro diventano noti come “Gli Intoccabili” e, in breve tempo, cominciano ad inibire le operazioni di Capone, che cerca di reagire brutalmente e violentemente.


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La sceneggiatura del famoso regista e drammaturgo David Mamet, contiene tutto ciò che è necessario per un'avventura entusiasmante: buoni, cattivi, una trama in rapido movimento, molti dialoghi forti, occasionalmente toni da commedia, ma sostanzialmente una preparazione verso la tragedia e un immancabile finale memorabile. Inoltre, per una storia che si rivela essenzialmente una rappresentazione dell'antica lotta tra il Bene e il Male, Mamet pensa bene di aumentare la tensione creando un giusto pathos psicologico più complesso di una semplice operazione di polizia: per raggiungere l’obiettivo, il gruppo non può fare affidamento solo sulla legalità per avere giustizia, deve adottare sistemi più efficaci. Esplicativo il dialogo tra Ness e Jimmy: “Ho giurato di togliere di mezzo quell'uomo usando tutti i mezzi legali di cui potrò disporre, e lo farò”. “Se vuoi Capone, devi fare così: lui tira fuori il coltello, tu la pistola. Se manda uno dei tuoi all'ospedale, ne mandi uno dei suoi all'obitorio: è così che si fa la guerra a Chicago! Solo così puoi prendere Capone. Allora... te la senti di farlo? Sei pronto per questa guerra? Ti sto offendo un patto: accetti o rinunci?”. Tanto che, nel finale, Ness ammette di aver infranto lui stesso la Legge che aveva giurato di difendere ma ora è contento di ciò che ha visto e di aver fatto bene il suo lavoro: parole di un uomo ossessionato che ha finalmente raggiunto il suo obiettivo. Ma poi e soprattutto, chi è l’autore di “Ma vattene! Non sei niente, sei solo chiacchiere e distintivo!”? Ma Mamet, perdinci!


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Si può definire questo bel film come pellicola satura di stile. Una delle caratteristiche peculiari di Brian De Palma è che ha sempre cercato di creare film visivamente interessanti. Anche quando non gli è riuscito al meglio ciò gli va riconosciuto. Quando Al Capone è sullo schermo, egli si affida a colori ricchi e lussureggianti che enfatizzano la stravaganza della vita dell'uomo, il rosso è ovunque, sottolineando non solo la posizione dell'uomo nella famiglia criminale di Chicago, ma soprattutto il modo in cui la città è intrisa di sangue. Al contrario, quando Ness è al centro dell'azione, la tonalità è più semplice e spartana. Una delle scene più memorabili si svolge verso la fine del film, nella Union Station ferroviaria. Menzionando chiaramente la famosa sequenza della scalinata di Odessa di Ėjzenštejn, il regista realizza una delle sequenze più avvincenti, della durata di una manciata di minuti, del film e del cinema moderno, elevando la tensione per fasi crescenti, fino a renderla quasi insopportabile. C'è l'orologio che mostra la progressione del tempo, le inquadrature dei vari punti di vista che creano un senso di claustrofobia nella stazione, il lento movimento di una donna che trascina una carrozzina su per la scala apparentemente infinita e le figure losche che di tanto in tanto appaiono. Tutti questi elementi contribuiscono al senso di morte imminente mediante anche uno slow motion di altissima tensione. Il culmine si traduce in una sparatoria dagli esiti incerti, drammatica, con un montaggio che fa trattenere il respiro. Un degno finale!


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E non è neanche la scena più cruenta. Che invece si raggiunge durante una cena in cui il violentissimo e implacabile capo gangster colpisce più volte e senza pietà con una mazza da baseball un membro della banda di cui non si fida più, facendo versare sangue in maniera copiosa e con un colore scuro (intenzionalmente così bruno) su una tovaglia bianca. Tanto la scena è orrenda tanto è bella ed efficace.


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Ottima la scenografia creata per una attendibile e rassomigliante Chicago 1930, con numerose automobili d'epoca e comparse in costume, in perfetta sincronia con i fatti narrati e l’atmosfera che si respirava davvero in quegli anni, che acquista maggior fascino con le meravigliose musiche (inutile dirlo) di Ennio Morricone che accompagnano i vari tipi di scene, dalle strade della città alla prateria dove si svolge un’azione a cavallo degna di quelle più note dei western di successo. Gli attori sono fantastici, perché il cast è davvero favoloso, ma tra Robert De Niro (personaggio perfetto per lui!) e il viso limpido e luminoso di Kevin Costner, solo Sean Connery raggiunse gli ambiti traguardi di un Oscar e un Golden Globe: interpretazione impeccabile per un personaggio notevole, dallo spirito asciutto, saggio e con un profondo senso di dramma dentro di sé. Ciò non vuol dire, però, ridimensionare le eccellenti prove di Robert De Niro e Kevin Costner. Il primo rende il suo criminale così cattivo e dal cuore nero che riesce a diventare antipatico fino all’osso, esaltato fino a sembrare una finzione, un cartone animato: difetto? No, assolutamente. Il ritratto sopra le righe è perfetto in questo contesto. Il secondo, dopo Fandango e Silverado, trova il vero trampolino di lancio definitivo per la sua carriera, che dopo questo film vedrà solo grandi successi: ha la bravura di indossare i panni del poliziotto con umiltà, lavorando sotto tono, rendendo molto bene il reale temperamento del ligio poliziotto. Un vero idealista votato al suo compito. Egli fa quello che deve fare, rimanendo sullo sfondo fino alla fine ma mantenendo sempre il ruolo centrale su cui si sviluppa l’intera trama. Ottimi anche sia Andy Garcia – anche per lui diventò la grande occasione per l’affermazione per il suo futuro – nel ruolo del poliziotto diligente ma basilare nella sparatoria finale, sia il buon Charles Martin Smith, che assume il compito meno eroico ma anche più da commedia, finendo però tragicamente.


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Un grande film d'avventura, con almeno una mezza dozzina di scene d'azione tremende e una sceneggiatura che offre una battuta citabile dopo l'altra.


Riconoscimenti

Golden Globe 1988:

Miglior attore non protagonista a Sean Connery

Candidatura migliore scenografia

Candidatura migliori costumi

Candidatura miglior colonna sonora a Ennio Morricone

Golden Globe 1988:

Miglior attore non protagonista a Sean Connery

Candidatura miglior colonna sonora a Ennio Morricone

Premio BAFTA 1988:

Miglior colonna sonora a Ennio Morricone



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