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Toglimi un dubbio (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 30 nov 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 16 mag 2023


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Toglimi un dubbio

(Ôtez-moi d'un doute) Francia/Belgio 2017 commedia 1h40’


Regia: Carine Tardieu

Sceneggiatura: Carine Tardieu, Michel Leclerc, Raphaële Moussafir, Baya Kasmi

Fotografia: Pierre Cottereau

Montaggio: Christel Dewynter

Musiche: Éric Slabiak

Scenografia: Jean-Marc Tran Tan Ba

Costumi: Isabelle Pannetier


François Damiens: Erwan Gourmelon

Cécile de France: Anna Levkine

Guy Marchand: Bastien Gourmelon

André Wilms: Joseph Levkine

Alice de Lencquesaing: Juliette Gourmelon

Estéban: Didier Morfin

Sam Karmann: dottor Rio

Brigitte Roüan: Cécile, la detective


TRAMA: Erwan, uno sminatore professionista, diventerà presto nonno. Sua figlia Juliette aspetta infatti una bambina di cui non vuole rivelare il padre. Durante un test per verificare una possibile malattia genetica, Erwan scopre di non essere il figlio biologico di suo padre. Assume un investigatore privato per scoprire l'identità del padre biologico e molto rapidamente, l'indagine ha successo. Suo padre è Joseph Levkine e vive non lontano da suo figlio. Ma Joseph ha anche una figlia, che si innamora di Erwan.


Voto 6,5

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La forza e la simpatia, ma anche il giusto ritmo e la fluidità della narrazione, tutte doti che si armonizzano con la bravura degli attori, sono le principali caratteristiche che hanno reso famosa e divertente, quindi frequentemente e pienamente riuscita, la commedia francese. In tutto il mondo. Obiettivo che centra anche questa volta Carine Tardieu, regista e sceneggiatrice parigina specializzata in commedie, che forse questa volta ha sfornato il suo miglior lavoro. Il merito va ad una trama che intreccia sorprese mai eccessive, solo votate a ingarbugliare garbatamente rapporti familiari e affettivi, con una piccola dose di democratica sessualità e conseguente superamento di tabù inerenti: la detective che parla con disinvoltura di sua moglie, la figlia del protagonista che è incinta ma non vuole rendere nota l’identità del goffissimo partner (tra l’altro dipendente proprio del padre), l’innamoramento dei due principali personaggi pur se al corrente di un probabile legame familiare, e via dicendo.

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La forza del film è che nulla resta impigliato in contorcimenti ma la narrazione fila liscia con disarmante semplicità e con la simpatica sceneggiatura che ben riconosciamo alla commedia transalpina. Personaggi ottimamente descritti e fotografati, dialoghi altrettanto recitati, quell’inevitabile fatalismo che assale i protagonisti ormai cresciuti che nella vita non hanno ancora incontrato il partner giusto: difficile pretendere di più da un film che fa trascorrere poco più di un’ora e mezza con il sorriso e la lieve apprensione per le vicende e per il buon fine che, come è giusto che sia, deve per forza arrivare. Il protagonista Erwan è un bretone che di mestiere fa il piccolo imprenditore a capo di una squadra di sminatori di armi della guerra ma il suo buon carattere, quieto, disilluso e apprensivo, non gli permette di sminare facilmente i problemi che deve affrontare con una figlia incinta e la inattesa scoperta genetica che gli si para davanti quando meno se lo aspetta: nessuno rimarrebbe impassibile quando un’analisi genetica rivela una realtà sconcertante. Innamorarsi poi di una donna che dovrebbe essere una sorella biologica è davvero spiazzante. E, come da schema classico, se l’uomo è più titubante, è la donna che prende in mano il timone della barca che può affondare e dà una scossa al rapporto. Lui disinnesca le bombe e le mine inesplose ma non è capace di prendere una decisa sterzata nella sua vita. Menomale che sulla terra ci sono le donne coraggiose. Il finale è simpaticissimo.

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Erwan è un brav’uomo che ha rinunciato forse definitivamente a cercare una nuova compagna per meglio dedicarsi alla figlia, dedica il tempo libero ad aiutare il padre a cui è molto legato (che scoprirà adottivo) che è anziano ma che non rinuncia alla sua barca da pescatore. Classico caso di chi ha superato i 40 anni ormai disilluso, resta egli stesso sorpreso dall’attrazione che prova per la bella dottoressa. Anna è un medico che dedica tutta la sua esistenza ai pazienti, che siano bimbi o anziani, oltre che all’anziano padre. Ha ereditato molta passione per quel lavoro che considera una missione, sentimento che ha ereditato dalla madre persa a soli 10 anni. Quando i due si incontrano, a causa di uno strano episodio su strada, non succede nulla e si rivela fatale solo lentamente, seguito da un invito a cena.

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Certo, i quattro sceneggiatori hanno scelto una conclusione benevola perché al pubblico fa più piacere quando l’amore vince su tutto e ciò ovviamente si verifica puntualmente e lascia soddisfatti. Ma non è solo questo che fa apprezzare il film, perché indubbiamente è molto piacevole e, particolare non secondario, è molto ben recitato, ad iniziare dal bravissimo François Damiens, dotato di forte comunicativa ed efficace espressività, e continuando dalla bella Cécile de France, sempre pronta ai vari ruoli sia drammatici che da commedia, fino al vegliardo André Wilms, già noto per l’indimenticabile Miracolo a Le Havre. Senza trascurare Guy Marchand e Alice de Lencquesaing. La brava Carine Tardieu riesce a confezionare un film dosatamente divertente e dalla simpatia tipica a cui il cinema francese ci ha abituati, anzi viziati. Bravi tutti.



 
 
 

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