Tom Horn (1980)
- michemar

- 7 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Tom Horn
USA 1980 western 1h38’
Regia: William Wiard
Soggetto: Tom Horn (romanzo autobiografico)
Sceneggiatura: Thomas McGuane, Bud Shrake
Fotografia: John A. Alonzo
Montaggio: George Grenville
Musiche: Ernest Gold
Scenografia: Ron Hobbs
Costumi: Luster Bayless
Steve McQueen: Tom Horn
Linda Evans: Glendolene Kimmel
Richard Farnsworth: John C. Coble
Billy Green Bush: U.S. Marshal Joe Belle
Slim Pickens: sceriffo Sam Creedmore
Elisha Cook Jr.: Stablehand
Roy Jenson: Lee Mendenhour
James Kline: Arlo Chance
Geoffrey Lewis: Walter Stoll
Harry Northup: Thomas Burke
TRAMA: Un ex esploratore dell’esercito viene assunto dagli allevatori per uccidere i ladri di bestiame, ma si mette nei guai con i funzionari locali corrotti quando uccide un giovane pastore.
VOTO 6,5

È un film western statunitense dall’atmosfera nostalgica con Steve McQueen, Linda Evans e Richard Farnsworth, basato sul personaggio realmente esistito e sull’autobiografia del 1904 Life of Tom Horn, Government Scout and Interpreter dello stesso Horn.
Durante il suo viaggio attraverso il Wyoming, l’ex scout Tom Horn (Steve McQueen) viene assunto dall’allevatore John C. Coble (Richard Farnsworth) per fermare una banda di ladri di bestiame. La reputazione di Horn lo precede, perché è stato determinante nella cattura del capo indiano Geronimo ed è considerato un buon tiratore. Coble riesce a convincere gli altri contadini delle qualità dell’uomo, così che presto va a caccia dei ladri di bestiame. Non ci vuole molto perché metta fine ai furti, assicurandosi che nessun’altra banda gli succeda con i suoi metodi brutali. Allo stesso tempo, inizia una relazione con l’insegnante Glendolene (Linda Evans). Dopo una sparatoria nella comunità in cui Horn era coinvolto, si levano voci critiche che notano la brutalità dell’ex scout. Alle spalle di Tom, viene pianificato un complotto contro di lui per porre fine alle sue attività e preservare la buona reputazione degli allevatori.
Come raccontano le cronache del tempo e sulla base dell’autobiografia, Tom Horn Jr. si era fatto un nome come soldato e scout e fu assunto nel Wyoming da un gruppo di allevatori per conto dei quali diede la caccia ai ladri di bestiame fino a quando non fu condannato per l’omicidio di un ragazzo di 14 anni nel 1902 e giustiziato poco tempo dopo, anche se la sua colpevolezza nel crimine è rimasta dubbia. Steve McQueen si assicurò presto i diritti della biografia, che il protagonista aveva scritto durante il suo periodo in prigione in attesa del giorno della sua esecuzione. La produzione fu tutt’altro che facile, anche a causa della salute cagionevole di McQueen. Da non sottovalutare i vari problemi della produzione, perché a parte il montaggio piuttosto confuso, il film non riesce davvero a decidere tra il culto dell’eroe o la sua negazione. Simile a Wyatt Earp, Tom Horn ha guadagnato sempre più prestigio nel corso degli anni ed è diventato una sorta di figura mitica. Soprattutto la sua biografia già citata ha contribuito al fatto che coincide con elementi essenziali della narrativa statunitense, in particolare il concetto di frontiera e quindi di figura simbolica del selvaggio West.
Steve McQueen interpreta Tom Horn come una persona che anela a una libertà che ha cessato da tempo di esistere nel presente. Gli viene fornita una cella con vista da cui può guardare il paese, la cui vastità ha sempre significato così tanto per lui. La disillusione si alterna all’ingenuità quando accetta senza esitazione l’offerta degli allevatori, anche se la sua esperienza avrebbe dovuto insegnargli il contrario. Horn si rassegna al suo destino e sopporta tutto, il culto dell’eroe così come il rifiuto e le critiche che sperimenta in seguito. Il ritratto coerente di McQueen è però messo a parte da grossolane omissioni o riferimenti alla storia d’amore con il personaggio di Linda Evans, che nel complesso sembra fuori luogo.
Il film avrebbe potuto essere migliore senza i grossi problemi in fasi realizzazione. Ben sette registi si avvicendarono alla direzione del film: fra questi Don Siegel, che abbandonò la lavorazione dopo poco tempo a causa di alcuni contrasti con Steve McQueen e venne rimpiazzato da Elliot Silverstein; arrivò quindi James William Guercio, che venne però licenziato da McQueen dopo solo tre giorni di riprese. Lo stesso McQueen diresse gran parte delle riprese, poi portate a termine dal regista televisivo William Wiard. Ci si mise anche la salute cagionevole del grande attore, ormai in declino dopo una bella carriera, al suo penultimo film. Troppe difficoltà per ottenere un western davvero memorabile.






















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