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Tonya (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 feb 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 18 mag 2023


Tonya

(I, Tonya) USA 2017 biografico 2h


Regia: Craig Gillespie

Sceneggiatura: Steven Rogers

Fotografia: Nicolas Karakatsanis

Montaggio: Tatiana S. Riegel

Musiche: Peter Nashel

Scenografia: Jade Healy

Costumi: Jennifer Johnson


Margot Robbie: Tonya Harding

Sebastian Stan: Jeff Gillooly

Allison Janney: LaVona Harding

Julianne Nicholson: Diane Rawlinson

Paul Walter Hauser: Shawn Eckhardt

Bobby Cannavale: Martin Maddox

Caitlin Carver: Nancy Kerrigan

Bojana Novaković: Dody Teachman

Mckenna Grace: Tonya Harding bambina


TRAMA: Tonya Harding è una pattinatrice artistica su ghiaccio che, nonostante le difficoltà, riesce ad affermarsi a livello internazionale. La sua vita però nel 1994 è segnata dall'aggressione alla rivale Nancy Kerrigan, dando vita a uno degli scandali più assurdi e tragici della storia del pattinaggio e dei giochi olimpici.


Voto 7

Sorretto da una coppia di attrici in grandissima forma (Allison Janney e Margot Robbie), a cui va aggiunta la sempre brava Julianne Nicholson, il regista Craig Gillespie (fattosi notare anni fa dal sorprendente Lars e una ragazza tutta sua, con Ryan Gosling) ci sbatte sullo schermo la peggior faccia dell’America volgare, quella del ceto impoverito che deve combattere tutti i giorni con un mondo non di per sé ostile, ma che ha pensato di far guerra con tutti. Personaggi con pochi scrupoli, cattivi, educati male che educano peggio, che non sanno tener sotto controllo gli avvenimenti che loro stessi causano. Sembra di essere nella versione americana di “brutti sporchi e cattivi”.

È un film che però ha anche altro, molto altro. È l’ennesimo ritratto dell’America dei perdenti e dei sogni quasi raggiunti, quei sogni che sono sempre un passo avanti che l’eroe fallito non riesce mai a compiere, manca sempre qualcosa, accidenti! È anche l’ennesimo ritratto della madre single con pochi scrupoli, che non ha tempo per gli esami di coscienza dato che ci sono ben altri problemi da risolvere (bisogna sgomitare e lavorare scorrettamente per sopravvivere), almeno per il momento, momento che non finisce mai. È l’ennesimo ritratto di una madre dispotica, che per un gioco perverso di un quasi anagramma, rende la casa e l’ambiente familiare un habitat distopico, in cui la piccola Tonya non ha altra scelta che adeguarsi e cresce come imitatrice e anche come rivale della madre. “Ha l’aspetto di una che taglia la legna tutte le mattine” dice la sua coach per spiegare il problema estetico della ragazzina che la mamma LaVona vuole per forza far diventare una pattinatrice artistica di livello mondiale, giusto (ma guarda un po’!) per realizzare il suo sogno che non ha mai visto concretizzato; “Ma lei taglia la legna tutte le mattine!” risponde impassibile la donna. Ecco questo è l’ambientazione della storia e tutto ciò che viene dopo ne è la semplice conseguenza.

Qualcuno lo ha definito “white trash”, spazzatura bianca e credo ci abbia azzeccato. Basterebbe iniziare ad osservare il look di Tonya: tatuaggi e lunghe unghie finte, reggiseni a vista e fantasie animalier, capelli piastrati o tinti, cappellini da baseball e gilet in denim, salopette e camicie di flanella a scacchi... Il film è di Craig Gillespie ma sembra di essere nel mondo di Martin Scorsese, dove non c’è pace, non c’è sosta: i colori, la vivacità, la forza dirompente dei dialoghi (degni dei peggiori clan malavitosi), i comportamenti che lasciano sbigottiti, i personaggi così disegnati. Sembra “quelle brave ragazze”, per giunta circondate da maschietti così balordi e fuori di senno che paiono una caricatura forzata e invece. E invece è tutto vero, tutto accaduto.

Ma quest’America che vediamo è quella che c’era (c’è) veramente. La giornalista J.E. Vader, tanto per dire, che seguì l’aggressione a Nancy Kerrigan nel 1994 che è narrata nel film disse: “Solo in un mondo dove la gente si mette in coda per un selfie con O.J. Simpson, i vaccini sono considerati dannosi e il riscaldamento globale una bufala, Tonya Harding potrebbe essere un eroe nazionale.” In effetti il regista Craig Gillespie – lo vogliamo dire? – in un certo qual modo la assolve, o per lo meno instilla il dubbio: davvero Tonya non sapeva dell’attacco eseguito per suo conto da un amico del marito? Davvero non è la vera mandante e pur nelle vesti di una donna dallo stile ultra-burino è quasi vittima di un equivoco e di un marito violentissimo ma che le vuol bene?

La storia, già nota per chi seguiva le cronache sportive e non degli anni ’90, è una brutta faccenda e dati i personaggi non poteva svolgersi diversamente. Questo regista è già conosciuto per il suo amore per vicende un po’ particolari e anticonformiste e questa sembra adatta a lui: lo sceneggiatore Steven Rogers gli dà una grande mano scrivendogli uno script ottimamente scorretto, pieno di parolacce e violenze verbali e fisiche, pienamente in sintonia con l’ambiente della famiglia della protagonista Tonya Harding, poverina cresciuta da una mamma che non si augura a nessuno.

Il cast, mi viene da dire, è superiore per qualità al risultato ottenuto, forse perché manca quel guizzo registico che gli avrebbe fatto fare il salto, quel gradino in più che avrebbe reso il film memorabile. Nel complesso è un buon film, interessante e architettato con gran ritmo, mescolando - come un mockumentary deve essere – realtà e fiction, tra immagini di repertorio e recitazione.

La sufficienza piena la merita tutta e le donne sono superlative: teniamo presente che Margot Robbie, che la natura ha voluto di una bellezza abbagliante, viene abbruttita – fisicamente e psicologicamente – per essere al passo con il personaggio e questa per lei è una prova fondamentale per il suo futuro di attrice, dimostrando che può fare di tutto: lei infatti sta crescendo su tutti i profili. Oltre che crescere nella recitazione è diventata una produttrice di gran livello e sono convinto che ne vedremo di belle e importanti.


Allison Janney? Beh, qui ci troviamo davanti al classico caso che è meglio vederla all’opera che descriverla, perché non basterebbe. La sua LaVona Harding è sempre (e dico sempre) sigaretta tra le labbra, sguardo cinico rivolto al mondo e in particolare alla figlioletta Tonya.

Gli, o meglio, “le” appassionate del pattinaggio artistico si divertiranno parecchio.


2018 – Premio Oscar

Miglior attrice non protagonista ad Allison Janney

Candidatura migliore attrice a Margot Robbie

Candidatura miglior montaggio

2018 – Golden Globe

Miglior attrice non protagonista ad Allison Janney

Candidatura miglior film commedia o musicale

Candidatura miglior attrice in un film commedia o musicale a Margot Robbie

2018 – BAFTA

Miglior attrice non protagonista ad Allison Janney



 
 
 

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