top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Tredici vite (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 10 ago 2022
  • Tempo di lettura: 7 min

ree

Tredici vite

(Thirteen Lives) UK 2022 dramma biografico 2h27’


Regia: Ron Howard

Sceneggiatura: William Nicholson

Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom

Montaggio: James Wilcox

Musiche: Benjamin Wallfisch

Scenografia: Molly Hughes

Costumi: Tess Schofield


Viggo Mortensen: Richard Stanton

Colin Farrell: John Volanthen

Joel Edgerton: Richard Harris

Tom Bateman: Chris Jewell

Sukollawat Kanarot: Saman Kunan

Thiraphat Sajakul: Anand

Sahajak Boonthanakit: governatore Narongsak Osatanakorn

Vithaya Pansringarm: gen. Anupong Paochinda

Teeradon Supapunpinyo: Ekkaphon Chanthawong

Nophand Boonyai: Thanet Natisri

Paul Gleeson: Jason Mallinson

Lewis Fitz-Gerald: Vernon Unsworth

U Gambira: Kruba Boonchum


TRAMA: In Thailandia alcuni ragazzi rimangono intrappolati in una rete di caverne sotterranee insieme al loro allenatore di calcio. Quando la zona comincia ad allagarsi viene mandata una missione in loro soccorso.


Voto 7,5

ree

Il 23 giugno del 2018 dodici ragazzi di età compresa dagli 11 ai 17 anni, allievi di una squadra di calcio, assieme al loro allenatore di 25 anni, al termine di una partita di allenamento decisero di festeggiare con una visita, evidentemente rituale, alla grotta di Tham Luang Nang Non, in Thailandia, nella provincia di Chiang Rai. Felici e divertiti e in perfetta armonia, come era loro costume, si erano inoltrati nel sottosuolo che conoscevano bene senza immaginare che di lì a poco si sarebbe scatenato il tipico e torrenziale temporale causato dai monsoni caratteristici di quella parte del mondo. Mentre erano in quel luogo, la forte pioggia inondò non solo la zona ma cominciò ad allagare il percorso che i ragazzi avevano seguito prima di arrivare nella grotta che li vedeva adesso prigionieri, senza alcuna possibilità di poterne uscire, essendo tutti intasati i passaggi che conducevano all’aria aperta. I tentativi dei soccorritori di localizzare il gruppo furono ostacolati dall'innalzarsi del livello dell'acqua, rendendo impossibile entrare in contatto con i dispersi per molti giorni. Le operazioni di salvataggio si estesero fino a diventare un intervento di massa, con il coinvolgimento di una copertura mediatica globale. Il 2 luglio, nove giorni dopo la scomparsa dei ragazzi, facendosi strada attraverso gli stretti passaggi allagati, un team di sommozzatori trovarono tutti i dispersi ancora vivi in un'area rocciosa sopraelevata della grotta, circa 3,2 km al di sopra del livello dell'entrata. Gli organizzatori del salvataggio discussero se insegnare ai ragazzi le tecniche di base di immersione per velocizzare il loro recupero o aspettare il tempo necessario affinché le acque alluvionali si ritirassero alla fine della stagione delle piogge. In ogni caso era prevedibile il mancato successo delle operazioni, perché non si poteva sperare che essi imparassero bene a nuotare sott’acqua e perché il lungo periodo necessario per lo svuotamento dell’acqua avrebbe sfiancato la loro resistenza. Cibo e soprattutto ossigeno sarebbero stati i maggiori problemi.

ree

ree

Questa la storia vera e anche l’ossatura sulla quale il regista Ron Howard - che meglio di tutti, da molti anni, costruisce film di grande successo narrando le vicende biografiche di personaggi che egli sa rendere mitici e impressi nella mente degli spettatori – impianta il suo film, che inizia appunto con la felicità disegnata sui visi entusiasti dei dodici giovanissimi calciatori che stanno disputando una partita, alla fine della quale decidono, prima di festeggiare il compleanno di uno di loro, di fare una escursione nella famosa grotta di Tham Luang Nang Non. Mai supponendo che di lì a poco si sarebbero trovati in una trappola pericolosissima a causa delle improvvise piogge monsoniche che si sarebbero abbattute nella zona.

ree

Facile immaginare l’apprensione dolorosa dei genitori delle tredici persone e del governatore locale che in quei giorni sta tra l’altro terminando il suo mandato: appena sparsa la notizia, prima nella regione, poi nella nazione e quindi nell’intero mondo, giungono soccorsi internazionali, corrispondenti e notiziari di molte nazioni, i SEALS della marina thailandese. Si passa da pochi locali a un contingente internazionale di 10.000 persone in pochi giorni, tra cui militari, esperti e subacquei dilettanti (ma altamente qualificati) provenienti da tutto il mondo. Ma la situazione precipita quando le piogge non cessano come sperato e quindi si rivela, non decisivo ma importante, il lavoro di centinaia di contadini volontari che cercano di deviare l’enorme afflusso di acqua che scende dalla montagna sovrastante e che, trovando buchi nella roccia, cade nelle grotte sottostanti aumentando pericolosamente il livello sotterraneo. Un gesto di grande sacrificio è quello dei poveri coltivatori di riso ai piedi della montagna, che rinunciano al raccolto per far defluire quell’acqua scrociante verso i loro campi, allagandoli. Tutti insomma fanno e danno ciò che hanno, quello che posseggono, quello che avrebbero ricavato. L’unico intento delle migliaia di persone è salvare quelle tredici vite.

ree

I due eroi, che non cercano gloria ma vogliono dare il massimo del contributo, sono due sub dilettanti ma molto esperti: Richard Stanton (Viggo Mortensen) e John Volanthen (Colin Farrell), due britannici che si prestano a fare un primo sopralluogo e poi affrontano le forti correnti nel lungo e tortuoso percorso che porta alla grotta dei ragazzi. Sono grotte e fessure buie, fredde e fangose piene di acqua, molte delle quali sono costellate, in alto e in basso, da stalattiti e stalagmiti simili a pugnali, Nel frattempo, sia i SEALS che gli stranieri esperti accorsi non sanno più che pesci pigliare. Anzi, anche i due soccorritori - giunti su consiglio di Vernon Unsworth, un esploratore di caverne britannico espatriato che viveva vicino alla grotta - sono pessimisti per la propria incolumità. Come dice StantonNon ho alcun interesse a morire”, senza nascondere quindi le sue perplessità: frase un po’ troppo da blockbuster hollywoodiano ma molto efficace. In verità, neanche i due inglesi non sanno offrire sicure soluzioni di salvataggio (inglesi fino ad un certo punto, perché il marcato accento irlandese di Farrell è evidente) fino a quando un lampo geniale ma anche rischiosissimo e poco consigliabile illumina la mente di Stanton: far intervenire anche un altro specialista, una vecchia conoscenza, Richard Harris (Joel Edgerton) un altro appassionato sub ma che di mestiere fa… l’anestetista! L’idea? I giovani prigionieri, ormai agli stenti dopo giorni di cibo scarso e l’esaurimento dell’aria respirabile, non sanno nuotare sott’acqua né hanno mai usato una muta e una bombola di ossigeno e quindi… necessita addormentarli con siringhe di anestetico e far percorrere i chilometri del sinuoso tragitto come pacchi. La squadra dei sub saranno postini e i ragazzi saranno fagotti da consegnare all’uscita, dove sono ormai pronti infermieri, ambulanze ed elicotteri pronti a volare verso l’ospedale. Sono matti? Forse, ma è davvero l’ultima sponda per la salvezza.

ree

Il film è stato girato solo marginalmente in Thailandia ma maggiormente nel Queensland australiano, dove Ron Howard ha trovato la location adatta e con la solida sceneggiatura di William Nicholson (che ha voluto dare spazio e voce anche alle famiglie silenziose e preoccupate, alle figure religiose locali, ai politici) il regista ha realizzato un vibrante, appassionante, emozionante opera che non molla un secondo di tensione e speranza, senza esaltare l’abilità dei bianchi arrivati sul posto ma solo le loro esperienza e capacità. Politicamente corretto, in buona sostanza. Dall’alto della sua riconosciuta esperienza, Howard ha saputo portare sullo schermo una vicenda che in pochi avrebbero mai sognato di filmare, seguendo minuziosamente la storia come effettivamente si svolse, con tre star che interpretano i veri personaggi in maniera viva e attendibile: Viggo Mortensen, Colin Farrell e Joel Edgerton sono davvero bravi e ognuno di loro ha voluto superare i timori di affrontare l’acqua. Pare infatti che gli stuntmen siano stati usati con parsimonia e i tre hanno affrontato le difficoltà sceniche in prima persona rendendo plausibili e realistiche le loro performances, pur ammettendo momenti di panico (come confessato da Farrell). Ma è tutto il film che è credibile e concreto, così realistico che si vive il dramma dei prigionieri e delle migliaia di soccorritori come se non sapessimo come andò a finire, che si partecipa con passione alla situazione ardua che si era creata, vivendo il film con compartecipazione e con tale attenzione che pare di assistere ad un thriller appassionante e senza respiro. Le sequenze girate sott’acqua (chiaramente con gli opportuni trucchi come si usa in opere del genere) sembrano più vere del vero e ci si ritrova perciò come immersi nei cunicoli, udendo il sibilo dei respiratori, il rumore delle bolle d’aria che vagano nel liquido, il rumore metallico delle bombole sulle rocce mentre i subacquei si spingono negli spazi ristretti, con una telecamera incredibilmente vicina.

ree

Merito sì degli attori (tra cui il noto Vithaya Pansringarm di Solo Dio perdona di Refn) ma anche della numerosissima presenza di tantissime comparse thailandesi che paiono usciti da un documentario, tanto sono attivi e credibili. Tutti magnificamente orchestrati da quell’eterno rosso ragazzo chiamato Ron Howard, che ancora una volta ci crea e ci serve sul vassoio d’argento il mito di un gruppo di eroi sconosciuti che fino a qualche giorno prima degli avvenimenti erano solo degli appassionati della tecnica subacquea e che si trovarono sugli altari dei massimi riconoscimenti della nazione orientale. Se poi, inevitabilmente, il duo regista-sceneggiatore ha ceduto a qualche facilitazione narrativa è più che perdonabile, perché l’importanza di ricreare il miracolo di raccontare per immagini la bellezza delle imprese è l’essenza del cinema. Tanto che se la vita moderna tanto tecnologica ci inganna sempre facendoci credere che tutto sia conveniente, possibile e immediato, l'idea che questi ragazzi potessero essere vivi ma rimanere inafferrabili fuori portata alimenta solo la nostra ossessione. Nonostante tutto e sebbene il cinema d’oggi preveda la spettacolarizzazione delle storie, Ron Howard ha evitato il tranello ed è rimasto coerentemente ancorato alla realtà, senza la necessità di marchiare il film con qualcosa di personale: ha preferito la via retta del realismo e delle cronache del tempo. Bravi gli interpreti principali, a cui il regista ha dato il giusto spazio e ottimi i dialoghi scritti da William Nocholson che servono allo spettatore affinché possa capire le enormi difficoltà che i protagonisti dovevano affrontare e che discutevano dubbiosi durante le pause al rientro degli alloggi o la mattina prima di tornare all’azione. E in questi momenti Mortensen, Farrell e Edgerton sono stati efficacissimi.

ree

Il film è un risultato solido, tecnicamente e drammaticamente, che utilizza con sapienza le sequenze temporali e sovrappone periodicamente le mappe sullo schermo che illustrano il sistema di grotte lunghe diversi chilometri (erano necessarie ore e ore per percorrerli tutti) per creare la giusta tensione. Come i suoi protagonisti, non è appariscente ma è tutta sostanza, ottenendo questo risultato con un minimo di istrionismo, creando nel frattempo una montagna di suspense.

Bellissimo e appassionante!


 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page