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Tueurs - Al di sopra della legge (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 giu 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 11 giu 2023


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Tueurs - Al di sopra della legge

(Tueurs) Belgio/Francia 2017 thriller 1h26’


Regia: Jean-François Hensgens, François Troukens

Sceneggiatura: François Troukens, Giordano Gederlini

Fotografia: Jean-François Hensgens

Montaggio: Sophie Fourdrinoy

Musiche: Clément Dumoulin

Scenografia: Stanislas Reydellet

Costumi: Ursula Paredes Choto


Olivier Gourmet: Frank Valken

Lubna Azabal: Lucie Tesla

Kevin Janssens: Vik

Bouli Lanners: Danny Bouvy

Tibo Vandenborre: Santo

Bérénice Baôo: Nora

Anne Coesens: Hélène

Johan Leysen: procuratore Jean Lemoine

Natacha Régnier: giudice Véronique Pirotte

Jean-Louis Sbille: ministro Van Bollen


TRAMA: Mentre Frank Valken compie una rapina nel caveau di una banca, un commando di assassini entra in azione ed elimina tutti gli inconsapevoli testimoni. Tra i cadaveri anche quello della giudice che sta indagando sul caso degli efferati killers. Quegli uomini sembrano essere tornati trent’anni dopo. Arrestato in flagranza di reato e sottoposto alle pressioni dei media, Valken non ha altra scelta che scappare per provare a dimostrare la sua innocenza.


Voto 7

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La particolarità unica di questo film è che uno dei due registi, François Troukens, prima di questa attività era proprio un vero criminale, addirittura un ex rapinatore di furgoni, che in carcere ha trovato la sua conversione e ha anche iniziato a studiare per laurearsi in Lettere, per poi dedicarsi all’arte cinematografica scrivendo sceneggiature e dirigendo film. Le sue trame ovviamente riflettono le sue esperienze, come questa, che però non è totalmente autobiografica. Il protagonista Frank Valken (il noto attore belga Olivier Gourmet) non è Troukens secondo chi lo ha conosciuto gli è molto simile, almeno come determinazione e voglia di riuscire a portare a termine audaci colpi criminali.

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L’inizio è alquanto misterioso se si osserva che la squadra dei rapinatori, ben equipaggiati con tute nere, passamontagna e armi moderne, compie il colpo e, con una perfetta organizzazione tra cui una donna pilota spericolata e precisa, fuggono immediatamente dal posto. Ma appena dopo qualche secondo, quando i testimoni che hanno l’automobile nel parcheggio cercano di riprendersi dallo spavento, ecco comparire persone simili a quelli fuggiti via che li uccidono ferocemente, senza scampo e tentennamenti, tra i quali c’è anche una magistrata a cui era stato dato un appuntamento proprio lì, con il chiaro scopo di eliminarla: era il giudice Véronique Pirotte che da anni si occupava della indagine sulle barbare uccisioni di una banda che seminava il terrore.

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Perché era lì? Chi la aveva ingannata e attirata nella trappola mortale? E perché volevano far incolpare la gang di Valken? Chi orchestra tutto questo complotto? Il film del duo belga Jean-François Hensgens e François Troukens punta dritto verso i legami tra le zone grigie delle fasce estremiste di destra e i servizi segreti governativi, tra la banda che trenta anni prima faceva stragi durante le rapine e quegli stessi uomini alcuni dei quali hanno fatto carriera anche tra le forze dell’ordine e della massima magistratura belga. Una tesi alquanto azzardata ma non lontana dalla realtà odierna e forse di sempre, realistica solo se si pensa agli intrecci che hanno intaccato la nostra democrazia moderna ai tempi dell’affaire Moro. Ovviamente nella fase iniziale del film nulla può condurre a dedurre queste ipotesi, che però in seguito su fanno avanti e risultano sempre più evidenti, facendo correre grossi rischi alla paziente e intelligente Lucie Tesla, la poliziotta che comincia a veder chiaro nella storia, ostacolata improvvisamente dal commissario Danny Bouvy, che ha evidentemente qualcosa da nascondere.

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L’errore più grosso della donna che sta arrivando alla verità è quello di confidarsi più in alto, pensando di trovare la sponda giusta per arrivare alla verità. Invece l’alleato giusto lo troverà nel personaggio che non si aspettava: è proprio il temuto Frank Valken, che intanto ha necessità di dimostrare di essere sì un rapinatore ma non un assassino. Scorre sangue, molto sangue, con parecchi morti. Nel frattempo il ritmo del film è in crescita esponenziale, con inseguimenti mozzafiato e sparatorie inevitabili, verso un finale in totale crescendo. Merito di una idea di cinema d’azione senza soste che il duo registico attua con sapienza e consapevolezza. Cinema che appassiona e che riserva non poche sorprese, sino all’apologo finale. Frutto appunto della esperienza sul campo principalmente di François Troukens, che sa bene di cosa parlare e come far muovere i personaggi sulla scena.

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Un thriller a tratti anche feroce con vicende verosimili, scritto da chi sa bene cosa sia la preparazione di una rapina, la prigione, gli interrogatori, che mantiene la suspense e pare anche molto attuale. Un autentico polar con la regia consapevole ed efficace, con attori di tutto riguardo, ad iniziare dal maggiore protagonista Frank Valken nella persona di Olivier Gourmet, che fa specie osservare in un ruolo molto differente da quelli a cui siamo abituati e a lui più congeniali, a cominciare dalle sei interpretazioni con i fratelli Dardenne. Qui dimagrito, in forma fisica eccellente, più giovanile del solito, grintoso come una vera figura di bandito. E non è l’unico: con lui la splendida Lubna Azabal, anch’essa belga ma di padre marocchino di origine berbera e da madre spagnola. Come dimenticare la sua straordinaria donna che canta di Denis Villeneuve (qui il link)? Praticamente immortale! E poi l’ottimo Bouli Lanners e la bravissima Anne Coesens (vedi Doppio sospetto e Illégal). Un buon cast quindi per un film riuscito ed interessante, nonostante si concentri su una tesi sicuramente azzardata ma ben congegnata.



 
 
 

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