Tully (2018)
- michemar

- 15 mar 2019
- Tempo di lettura: 4 min

Tully
USA/Canada 2018, commedia, 1h35’
Regia: Jason Reitman
Sceneggiatura: Diablo Cody
Fotografia: Eric Steelberg
Montaggio: Stefan Grube
Musiche: Rob Simonsen
Scenografia: Anastasia Masaro
Costumi: Aieisha Li
Charlize Theron: Marlo
Mackenzie Davis: Tully
Mark Duplass: Craig
Ron Livingston: Drew Moreau
Elaine Tan: Elyse
Gameela Wright: Laurie
Lia Frankland: Sarah
Asher Miles Fallica: Jonah
Maddie Dixon-Poirier: Emmy
Colleen Wheeler: dott.ssa Smythe
TRAMA: Marlo, madre di due bambini e incinta del terzo, riceve come regalo dal fratello una tata per aiutarla durante la sera. Dapprima titubante di fronte alla situazione, Marlo stringerà un legame unico con la riflessiva, sorprendente e talvolta impegnativa, giovane tata di nome di Tully, una collegiale dallo spirito libero in grado di sconvolgerle l'esistenza.
Voto 7

Guardando questo film credo che più o meno tutti, se siamo all’oscuro della trama, cadiamo nell’errore di considerarlo una ordinaria commedia che si vuol dar tono e magari un pizzico di drammaticità a riguardo della situazione psicologica, come un tentativo goffo del regista nel tentativo di innalzare il livello qualitativo dell’opera. Ed è qui che ci si sbaglia, perché se si ha la pazienza di continuare la visione ci si rende conto che la storia comincia pian piano a prendere una piega inaspettata, con conseguente risveglio dell’attenzione fino ad arrivare al finale più che sorprendente. Anzi, un finale che ci fa interrogare come fosse un film di stampo polanskiano (addirittura? sì!).
Intanto inquadriamo la situazione del cast tecnico: ancora una volta incontriamo il regista Jason Reitman che gira un film scritto dalla diabolica Diablo Cody (insieme hanno ottenuto buonissimi risultati con Juno e Young Adult, quest’ultimo ancora con Charlize Theron). Salta evidente agli occhi che questa è una accoppiata di tutto rispetto e questa volta, mi sento proprio di dire, hanno compiuto anche un salto in avanti, non tanto come risultato (Juno è veramente simpatico e riuscito) quanto per le particolarità che questo film ci riserva dalla metà in poi, con appunto un finale che sorprende. Ciò vuol dire che i due hanno saputo dare molto pepe e sale alla ricetta, ottimamente saporita.

Chi si è perfettamente adattata alla situazione è stata la bellissima Charlize Theron, che noncurante delle conseguenze fisiche (ricordate il terribile e fantastico Monster, dove si è imbruttita fino ad essere irriconoscibile?) si è lasciata ingrassare come una massaia italiana di campagna di lontana memoria e ha dimostrato ancora una volta la sua duttilità di attrice. La collaborazione di questo trio ha dato i suoi frutti e se si ha appunto la pazienza di superare la prima metà in cui crediamo di stare a guardare une ordinaria commedia solo simpatica si arriva al cuore del film, che prende una strada che viaggia tra il racconto psicologico e il thriller mentale. Insomma inizia come una Mary Poppins moderna e nel finale vira verso il paranormale. Inizia, cioè, con una mamma, Marlo, completamente “cotta”: deve badare a due bimbi, di cui uno non fa dormire una sola notte e non dà la minima tregua neanche di giorno mandando in completo tilt la mamma, e in più ha già in una pancia enorme il terzo in arrivo. Oramai non è più in grado di stare in piedi ed è sull’orlo del tracollo. Chi può salvarla? L’idea del fratello. Quella di assumerle (lei non ha molte possibilità finanziarie) una “tata di notte”! Si chiama Tully e farà meraviglie! Diventerà anche amica intima di Marlo e la farà svagare tanto fino al punto che lei non poteva immaginare. Il finale è tutto da scoprire.

Ma come è nata questa idea ala spumeggiante e irrequieta sceneggiatrice Diablo Cody? Ce lo racconta lei stessa in un’intervista: “’Tully’ è nato nella mente nel 2015 quando son diventata per la terza volta mamma. Con due figli ancora piccoli che richiedevano tempo ed energie, mi ponevo molte domande sul lavoro estenuante di madre e sulle sue stesse capacità, tramortite dalla mancanza di sonno che un neonato in casa comporta. Ho allora avuto l'idea di assumere una tata notturna, una sorta di balia che dalle 22 di sera al mattino successivo si sarebbe presa cura del suo neonato. Prima del successo di ‘Juno’, non avevo mai sentito parlare delle tate di notte. Si tratta di giovani donne che vengono assunte di notte per badare ai bambini appena nati. A richiedere i loro servizi sono spesso le mamme lavoratrici delle grandi città, che hanno bisogno di ricaricarsi le pile dormendo. Dapprima restia all'idea, con l'arrivo del mio terzo figlio ho dovuto mettere da parte il mio orgoglio, ammettere di essere stanca e assumerne una. Ho finito con il considerarla come colei che mi ha salvato la vita! La mia esperienza diretta mi ha allora portata a scrivere la storia di una mamma che, appena subito dopo il terzo parto, incontra una bambinaia che la riporta in vita. Volevo raccontare la storia di una donna che è sopraffatta dalla genitorialità e che rischia di essere inghiottita dal suo ruolo di madre. Dopo che si dà alla luce un figlio, si è molto più vulnerabili e i casi di depressione post partum dimostrano come tale stato sia più diffuso di quanto si pensi."
Confesso che anch’io avevo preso sottogamba questo film, che invece, pur restando solo una buona commedia senza nessuna pretesa e quindi solo intrattenimento, mi ha molto sorpreso favorevolmente. Da vedere.






Commenti