Turks & Caicos (2014)
- michemar

- 10 mar 2022
- Tempo di lettura: 4 min

Turks & Caicos
UK 2014 spionaggio 1h35’
Regia: David Hare
Sceneggiatura: David Hare
Fotografia: Thomas Townend
Montaggio: Nick Fenton
Musiche: Paul Englishby
Scenografia: Stevie Herbert
Costumi: Louise Stjernsward
Bill Nighy: Johnny Worricker
Helena Bonham Carter: Margot Tyrrell
Rupert Graves: Stirling Rogers
Ralph Fiennes: premier Alec Beasley
Ewen Bremner: Rollo Maverley
James McArdle: Ted Finch
Winona Ryder: Melanie Fall
Christopher Walken: Curtis Pelissier
TRAMA: Johnny Worricker si nasconde dal suo lavoro al MI5 alle isole Turks e Caicos, vero paradiso fiscale. L'incontro con un agente della Cia lo costringe alla compagnia di alcuni ambigui uomini d'affari americani, che affermano di essere sul posto per un convegno sulla crisi finanziaria globale. Quando uno di questi cade in mare, la loro addetta alle pubbliche relazioni sembra sapere più di quanto mostri. Aiuterà Johnny a capire chi sono gli uomini e il vero motivo per cui sono lì?
Voto 6,5

La trilogia che David Hare ha dedicato all’agente segreto dell’MI5 Johnny Worricker, ben presto diventato ex a causa delle troppe cose di cui era al corrente e che lo mettevano in difficoltà con gli affari segreti e privati del Primo Ministro britannico Alec Beasley, è una produzione televisiva per conto della BBC Two ma che non ha i segni che contraddistinguono solitamente un TV movie. piuttosto è a metà strada e di certo, guardandolo, non si direbbe affatto che possieda questa caratteristica. Dopo il successo del primo film, Page Eight, che sicuramente è il migliore – per trama, scrittura, contenuti e cast –, ha spinto i produttori a pensare agli episodi successivi. Ma che dopo il primo si sarebbe continuato lo indicava il finale che vedeva il simpatico protagonista felicemente in fuga. Come non immaginare un seguito per sapere dove andava?

Quindi sull’onda del successo del film dello stesso regista e con il medesimo attore e protagonista, l’ex agente segreto torna sullo schermo tre anni dopo. Lo ritroviamo lontano dall’Inghilterra dove si era concluso il precedente film. Stava partendo, anzi scappando e oggi è nelle isole del titolo, territorio britannico nell’arcipelago delle Bahamas. Clima da sogno, mare che nella peggiore delle ipotesi è turchese, cibo freschissimo costituito da astici appena pescati, nessun rumore, relax totale. E poi, soprattutto, lontani dal mondo frenetico, quello in cui lui non solo è conosciuto ma anche ricercato per via appunto delle notizie di cui è al corrente. L’importante è che nessuno sappia dove sia, non lo sa neanche la sua amata Margot Tyrrell, che, rassegnata, vive una sua vita indipendente. Anche perché, come affermava e come ripeterà in questo film, due spie sono troppe in una coppia, non si sarebbe mai d’accordo, pur essendo un duetto in perfetta armonia.

Lui pensava di spassarsela su quelle spiagge immacolate, seduto sotto l’ombrellone e un libro in mano, mentre belle ragazze passeggiano sul bagnasciuga. Ed invece, un giorno, invece di incrociare lo sguardo delle bionde ospiti, vede passare quattro uomini d’affari e per giunta un incontro cambia parecchio i suoi programmi: è quello con un uomo sconosciuto che ha tutta l’aria di essere un agente segreto della CIA, sospetto confermato dal fatto che questi conosce il suo nome. Solo un appartenente alla Intelligence americana può arrivare facilmente a tanto.

Ed infatti, Curtis Pelissier, così si chiama, frequenta alcuni loschi individui presenti sul posto per gli affari di una società chiamata Gladstone, una impresa ovviamente off shore per investimenti di finanzieri all’ombra. Johnny però capisce che qualcosa non va quando uno di quei quattro, che ha incontrato come ospite, invitato inaspettatamente dall’americano, muore in mare sicuramente colpito con un remo. I pochi elementi che osserva, lui che ha una dote del tutto particolare per dedurre quello che a una spia non deve mai sfuggire, gli aprono una traccia e dall’alto della sua formidabile e tutta britannica abilità per avvicinare e simpatizzare con le donne, viene in contatto con la segretaria della società, Melanie Fall, che dimostra subito che conosce molti segreti e sembra nascondere più di quanto dice. Da buona spia, come un epigono di 007, riesce ad ottenere importanti informazioni.

Worricker vorrebbe sapere di più ma deve venire a patti con l’agente CIA: lui lo aiuterà condividendo le informazioni e in cambio nessuno saprà dove è rifugiato e lo lascerà scappare ancora per altri lidi. Ma gli è anche necessario telefonare in patria per ricontattare prima di tutto la sua sponda di informazioni, il fedele giornalista Rollo Maverley, e deve rimettersi per forza in contatto con la sua donna di sempre, Margot Tyrrell, che non ha più sue notizie da più di quattro anni, da quando è fuggito.

Le cose andranno bene e male, un compromesso insomma ma alla fine la coppia si riforma e i due, però, dovranno ancora scappare su un’imbarcazione di fortuna e con l’aiuto essenziale della polizia locale, che di certo non ama gli affaristi che approfittano di quel luogo.
David Hare nello stesso anno si dedicherà al terzo film in questione, In guerra tutto è concesso (Salting the Battlefield).

Siamo ovviamente lontani mille miglia dal cinema dello spionaggio classico e pieno d’azione: tutto è basato sulla elaborazione mentale, sulla intelligenza del protagonista e della sua compagna, come un giallo di letteratura piacevole da leggere. I motivi per cui è invece delizioso guardare il film sono gli ingredienti semplici e basici: prima di tutto un cast di rilievo in cui l’imperturbabile Bill Nighy ne è il principe elegante e di buone maniere, senza nulla togliere ai tanti bei nomi che lo circondano, a cominciare dalle due donne tanto diverse tra loro quanto efficaci. Helena Bonham Carter sprizza eleganza e simpatia alla pari del partner, mentre Winona Ryder, quando deve vestire i panni delle donne deluse e nevrotiche ci va a nozze. Il personaggio trafficone che arriva dagli USA per scombinare i piani illeciti è sulle spalle di un attore che sembra fatto apposta, sempre duplice e sornione, Christopher Walken è un cobra! L’altro motivo di successo è molto determinante: è la sceneggiatura, scritta con stile tutto britannico e in punta di penna, per giunto recitata, soprattutto dai Nighy e Bonham Carter come un incontro di fioretto raffinatissimo. Lo dimostra il dialogo finale: un capolavoro di scrittura.






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