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Tutto il mio folle amore (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 dic 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 23 lug

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Tutto il mio folle amore

Italia 2019 dramma 1h37’


Regia: Gabriele Salvatores

Soggetto: Fulvio Ervas (romanzo)

Sceneggiatura: Umberto Contarello, Sara Mosetti

Fotografia: Italo Petriccione

Montaggio: Massimo Fiocchi

Scenografia: Rita Rabassini

Costumi: Sara D'Agostin


Claudio Santamaria: Willy

Valeria Golino: Elena Masato

Diego Abatantuono: Mario Topoli

Giulio Pranno: Vincent Masato

Daniel Vivian: Dragan

Marusa Majer: Anja

Tania Garribba: Lorena

Maria Gnecchi: Danja


TRAMA: Il racconto della straordinaria avventura di un padre e un figlio con problemi di autismo (che dall'Italia dell'Est arrivano fino alle strade deserte dei Balcani) e del loro rapporto tenero, divertente, problematico e fuori dagli schemi. Dietro di loro, nel tentativo di raggiungerli, anche la madre e il nuovo compagno affronteranno un viaggio altrettanto imprevedibile. In quest’avventura tutti dovranno fare i conti con se stessi e con il proprio ruolo di genitori.


Voto 6


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La galleria dei fanciulli cinematografici di Gabriele Salvatores ha un nuovo ritratto d’adolescente: Vincent, un giovane 16enne autistico la cui vita non è stata affatto semplice. Vive in un mondo tutto suo e sua madre Elena, interpretata da Valeria Golino, ha faticato per riuscire a trovare il giusto modo per avere un rapporto con lui. Stesso dicasi per il suo compagno Mario (Diego Abatantuono), che ha deciso di adottarlo.


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Vincent ha ovviamente un padre biologico, Willy, che per anni ha coltivato il sogno di diventare un grande cantante, vivendo di musica. Ecco appunto, un sogno. In realtà è un piccolo artista che campa con i matrimoni e le feste di paese. Lo interpreta Claudio Santamaria in maniera esuberante e, perché no, riuscita, atteggiandosi (non si può fare a meno di paragonarlo) alla vivacità e alla vitalità del grande Mimmo Modugno: stessi baffettini, sorriso stampato, entusiasmo travolgente, voglia di vivere senza pensare ai guai. Tanto che chi lo cerca per qualche spettacolo lo chiama il “Modugno della Dalmazia”, l’idolo delle balere slave.


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I due fuggono verso est, verso i Balcani infatti, dove Willy ha qualche impegno musicale e l’avventura diventa, come sempre con GabrieleSalvatore, un film on the road, inseguiti ovviamente dai genitori preoccupati. Non del tutto riuscito, è comunque un film rispettabile per la fantasia e l’esuberanza dei due protagonisti, tra cui il giovane Giulio Pranno che si fa amare e che interpreta con entusiasmo un personaggio non facile perché il pericolo di riprodurne una macchietta era dietro l’angolo. Ottima la scelta dei brani di accompagnamento, anche per l’evidente accostamento al nostro Mimmo indimenticabile, e sorprendente, ma fino ad un certo punto, l’estro canterino di Claudio Santamaria a suo agio con un ruolo come questo.


Apprezzabile, dal romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas.




 
 
 

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