U.S. Palmese (2024)
- michemar

- 9 set
- Tempo di lettura: 5 min

U.S. Palmese
Italia 2024 commedia 2h
Regia: Manetti Bros.
Sceneggiatura: Marco e Antonio Manetti, Luna Gualano, Emiliano Rubbi
Fotografia: Angelo Sorrentino
Montaggio: Federico Maria Maneschi
Musiche: Aldo De Scalzi, Pivio
Scenografia: Noemi Marchica
Costumi: Ginevra De Carolis
Rocco Papaleo: don Vincenzo
Blaise Afonso: Étienne Morville
Gianfelice Imparato: professor Macrì
Giulia Maenza: Concetta
Claudia Gerini: Adele Ferraro
Massimo De Lorenzo: avvocato Tripodi
Massimiliano Bruno: Rocco Zampogna
Vincenzo Scuruchi: Giovanni Pugliese
Guglielmo Favilla: Peppi ‘Mpiccia
Max Mazzotta: Mimì Bagalà
Aurora Calabresi: Adriana
Giuseppe Futia: Melo Fiorino
Guillaume de Tonquédec: Gilbert Desagnat
Lisa Do Couto Texeira: Sandrine
TRAMA: L’agricoltore in pensione don Vincenzo ha un piano per rivitalizzare la Palmese, squadra di calcio in difficoltà della sua città, Palmi: organizzare una raccolta fondi per reclutare Étienne Morville, un talentuoso ma indisciplinato giocatore di Serie A.
VOTO 6 -

Étienne Morville è un giovane calciatore francese della serie A della Milano da vivere anche di notte: è pieno di talento ma ha un pessimo carattere, a causa del quale rischia di bruciare la propria carriera. Intanto, all’estremo opposto della penisola, a Palmi, cittadina in provincia di Reggio Calabria, tra un gruppo di appassionati di calcio, sostenitori della piccola squadra locale, la U.S. Palmese, c’è un intraprendente agricoltore in pensione, Don Vincenzo (Rocco Papaleo), che ha l’idea folle di approfittare dell’improvviso declino del calciatore per portarlo a giocare nel loro campionato. Grazie alla sua ostinata capacità di sognare, seppure controvoglia, Morville lascerà Milano per trasferirsi a Palmi non solo per finalmente giocare ma anche con lo scopo di provare a risanare la sua immagine.
Dopo alcuni film che si potrebbero definire nazional-popolari in salsa partenopea (Song’e Napule e Ammore e malavita) e il trittico Diabolik, riprendono la corrente del folklore meridionale con una favola agonistica tanto da poter inserire la pellicola nel filone del cinema sportivo, con una narrazione che mescola sogno, caduta e riscatto attraverso il percorso di un giovane talento del calcio che trova una seconda possibilità in un contesto inaspettato. Ne esce una storia che si pone come un racconto di riscatto e calcio, il tutto con quella firma inimitabile e altamente riconoscibile, che potremmo definire un vero e proprio marchio: Manetti Bros., appunto.
Il calcio è una passione che travolge e induce talvolta a comportamenti e decisioni che travalicano la ragione e inducono a sognare se le cose vanno per il meglio, a demoralizzare e ad abbandonare il tifo se le cose vanno per il peggio, come sta andando alla Palmese che perde tutte le partite disponendo di calciatori veramente mediocri, se non proprio deficitari. Schiappe totali. L’allenatore Mimì (Max Mazzotta) si dispera ma senza un buon attaccante sa che non si va da nessuna parte e per giunta il buon portiere che aveva non si presenta più per aiutare l’impresa familiare di pescatori.
Come da copione classico, il mosaico dei protagonisti della cittadina è variopinta e folkloristica. Il pensionato don Vincenzo è il promotore delle iniziative per rialzare la testa, figura carismatica che non si rassegna al declino sportivo; la bellissima Giulia Maenza è Concetta, sua figlia e personaggio femminile di spicco che darà la svolta all’interno della trama per una riflessione morale e sociale; Gianfelice Imparato è il professor Macrì, figura autorevole e sagace che interloquisce con dotte citazioni latine; Massimiliano Bruno interpreta Rocco Zampogna, macellaio ricco di battute ironiche; l’avvocato Tripodi ha il volto di Massimo De Lorenzo, mentre Guglielmo Favilla diventa Peppi 'Mpiccia, carattere incisivo e vivace. Insomma, un gruppo disomogeneo ma compatto per il tifo che trascorre il tempo parlando poco di altro ma molto di calcio locale. L’idea di don Vincenzo è folle: raccogliere un contributo da tutti i cittadini per pagare l’esoso compenso di 5 milioni per ingaggiare la star in crisi: quel talentuoso calciatore francese di colore che è in rotta con la squadra milanese con tanto di Ferrari e ragazze al seguito, nonostante sia fidanzato con la parigina Sandrine (Lisa Do Couto Texeira). Il suo nome è Étienne Morville (Blaise Afonso) e può risolvere, se venisse convinto, i problemi sportivi paesani e rimediare alle bravate che lo hanno escluso dalla squadra metropolitana. Il vero problema, oltre ai tanti soldi, è convincerlo e far accettare il contratto al suo agente Gilbert Desagnat (il noto Guillaume de Tonquédec di Cena tra amici. Un personaggio che si poteva evitare è la poetessa Adele Ferraro (Claudia Gerini), inutile soprammobile della trama.
L’entusiasmo arriva alle stelle quando il trasferimento si realizza e il sogno comincia, ovviamente con molti problemi, altrimenti il film sarebbe semplice. E lo è ugualmente dato, che le pretese del lavoro dei Manetti non è pretenzioso, è semplice ed è come una favola, con alti e bassi, ma con un risvolto sociale sia per le scelte della bella Concettina e per il cambiamento morale e personale che avviene nel divo sportivo, che - miracolo - dà una svolta inattesa alla sua vita da scapestrato. È un film semplice (anche semplicistico) anche perché i Bros. evitano considerazioni morali sul calcio, concentrandosi invece sulla vicenda di un calciatore rappresentativo e sull’opportunità di un futuro migliore per tutti. Per lui che apre gli occhi e per i concittadini di don Vincenzo che assistono al miracolo sportivo, oltre al cennato discorso civile che riguarda la sessualità di Concettina e della sua amica preferita Adriana (Aurora Calabresi).
Insomma, un colpo al cerchio (lo sport locale) ed una alla botte (il benessere comune) rappresentato perfino dalla riapertura dell’ospedale abbandonato dallo Stato. A spese di chi? Ma del campione ovviamente, a patto che si chiami come lui, a perenne ricordo della sua generosità, ricambiando l’affetto dei palmesi calabresi, che invece erano pronti a voltargli le spalle nel momento in cui lui non si impegnava più. È la legge del tifoso, purtroppo, non del vero sportivo. Ma a Palmi sono felici, a quanto pare, solo se la U.S. Palmese vince. C’è anche la lezione prettamente atletica quando le schiappe imparano la tecnica dei dribbling del campione. Se doveva essere una favola, deve esserla fino alla fine e completa, no?
Quindi, nulla di eclatante e memorabile: solo un paio di ore di intrattenimento con personaggi locali simpatici e tipizzati, cliché dei film nostrani. Un po’, appunto, come succedeva nei due film napoletani. Nessuno, pero. può immaginare che il soggetto nasce dalla vera esperienza di Marco e Antonio Manetti, i quali da ragazzini andavano a vedere le partite della Palmese e fuori dallo stadio un giorno c’era un signore che sosteneva proprio quello che prova a fare il personaggio di Papaleo, cioè che se i Palmesi tutti avessero messo ciascuno una certa cifra si sarebbe potuto raggiungere l’ingaggio di Maradona dal Napoli!
La recitazione? Beh, è divertente ma il vero e schietto dialetto calabrese non esiste, sembra più l’imitazione neanche riuscito del siciliano, anche perché gli attori non sono affatto dei paraggi del luogo, per cui ci si deve accontentare senza badare alla perfezione ma a godere della simpatia dei personaggi. Gli attori si divertono sicuramente perché li praticano da sempre, ad iniziare da Rocco Papaleo, che ci va a nozze. Non ricorderemo in eterno il film, che ha un paio di caratteristiche che rivelano gli stessi due registi: “Appartiene fondamentalmente a due generi: il primo è il film sportivo, che amiamo tantissimo e che sognavamo di fare da tanto. Ma insieme ci siamo ispirati anche a quei film anglosassoni degli anni 90, come Full Monty - Squattrinati organizzati e The Commitments, dove un gruppo di persone che appartengono a una realtà di provincia un po’ sfigata si mettono insieme e fanno qualcosa di bigger than life.”

Riconoscimenti
Nastro d’Argento 2025
Candidatura alla miglior commedia
Candidatura al miglior attore in un film commedia a Rocco Papaleo
Globo d’Oro 2025
Miglior commedia


































Commenti