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Un medico, un uomo (1991)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 ott 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 6 dic 2023


Un medico, un uomo

(The Doctor) USA 1991 dramma 2h2’


Regia: Randa Haines

Soggetto: Ed Rosenbaum (romanzo)

Sceneggiatura: Robert Caswell

Fotografia: John Seale

Montaggio: Lisa Fruchtman, Bruce Green

Musiche: Michael Convertino

Scenografia: Ken Adam, William J. Durrell Jr.

Costumi: Joe I. Tompkins


William Hurt: dr. Jack MacKee

Christine Lahti: Anne MacKee

Elizabeth Perkins: June Ellis

Mandy Patinkin: dr. Murray Kaplan

Adam Arkin: dr. Eli Blumfield

Charlie Korsmo: Nicky MacKee

Wendy Crewson: dr. Leslie Abbott


TRAMA: Il chirurgo Jack, quarantenne brillante e medico spregiudicato, è affetto da un tumore alla gola. La malattia gli si rivela non solo nei suoi aspetti di sofferenza fisica, ma anche come arroganza da parte dei medici, intralci burocratici, umiliazioni. Scopre però anche la solidarietà dei malati e la forza interiore di alcuni di essi, particolarmente della giovane June, condannata da un tumore cerebrale.


Voto 7

Come Mike Nichols va a studiare il lato umano di un professionista di successo in A proposito di Henry, Randa Haines ci mostra le paure e le reazioni che può avere un altro tipo di professionista, in questo caso di un medico. Un medico, che come sua missione ha quella di curare i malati e di rincuorarli quando affrontano i difficili percorsi di guarigione, che si trova a sua volta nella scomoda posizione speculare, che cioè deve affrontare una brutta patologia. Un dottore sorpreso che reagisce come ogni altra persona alla impietosa diagnosi che gli viene rivelata, stavolta da un collega. La particolarità del film è che, più quell’avvocato, il dottor Jack MacKee si accorge di quanto un paziente abbia bisogno di essere confortato, aiutato, agevolato nella strada della cura e della non facile guarigione. Trovandosi dall’altra parte della barricata, Jack si accorge di come a volte è stato poco comprensivo e troppo burocratico verso i suoi pazienti, a cui avrebbe dovuto dedicare più attenzione, soprattutto umana.

Ecco che allora la regista elabora i sentimenti, le relazioni e reazioni psicologiche di chi soffre, non trascurando gli aspetti anche sociali, ripetendo quell’alchimia efficace che si era realizzata cinque anni prima con lo stesso attore protagonista in Figli di un dio minore. Riecco infatti quell’interprete poliedrico e ambiguo incantatore dallo sguardo glaciale e dai biondi capelli che tendono al rosso (quando c’erano) che è il bravissimo e mai sufficientemente premiato, William Hurt, capace nella sua lunga carriera di vestire i panni di tanti tipi di personaggi, dal giovanottone che si ritrova inconsapevolmente implicato in un assassinio di Uno scomodo testimone (che bel film!), al focoso amante del rovente Brivido caldo, dal tormentato reduce de Il grande freddo all’umanissimo ispettore di Gorky Park. Per non parlare del professore che si innamora della sua ribelle allieva muta nel film sopraccitato. Una galleria infinita, sempre con la precisione di un metronomo, buono o cattivo, dal sorriso appena accennato che fredda l’interlocutore.

Mica sempre! In questo film, il suo dottore cambia presto atteggiamento e stato mentale allorquando si accorge che è vulnerabile come i suoi pazienti, che nel pieno della maturità della sua vita fisica anche il suo corpo si è ammalato in maniera seria. Ed è in questa occasione che allora si accorge che non sempre si è guardato intorno come avrebbe dovuto, non sempre ha avuto la stessa visuale nel suo studio medico adesso che ne frequenta altri. E si aggrappa alla vita come fanno sempre gli altri, anzi stavolta si afferra al sostegno di un’altra ammalata gravissima, alla ricerca della solidarietà di cui hanno estremo bisogno i malati terminali.


Il film di Randa Haines non è compassionevole, tutt’altro: è una fotografia (im)pietosa che ci riguarda tutti quella che ci mostra e ha il grande merito di saper ottenere la necessaria partecipazione emotiva degli attori, in primis di quel grande che è William Hurt, preciso come un chirurgo, sia in teatro che sullo schermo.

Tratto da un romanzo autobiografico di Ed Rosenbaum.


(trailer visibile solo su YouTube)


 
 
 

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