Un uomo per tutte le stagioni (1966)
- michemar

- 11 ott 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Un uomo per tutte le stagioni
(A Man for All Seasons) UK 1966 storico 2h
Regia: Fred Zinnemann
Soggetto: Robert Bolt (pièce teatrale)
Sceneggiatura: Robert Bolt
Fotografia: Ted Moore
Montaggio: Ralph Kemplen
Musiche: Georges Delerue
Scenografia: John Box
Costumi: Elizabeth Haffenden, Joan Bridge
Paul Scofield: Thomas More
Wendy Hiller: Alice More
Leo McKern: Thomas Cromwell
Robert Shaw: Enrico VIII
Orson Welles: cardinale Wolsey
Susannah York: Margaret More
Nigel Davenport: duca di Norfolk
John Hurt: Richard Rich
Corin Redgrave: William Roper
Colin Blakely: Matthew
Cyril Luckham: arcivescovo Cranmer
Vanessa Redgrave: Anna Bolena
TRAMA: Il re Enrico VIII d'Inghilterra è deciso a ripudiare Caterina d'Aragona, che non gli ha dato figli, e a sposare Anna Bolena, di cui è innamorato. La Chiesa Cattolica però è contraria.
Voto 8

Il dissoluto e tirannico Enrico VIII d'Inghilterra non conosce tregua nella sua sete di conquista: di terre, come di donne. Stanco della moglie Caterina d'Aragona, da cui non ha avuto figli, vuol divorziare per sposare Anna Bolena, ma deve prima affrontare il Papa che, fortemente ostile a tale progetto, è intenzionato a negargli l'annullamento delle nozze con Caterina. Il re tenta allora di ottenere i buoni uffici di Sir Thomas More, uomo di grande nobiltà d'animo, assai ascoltato a Roma. Ma questi rifiuta di prestarsi ai capricci del sovrano che, esasperato, lo condanna a morte.

La storia è ambientata nell'Inghilterra del sedicesimo secolo, ma uomini come Thomas More, che sì amano la vita ma tuttavia hanno la fibra morale necessaria per sacrificare la propria vita per i propri principi, si trovano in ogni secolo. Concentrandosi sugli ultimi sette anni di vita del cancelliere inglese, la lotta tra lui e il re Enrico VIII dipende dalla determinazione di quest’ultimo a rompere con Roma in modo da poter divorziare dalla sua attuale moglie e risposarsi, e dall'incapacità del buon cattolico More di accettare tale eresia. More si dimette dalla carica di cancelliere, sperando di poter vivere la sua vita da privato cittadino, ma il re non si accontenterà neanche di ciò, pretendendo che gente come il tanto rispettato More dia l'approvazione pubblica alla sua condotta testarda. Cosa che non avverrà mai.
Come scrisse una volta il celebre scrittore statunitense Kurt Vonnegut Jr., “Dite quello che volete sul dolce miracolo della fede indiscussa, ma considero terrificante e vile questa capacità”. Fatto sta che sir Thomas More (Paul Scofield), cancelliere d'Inghilterra, ha una fede indiscussa, è un cattolico devoto e rifiuta di sostenere il divorzio di re Enrico VIII (Robert Shaw) da Caterina d'Aragona in modo da poter sposare la sua amante, Anna Bolena (Vanessa Redgrave). Quando il petulante re rompe con Roma e il Papa, egli si dimette dal suo cancellierato in segno di protesta. Il re è così insicuro nella sua nuova posizione di nuovo capo della Chiesa d'Inghilterra che il continuo rifiuto di More di riconoscerlo lo terrorizza e così questi finisce imprigionato nella Torre di Londra per le sue ostinate convinzioni.
Sembra una di quelle trame tanto amate che vanno in streaming in serie di successo, un racconto precursore de Il trono di Spade ed invece è Storia. Forse meno appassionante perché meno spettacolare, ma semplicemente perché è una narrazione impegnativa a causa della sua derivazione teatrale, con interpreti magnifici senza esclusione di alcun personaggio: basta guardare l’eccellente cast di grandissimi attori, che nel teatro hanno esibito quanto e più delle loro prestazioni sullo schermo. Il motivo è che gran parte della trama ruota attorno a dibattiti sulla complessità della legge ecclesiastica e della legge secolare, che sono difficili da rendere interessanti. Soprattutto al cinema.
Questo esemplare protagonista è appunto Thomas More (1478-1535), umanista, giurista, cancelliere del regno, che fu condannato a morte e decapitato il 7 luglio 1535. La Chiesa Romana non stette a guardare e lui fu canonizzato nel 1935 sotto papa Pio XI. Il film è tratto dalla pièce teatrale di Robert Bolt, adattata per il cinema dallo stesso autore, vincitore di sei Premi Oscar. Il mattatore assoluto è il grandissimo attore shakespeariano Paul Scofield, già protagonista dell'originale produzione teatrale del 1960 presentata nel West End londinese e della produzione presentata l'anno successivo a Broadway, che gli valse il Tony Award, che riprese il fortunato ruolo in questa versione cinematografica ottenendo un altrettanto grande successo.

Riconoscimenti
1967 - Premio Oscar
Miglior film
Migliore regia
Miglior attore protagonista a Paul Scofield
Migliore sceneggiatura non originale
Migliore fotografia
Migliori costumi
Candidatura miglior attore non protagonista a Robert Shaw
Candidatura miglior attrice non protagonista a Wendy Hiller
1967 - Golden Globe
Miglior film drammatico
Migliore regia
Miglior attore in un film drammatico a Paul Scofield
Migliore sceneggiatura
Candidatura miglior attore non protagonista a Robert Shaw
1968 - Premio BAFTA
Miglior film
Miglior film britannico
Miglior attore britannico a Paul Scofield
Miglior sceneggiatura britannica
Miglior fotografia
Miglior scenografia
Migliori costumi


















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