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Una gita scolastica (1983)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 4 feb 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 25 mag 2023


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Una gita scolastica

Italia 1983 dramma 1h30’


Regia: Pupi Avati

Sceneggiatura: Pupi e Antonio Avati

Fotografia: Pasquale Rachini

Montaggio: Amedeo Salfa

Musiche: Riz Ortolani

Scenografia: Giancarlo Basili, Annalisa Cecchini, Leonardo Scarpa

Costumi: Steno Tonelli


Carlo Delle Piane: prof. Carlo Balla

Tiziana Pini: prof.ssa Serena Stanzani

Giancarlo Torri: Augusto Baldi

Lidia Broccolino: Laura giovane

Nik Novecento: Tagliavini

Davide Celli: Enzo

Bob Messini: Vandelli

Rossana Casale: Rossana

Bob Tonelli: albergatore

Marcello Cesena: Angelo

Giovanni Veronesi: Giuseppe

Cesare Barbetti: preside

Voce fuori campo: Corrado Gaipa


TRAMA: Un'anziana signora rievoca il più bel ricordo della sua vita: una gita scolastica a piedi da Bologna a Firenze, attraverso gli Appennini, alla vigilia dell'esame di maturità. I trenta ragazzi sono accompagnati dall'insegnante di lettere e da quella di disegno. Quest'ultima avrà un'avventura con uno degli alunni. Ma il professore, innamorato di lei, la difenderà dallo scandalo.


Voto 7

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Un po’ come capitava al corregionale Fellini, ovviamente con stile e scopi ben differenti, certamente meno onirico, Pupi Avati ha sempre amato girare film della memoria giovanile, dei bei tempi andati, dei suoi posti: un luogo comune del dire ma anche del viaggiare nei ricordi di quando si era più giovani. L’elenco è lungo, quasi l’intera sua filmografia. Questo ne è un esempio eclatante, nostalgico, con il suo attore preferito che meglio rappresenta quel cinema, portandoci per mano ai primi decenni del XX secolo e nella scuola, severa e disciplinata di allora. Dove addirittura si organizzavano gite come oggi, ma non in pullman, ma addirittura a piedi, scollinando gli Appennini tra Bologna a Firenze. Oggi, i genitori degli studenti occuperebbero la scuola per bloccare iniziative del genere!

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Come oggi, allora era l’avvenimento più eccitante dell’anno, lontani dalle aule e dalle lezioni, dai professori severi e dai compiti in classe e le interrogazioni. Con nostalgia ed un certo senso di rammarico di irripetibilità di quei giorni spensierati. Un mondo perduto nel passato che, come recita la voce narrante di Corrado Gaipa, “dimenticato per sempre”. Quella gita è raccontata non solo dalla voce ma anche dalla narrazione di una anziana signora e quindi con una ricca collezione di flashback, scaturita da quella operazione in cui ognuno di noi ricade spesso: riprendere in mano le vecchie fotografie che il tempo ingiallisce. Quella gita è raccontata dalla vecchia zitella che chiede alla sorella di prenderle lo zainetto nel quale ritrova, dopo tantissimi anni, la foto ricordo di quel periodo, in cui si intrecciano e stanno per dividersi le vite dei professori e dei compagni di scuola. E così tornano a galla i ricordi e i sentimenti provati in quei giorni, con l’affetto e l’attrazione provata per un giovane studente e lo scandalo che ne scaturì. Ed è anche, forse soprattutto, la storia del professor Balla, interpretato ancora una volta da un grande Carlo Delle Piane, perfettamente calato nei panni di un professore che, castigato da un aspetto insignificante (per l’occasione Avati gli fa tingere di biondo i capelli), trova il coraggio di far capire tra le righe, all’avvenente docente di educazione fisica (Tiziana Pini) di essere disposto, per lei, a qualunque rinuncia.

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Il film esprime poeticamente, nei ricordi, l’atmosfera della libertà fornita dall’evento, la goliardia delle azioni normalmente vietate e i pruriti giovanili dei ragazzi da cogliere al volo. Ma specialmente quella sensazione malinconica del ritorno in classe e alla vita ordinaria, con la consapevolezza che quei giorni resteranno indimenticabili. Come la gioventù che vola via. “Laura fu l’ultima a partire, una mattina dell’estate dell’altr’anno. Fu l’ultima a partire, e attraversò boschi e risalì sentieri, fin quando furono di nuovo tutti insieme. Allora seppero che nessuno era rimasto indietro a ricordare, e quella loro gita poteva essere dimenticata per sempre.” dice la voce narrante nel momento finale. Perché la realtà quotidiana ci ricorda che “la vita è quella cosa che passa fuori dalla finestra, mentre uno fa progetti”.

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Sì, il film è malinconico, come il viso dimesso dell’attore simbolo di Pupi Avati, Carlo Delle Piane, come il suo modo di recitare sommesso e rinunciatario qui più esaltato di altre occasioni: un romantico sognatore, timido, sempre innamorato della bellissima Serena Stanziani (Tiziana Pini), fino al punto di difenderla, una volta tornati alla base, come un cavaliere antico fa con la dama di cui è perso.

Chi ha una certa età, come me, non può fare a meno di ripensare alle simili proprie esperienze.

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Molto apprezzabili la fotografia di Pasquale Rachini e le musiche di Riz Ortolani. Tra il cast non poteva non esserci anche Nick Novecento, altro attore del cerchio magico del regista, presente in 6 film con il regista (sugli 8 della sua breve vita), mentre Delle Piane ne ha contati ben 10.


1983 - Festival di Venezia

Premio Pasinetti - Migliore attore a Carlo Delle Piane

1984 - Nastro d'argento

Regista del miglior film

Migliore soggetto

Miglior attore protagonista a Carlo Delle Piane

Migliore attrice esordiente a Lidia Broccolino

Migliore colonna sonora

Candidatura miglior attrice non protagonista a Tiziana Pini



 
 
 

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