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Una lunga domenica di passioni (2004)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 nov 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 8 giu 2023


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Una lunga domenica di passioni

(Un long dimanche de fiançailles) Francia/USA 2004 dramma 2h13’


Regia: Jean-Pierre Jeunet

Soggetto: Sébastien Japrisot (romanzo)

Sceneggiatura: Guillaume Laurant, Jean-Pierre Jeunet

Fotografia: Bruno Delbonnel

Montaggio: Herve Schneid

Musiche: Angelo Badalamenti

Scenografia: Aline Bonetto

Costumi: Madeline Fontaine


Audrey Tautou: Mathilde

Gaspard Ulliel: Manech

Dominique Pinon: zio Sylvain

Clovis Cornillac: Benoît Notre-Dame

Jérôme Kircher: Bastoche

Chantal Neuwirth: zia Bénédicte

Albert Dupontel: Célestin Poux

Denis Lavant: Six-Sous

Jean-Pierre Becker: Daniel Esperanza

Dominique Bettenfeld: Ange Bassignano

Jean-Pierre Darroussin: Caporale Gordes (Biscotte)

Marion Cotillard: Tina Lombardi

André Dussollier: Pierre-Marie Rouvière

Ticky Holgado: Germain Pire

Jean-Paul Rouve: postino

Jodie Foster: Élodie Gordes

Bouli Lanners: Chardolot

Julie Depardieu: Véronique Passavant

Michel Vuillermoz: P'tit Louis

Stéphane Butet: Philippot

Tchéky Karyo: capitano Favourier

François Levantal: Thouvenel

Solène Le Pechon: Mathilde a 10 anni

Virgil Leclaire: Manech a 8 anni

Jean-Claude Dreyfus: comandante Lavrouye

Florence Thomassin: voce narrante (in italiano: Galatea Ranzi)


TRAMA: Prima guerra mondiale. Mathilde viene a sapere che il fidanzato Manech è uno dei cinque soldati francesi condannati da una corte marziale e abbandonati nella terra di nessuno tra le trincee francesi e quelle tedesche. Quasi certamente è morto. Mathilde non si dà per vinta e inizia un viaggio sulle sue tracce.


Voto 6

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Nell'orrore della guerra cosiddetta di posizione durante la Prima guerra mondiale, con i francesi e i tedeschi asserragliati nelle trincee scavate nella terra fangosa, gli uni di fronte agli altri, in lunghi interminabili mesi, capitava non poche volte che i poveri soldati, disperati per l’attesa e la logorante guerra, perdessero la testa e si suicidassero con i loro stessi fucili. Altre volte accadeva che, credendosi più furbi degli altri, si ferissero volontariamente per essere considerati inabili (come feriti in battaglia) e rimandati a casa in congedo. Quando però venivano scoperti nel loro vigliacco tentativo e quindi giudicati come traditori, scattava la condanna a morte, spesso non per mano di un plotone di esecuzione classico ma mandati nella “terra di nessuno” per diventare carne da fuoco dei nemici. Proprio quello che accade a cinque militi francesi di questa storia, con una particolarità: uno degli uomini incriminati è innocente. Tra questi c'è Bastoche, un falegname parigino di mezza età; Six-Sous, un padre di famiglia e attivista socialista; AngeBassignano, un corso mandato in guerra anziché in carcere; il contadino Notre-Dame e infine il giovane pescatore bretone Manech. È su quest’ultimo che si concentra l’attenzione della trama, o meglio sulla sua fidanzata, Mathilde, una dolce signorina di 19 anni rimasta claudicante a causa della poliomielite che l’aveva colpita da bambina.

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Ragazza tenace e inarrendevole, sempre convinta che il suo giovanotto sia ancora vivo nonostante le informazioni avute da un sergente che lo ha conosciuto, tra incertezze e false speranze, inizia una disperata ricerca per scoprire le sorti di Manech e magari anche degli altri quattro. Non crede alla perdita del suo amato più per passione sentimentale che per ragioni motivate, tanto che, una volta terminata la guerra, imbattutasi in una misteriosa lettera trovata per caso, viene spinta dalla sua forte volontà a iniziare un lungo viaggio per rintracciare eventuali testimoni oculari e sopravvissuti alle battaglie per ottenere notizie certe e magari, chissà, ritrovare il giovane. Sicura che, se così è, lui sia ancora vivo e abbia bisogno del suo aiuto. Un’avventurosa ricerca in cui la tenacia la spinge in lungo e in largo pur di giungere alla verità.

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Lei è Audrey Tautou, l’eroina de Il favoloso mondo di Amélie, di tre anni prima, e si prova l’impressione che Jean-Pierre Jeunet l’abbia presa di peso e portata a diversi decenni prima, intorno agli Anni Venti, per ricominciare una storia che pare ancora una favola, come l’altra volta, seppure con i distinguo evidenti, di tempi e ambiente. Non c’è la stessa magia che plasma quella avventura, ma poco ci manca, perché il sorriso e la dolcezza dell’attrice fa sì che il miracolo si ripeta. Siamo ovviamente in un altro “mondo”, molto più aspro e disumano, dove la spietata guerra di trincea è dominata da generali e politici che decidono la sorte della vita di migliaia di uomini mandati al macello. Jean-Pierre Jeunet non è il Maestro Stanley Kubrick ma l’inferno è lo stesso e ci va vicino (molto simili le carrellate nelle trincee), almeno nelle scene iniziali. Essere assegnati al fronte era quasi una condanna a morte certa, ma non per una morte rapida, più spesso dopo una lunga stagione di freddo, fame, malattia, shock da bombardamento e il puro orrore di ciò che il soldato era costretto a guardare e pensare. Jeunet descrive tutto ciò a partire dall’inquadratura iniziale di un braccio mozzato che pende, come un Cristo, da una croce in frantumi. Ma è solo il punto di partenza.

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Il film cambia subito prospettiva e plana su Parigi e la sua campagna, dove vive Mathilde e da dove parte per una indagine impossibile, animata solo dal desiderio di giungere ad una conclusione certa, cercando tracce, chiedendo informazioni come una detective accigliata, consultando gli archivi dell’esercito. In questa maniera incrocia Tina (Marion Cotillard), la donna di uno dei cinque soldati che nel frattempo, avendo anch’ella scoperto segreti terribili, aveva pensato bene di farsi giustizia da sola. Insomma, la favola prende le sembianze di un mélo lungo e sentimentale, abbellito dai colori di Bruno Delbonnel, il direttore della fotografia dell’altro film di Jeunet e di tanti altri grandi successi: colori pastello ingialliti come le foto dei nonni conservate con cura nelle scatole di cartone.

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Una caccia al tesoro melodrammatica, testarda, in cui la nostra eroina non lavora per la felicità degli altri come Amélie ma il suo lungo peregrinare a volo d’uccello sfida il fato e cerca di trasformare gli orrori della Grande Guerra in un viaggio onirico, sempre con il sorriso di Audrey Tautou. E c’è ancora (come poteva mancare?) Dominique Pinon, lo zio, mentre il bel ricercato dalla protagonista è il compianto Gaspard Ulliel. In una pletora di personaggi com’è tipico dei film di Jean-Pierre Jeunet.

Una spiegazione al giudizio sufficiente: è la media tra quando si guarda il film appassionandosi e emozionandosi e quando lo si giudica lungo e troppo melodrammatico, pur restando nei canoni della favola piacevole.


Riconoscimenti

2005 - Premio Oscar

Candidatura miglior fotografia

Candidatura miglior scenografia

2005 - Golden Globe

Candidatura miglior film straniero (Francia)



 
 
 

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