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Viaggio in Inghilterra (1993)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 gen 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 29 mag 2023


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Viaggio in Inghilterra

(Shadowlands) UK 1993 dramma 2h11’


Regia: Richard Attenborough

Soggetto: William Nicholson (opera teatrale)

Sceneggiatura: William Nicholson

Fotografia: Roger Pratt

Montaggio: Lesley Walker

Musiche: George Fenton

Scenografia: Stuart Craig

Costumi: Penny Rose


Anthony Hopkins: Jack Lewis

Debra Winger: Joy Gresham

Edward Hardwicke: Warnie Lewis

Joseph Mazzello: Douglas Gresham

John Wood: Christopher Riley

Michael Denison: Harry Harrington

Andrew Hawkins: Rupert Parrish

Andrew Seear: Bob Chafer

Julian Fellowes: Desmond Arding

Roddy Maude-Roxby: Arnold Dopliss

James Frain: Whistler

Simon Cowell-Parker: Egan

Roger Ashton-Griffiths: Monk


TRAMA: La poetessa americana Joy Gresham, finita l'unione con un alcolizzato, si reca in Inghilterra col figlio, per conoscere lo scrittore C.S. Lewis, da lei molto ammirato. Il suo arrivo sconvolge il tradizionalissimo ambiente di Lewis, ma fra i due nasce a poco a poco l'amore, che li porterà al matrimonio. La vita di Joy, però, sarà molto breve, e incolmabile il vuoto da lei lasciato.


Voto 6,5

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Il film è tratto da una storia vera, prima scritta per il teatro, poi come sceneggiato televisivo ed infine adattata per il grande schermo dallo sceneggiatore, drammaturgo e romanziere britannico William Nicholson, che tra l’altro vanta due candidature agli Oscar per le sceneggiature di questo stesso film e de Il gladiatore.

La storia in oggetto è quella basata su eventi della vita di due persone reali, ma non è un documentario, come tenne a precisare Nicholson: dice di aver utilizzato solo alcune parti delle loro storie e ne ha escluse delle altre, immaginando il resto. La storia d'amore che ha legato i due protagonisti, Clive Staples Lewis, detto Jack, e Joy Gresham è autentica, ma entrambi sono stati molto riservati sui loro sentimenti: nessuno dunque sa con esattezza come e perché si sono innamorati. È proprio in questa zona d'ombra che si sviluppa la trama. Lui fu scrittore, saggista e teologo britannico ed è noto come uno dei padri della narrativa fantasy insieme a George MacDonald e J.R.R. Tolkien, essendo anche l'autore del ciclo di romanzi high fantasy de Le cronache di Narnia, una delle opere letterarie di maggior successo del XX secolo. Docente di lingua e letteratura inglese all'Università di Oxford. divenne grande amico dello stesso Tolkien.

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Siamo in Inghilterra nella seconda metà del Novecento. C.S. Lewis, un tranquillo professore di letteratura a Oxford, convinto anglicano, si apre veramente alla vita quando si innamora di una donna americana, Joy Gresham, che stava appunto divorziando dal marito alcolista. La donna è la tipica americana che, come prevedibile, parve anche troppo avanti per i conservatori frequentatori dei circoli culturali inglesi di cui Jack (questo è il nome con cui viene chiamato lo scrittore, non avendo mai amato il suo nome di battesimo, Clive) era socio. Giunse a Oxford col figlioletto Douglas anche per conoscere lo scrittore amato dal figlio al quale lei, aspirante scrittrice, aveva scritto un'appassionata lettera. I due si incontrarono e fecero amicizia, quindi lei tornò in America per completare le pratiche del divorzio. Trasferitasi a Londra ritrovò Jack, ormai innamorato, che gli chiese di sposarla per ottenere la nazionalità, ma, quando lei si ammalò gravemente di cancro, sarà lui a voler chiederla in sposa, questa volta per amore. Prima di morire Joy trascorse gli ultimi giorni di vita nella casa di Oxford di Jack e fecero in tempo a fare un ultimo appassionato viaggio nei luoghi che lo avevano ispirato sin da bambino.

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Singolare e come scritta dal destino pare la modalità in cui, nella realtà, i due personaggi si conobbero per davvero. Jack è all'apice della sua fama quando, nel 1950, riceve la prima lettera di Helen Joy Davidman-Gresham, un'americana appassionata delle sue opere. Con lui iniziò subito un lungo rapporto epistolare. Nelle opere dello scrittore, il misterioso rapporto dell'uomo con l'assoluto e con il desiderio che ne è la manifestazione viene descritto con il concetto di ricerca della gioia (in inglese joy, tanto da aver scritto l'autobiografia ‘Surprised by joy’). All'età di 52 anni Lewis finisce con l'incontrare una donna che si chiama proprio Joy e si innamora di lei. Il rapporto continua in forma epistolare finché, nel 1952, Lewis incontra personalmente la donna ed inizia a frequentarla. Come su citato, nel 1956 si unisce a lei con un matrimonio civile (ufficialmente solo per garantirle la cittadinanza britannica) e nel 1957 celebra anche le nozze religiose secondo il rito anglicano. Da non trascurare che lui era anche teologo.

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Richard Attenborough rimane notevolmente vicino alla vera storia della relazione tra le due persone, prendendosi solo occasionali libertà con il materiale per ragioni di ritmo e senza intenzioni di forzare la mano al sentimentalismo inevitabile per una vicenda come questa. Per esempio i due figli di Joy vengono ridotti ad uno (Douglas), trascura la cattedra di Lewis a Cambridge, preferendo invece mostrarlo a Oxford e gli ultimi giorni di lei, ormai ammalata, vengono narrati nella casa invece che nell’ospedale. Il film comunque appassionante anche se non del tutto appagante – impossibile per questo regista reggere il confronto su temi del genere con il più adatto James Ivory, che ha percorso la sua intera carriera con i romanzi inglesi e in maniera splendente -, trova due pilastri nella recitazione nei due attori principali. Anthony Hopkins, immancabile in un ruolo e in un ambiente come questo, è una colonna portante e tramite la sua performance offre al pubblico la possibilità di vedere un attore di tale talento correre l’intera gamma di emozioni, dalla gioia incredula al dolore più atroce. Siamo ai migliori livelli di recitazione come mostrato in Quel che resta del giorno e come in quella occasione si può godere della gradazione delle emozioni provate dal personaggio, anche quando deve trattenersi e reprimere i sentimenti silenziosi.

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Anche la scelta di Debra Winger è felice, attrice adattissima per apportare la sua aria di statunitense nell’ambiente austero delle università inglesi e delle riunioni in cui si discuteva di argomenti di vario tipo, schermaglie tutte britanniche. Lei è brava a non farsi inghiottire all’ombra del talentuoso partner e apporta un certo senso di mondanità tutta americana che si completa perfettamente con la spiritualità intellettuale del suo amato professore. La dimostrazione, dovuta anche alla sapiente sceneggiatura, sta proprio nel modo in cui lei è un personaggio franco e diretto che non teme di controbattere in modo pungente gli interlocutori (“Stai cercando di essere offensivo o sei semplicemente stupido?”). Notevolissima è l’armonia interpretativa e la chimica necessaria che nasce tra i due attori, tanto da sembrare una vera coppia nella vita ordinaria, aiutati da un cast di supporto, persino dal piccolo Joseph Mazzello che il regista ritroverà da attore sul set del sequel di Jurassic Park di Spielberg.

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Il Richard Attenborough regista era un cineasta che amava le grandi biografie, da Gandhi e Clarlot, e anche in questa occasione ebbe modo di lavorare sul tema che lo affascinava, quello di un bel personaggio, affascinante e pieno di risvolti caratteriali, senza rendere monotona o eccessivamente drammatica la narrazione, o alimentando la cupa austerità dei luoghi, ma dando, quindi, anche la possibilità di momenti più distesi e frizzanti, diciamo pure di energia positiva, nel paesaggio piovoso oxfordiano.

Buon film, un po’ troppo lungo ma appassionante ed emozionante, con due attori eccellenti.

“Ebrea ma non al cento per cento: sono una cristiana educata a diventare una buona atea... Lei, come mai non è comunista? Insomma, nel '38 a me sembra che ci fossero solo due alternative: o eri fascista e conquistavi il mondo o eri comunista e lo salvavi!”

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1994 - Premio Oscar

Candidatura miglior attrice protagonista a Debra Winger

Candidatura migliore sceneggiatura non originale

1994 - Premio BAFTA

Miglior film britannico

Miglior attore protagonista a Anthony Hopkins

Candidatura miglior film

Candidatura migliore regia

Candidatura miglior attrice protagonista a Debra Winger

Candidatura migliore sceneggiatura non originale



 
 
 

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