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Viaggio in paradiso (2012)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 5 gen 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 29 mag 2023


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Viaggio in paradiso

(Get the Gringo) USA/Messico 2012 azione 1h36’


Regia: Adrian Grünberg

Sceneggiatura: Adrian Grunberg, Stacy Perskie, Mel Gibson

Fotografia: Benoît Debie

Montaggio: Steven Rosenblum

Musiche: Antonio Pinto

Scenografia: Bernardo Trujillo

Costumi: Anna Terrazas


Mel Gibson: Gringo

Kevin Hernández: bambino

Dolores Heredia: madre

Daniel Giménez Cacho: Javi

Mario Zaragoza: Vazquez

Jesus Ochoa: Caracas

Peter Stormare: Frank

Scott Cohen: avvocato diFrank

Bob Gunton: Thomas Kaufmann

Dean Norris: Bill

Roberto Sosa: Carnal


TRAMA: Driver sta cercando di passare il confine messicano a bordo di un'auto piena di soldi sporchi quando viene arrestato dalla polizia. Sa bene che per lui si aprono le porte di un carcere da incubo dove imparerà a sopravvivere anche grazie all'inaspettato aiuto di un bambino di nove anni che nasconde un terrificante segreto.


Voto 6

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Attraversando il polveroso confine messicano con un bottino di oltre 2 milioni di dollari nascosto nel bagagliaio della sua auto, un uomo in fuga, fermato dalla polizia, finisce nella famigerata prigione El Pueblito, regno di spacciatori e efferati assassini, un universo contraddistinto da corruzione, violenza, droga, alcol e abusi sessuali. Essendo un detenuto americano nel pericoloso carcere, l'autista ottiene rapidamente il soprannome di The Gringo e scopre in prima persona quanto sia duro essere uno straniero in un mondo di criminali. Per rimanere in vita in questa fossa dove tutti conoscono il destino, il Gringo dovrà stringere un patto riluttante con un improbabile alleato: un ragazzino di dieci anni, furbo e con una peculiare immunità in questo posto folle. Ora, sapendo che il tempo a disposizione è poco, riuscirà l’americano a salvarsi e a riottenere i soldi?

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È una strana prigione in cui finisce l'autista: una società parallela che sembra una baraccopoli, in cui una vita umana non vale nulla, ma come detenuto puoi sistemarti abbastanza bene per sopravvivere a patto che si abbia il denaro sufficiente per comprare la salvezza fisica. Ad alcuni prigionieri hanno persino lasciato che le loro famiglie vivessero con loro. Un boss è al comando della situazione e controlla anche il direttore della prigione, che non si preoccupa del trambusto finché riceve abbastanza soldi per il silenzio. L’americano intuisce il contesto e cerca di adeguarsi immediatamente, affidandosi alla sua astuzia per destreggiarsi tra malavitosi senza scrupoli, ma chi lo aiuta veramente è un ragazzino di dieci anni (Kevin Hernandez), un altro personaggio che come lui non ha nome nella storia. Un gringo ed un bambino (come dire Driver e Kid), un uomo che deve guardarsi le spalle e un bimbo che ha un privilegio sorprendente. Per giunta in un luogo che, invece di limitare la libertà personale, è diventato un feudo di operazioni criminali. Un villaggio ove regnano solo le regole del boss. Si tratta infatti di una sorta di cittadella autosufficiente, all’interno della quale i carcerati vivono con le loro famiglie e dove violenza e corruzione sono all’ordine del giorno.

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Basato su una storia scritta da Mel Gibson, Stacy Perskie e Adrian Grunberg, con quest'ultimo al suo debutto alla regia, il film ha tutti gli ingredienti necessari per stare in piedi come action da intrattenimento, con diversi elementi della trama che fanno intuire il passato e le motivazioni che spingono il protagonista, fino a quando questi si accorge che deve affidarsi ad un ragazzino e all’amicizia che nasce tra loro. Non tutti i caratteri dei personaggi sono descritti con cura e i cattivi di turno paiono spesso quasi caricature di se stesse. Ma per fortuna la trama prende il ritmo adeguato quando si assiste a come la improbabile coppia si fa strada attraverso e dentro proprio a quel sistema, con risvolti che aprono la via alla vera azione e conducono alla frenetica corsa verso il finale.

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Qualche momento di affloscio inevitabile ed altri di cadenza accettabile, tratti lievi ed altri sull’orlo della tragedia: evidentemente Adrian Grünberg trae ispirazione dallo stile di Tony Scott e da citazioni tarantiniani. Da parte sua, Mel Gibson si fa prendere la mano come gli piace fare spesso e mostra la sua faccia spiritata come nella sua arma letale e con il bimbo si atteggia ad educatore della vita impervia che lo attende.

Pueblo piccolo, grande inferno. Questo è Pueblito: Dio vi protegga.



 
 
 

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