top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Victim (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 10 set 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

ree

Victim

(Obeť) Slovacchia/Rep.Ceca/Germania 2022 dramma 1h31’


Regia: Michal Blaško

Sceneggiatura: Jakub Medvecký

Fotografia: Adam Mach

Montaggio: Petr Hasalík

Scenografia: Stella Šonková

Costumi: Erika Gadus


Vita Smachelyuk: Irina

Gleb Kuchuk: Igor

Alena Mihulová: Sveta

Elizaveta Maximová: Vita

Viktor Zavadil: Michal Selský

Igor Chmela: ispettore Novotný


TRAMA: Irina è una madre single immigrata dall’Ucraina che vive in una piccola città della Repubblica Ceca. Il suo mondo crolla quando suo figlio Igor viene aggredito fin quasi alla morte. Dopo che il figlio si risveglia in ospedale, Irina pretende giustizia e per accetta malvolentieri la mobilitazione dell’intera città. Quando sembra che la faccenda si stia risolvendo Igor confessa alla madre cosa è davvero accaduto quella notte e lei affronta la verità.


Voto 6,5

ree

Venezia79 – Sezione Orizzonti


Il film inizia a bordo di un bus che, tra i passeggeri, trasporta una preoccupata e affannata signora, Irina, che infastidita dalla lunghissima coda di mezzi fermi sulla strada a causa di un guasto ad un altro autobus, scende e chiede freneticamente a vari automobilisti (che transiteranno prima) se anche loro vanno verso la sua stessa destinazione. Ha fretta, molta fretta provenendo dalla sua patria di origine, l’Ucraina, per chiedere la documentazione per poter ottenere la cittadinanza nella Repubblica Ceca dove attualmente vive e lavora in un’impresa di pulizie in un centro di accoglienza per immigrati come lei. Ha molta fretta di raggiungere la sua cittadina perché le è giunta notizia di un brutto episodio avvenuto al figlio adolescente: pare sia stato picchiato violentemente da tre altri giovani e mandato in ospedale in gravi condizioni. Si era fidata a lasciarlo alla affidabile amica Sveta con cui vive (il marito è sparito da tempo) e questo accidente non se la aspettava, anche se la zona periferica dove vive, piena di case popolari, è abitata da gente di varia etnia, specialmente rom, su cui cadono subito i primi sospetti.

ree

Le supposizioni di natura razziale sono evidentemente radicate nella gente locale ma anche in un’immigrata come lei, tanto che una delle sue prime domande al figlio Igor è se sia stato aggredito (ma dove e perché?) da individui di carnagione bianca oppure no. C’è poco da meravigliarsi se scatta immediata questa domanda nei tempi che viviamo, la sentiamo spesso sotto varie forme, spesso con una retorica malcelata, dato che si parte dal presupposto che chi delinque è scontato sia straniero e immigrato clandestinamente o meno. È preoccupata dalle condizioni del figlio, che ha subito seri danni agli organi interni e soprattutto gli è stato asportato un rene, danno irreversibile per un atleta di ginnastica come lui. Lei lo conosce come un bravo figlio e non sa spiegarsi come mai ha subito l’aggressione. Quale motivo migliore di questo per far muovere anche chi vuole strumentalizzare l’accaduto a fini razzisti? Non tarda infatti a farsi vivo in ospedale un ginnasta noto nella zona che, dopo aver svegliato l’attenzione di Irina con un regalo, la invita a collaborare con lui per organizzare una manifestazione pacifica (?) di protesta contro i malesseri della zona e la inattività della sindaca. Chiari i motivi politici ma leggibili anche alla donna, non molto entusiasta dell’iniziativa.

ree

Mentre le condizioni di Igor migliorano, la notizia è diventata di pubblico interesse: TV, giornali, politici si affannano per farsi notare e lavorare al tornaconto di quello che rappresentano, sino ad arrivare ad un ipocrita interessamento della sindaca che si affretta ad incontrarla, darle la possibilità di andare ad abitare in una nuovissima casa popolare, assieme ad una cifra di 50.000 corone ceche donata dall’imprenditore edile interessato alla pubblicità. Ma Irina è sempre perplessa sulla veridicità della storia raccontata dal figlio, come lo è, ma per motivi giuridici, l’ispettore Novotný che sta indagando sull’accaduto. Ci sono alcuni punti oscuri nelle dichiarazioni di Igor, primo fra tutti il fatto che fa fatica a riconoscere i tre aggressori. Davvero è stato picchiato? E da chi? Erano stranieri? E, soprattutto, erano rom? Loro vivono in quei palazzoni, tra cui quella famiglia del piano di sopra che ogni volta che aprono la doccia causa perdite in casa sua. I litigi sono frequenti e se anche lei è immigrata ancora in attesa della cittadinanza, già respinta una volta per problemi di debiti non saldati, vede quella gente come pericolosa e inaffidabile, causa dei furti e della sporcizia del quartiere. La guerra, che sia tra poveri o tra immigrati, non è una novità e nei periodi di emergenza e di crisi e scoppia sempre puntualmente, a maggior ragione nelle zone della città più abbandonate. Quando la tesi di Igor comincia a scricchiolare, la mamma si allarma, perché in questo modo innanzitutto apparirà come bugiarda assieme al figlio, poi rischierà definitivamente di non ottenere la sospirata cittadinanza ceca e di conseguenza non realizzerà il sogno di aprire l’attività di parrucchiera assieme alla sua fidata amica.

ree

La versione di Igor non scricchiola più. È proprio crollata. È tutto falso, frutto di una bravata personale per farsi bello con la sua fidanzatina. È la fine forse anche di tutti i sogni. A meno che… E mentre ha luogo la manifestazione a sostegno del giovane picchiato, fortemente tinta di politica estremista, forse addirittura neonazista, strumentalizzata politicamente, con il giubilo della folla che gode per la ingiustificata detenzione di un ragazzo rom per semplici e infondati sospetti, Irina deve prendere una decisione, che non rovini per sempre gli agognati progetti che avrebbero dato un futuro per lei e suo figlio. L’ispettore controlla la situazione a distanza ma ha intuito tutto, Igor migliora e ha anche idee chiare, lei deve scegliere cosa fare. Tanto al massimo saranno quegli “altri” a dover sopportarne le conseguenze.

ree

Obet’ (titolo originale) è quindi un dramma pieno di suspense incentrato su una donna che cerca giustizia in una società razzista, combattuta tra la famiglia e la ricerca della verità. È un thriller per come si sviluppa, ma soprattutto è un dramma perché la battaglia che si deve combattere tra i meno fortunati, tra chi è costretto ad emigrare per necessità, tra chi ha una etnia diversa, è una battaglia persa in partenza perché non porta ad alcuna soluzione definitiva e soprattutto umana, è una guerra che vede vincitori effimeri e momentanei, mossi solo da egoismo. Ma è anche indice di come tanto spesso gli amministratori politici non hanno il coraggio o la convenienza di risolvere i problemi, e ancor di più la capacità politica e sociale si rivela il loro maggior difetto. Il razzismo tante volte solo latente ma pronto ad esplodere, le periferie dimenticate, la burocrazia che diventa inflessibile con i più deboli solo per motivi di autoprotezionismo, l’ipocrisia diffusa tra la popolazione fin quando non è direttamente toccata dai problemi, sono tutte concause di piccoli focolai che possono diventare fuochi. E il regista affronta con un esemplare racconto ciò che può succedere in ogni angolo del mondo. Che è la storia di una madre che cerca giustizia ma deve affrontare discriminazioni, nazionalismi e pregiudizi e per proteggere la sua famiglia e cercare la verità, alla fine deve prendere una decisione fatale.

ree

ree

Le parole del regista Michal Blaško, esordiente nel lungometraggio: “Entrambe le linee narrative, quella madre-figlio e quella individuo-società, sono intimamente connesse, si sovrappongono costantemente e si influenzano a vicenda. Delineando un ritratto emotivo di Irina, ho voluto mettere a nudo la società centroeuropea per la quale lei diventa temporaneamente una mascotte, fino a diventarne la caricatura. La manipolazione in quanto tale è una sorta di leitmotiv che permea molti livelli della narrazione, ma tutto inizia con qualcosa di infantile: la storia di Igor, che improvvisamente fornisce alla società una falsa ragione per svelare tutto l’odio che si cela al suo interno. Il fatto che Irina e Igor siano ucraini, e quindi appartengano a una delle minoranze più numerose della Repubblica Ceca, che, nonostante ciò, non è pienamente accettata dalla maggioranza, offre ai personaggi principali una prospettiva unica.”

Meditiamo, gente, meditiamo!


 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page