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Vivarium (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 24 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 10 set

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Vivarium

Irlanda, Belgio, Danimarca 2019 mistery/sci-fi 1h37’

 

Regia: Lorcan Finnegan

Sceneggiatura: Garrett Shanley

Fotografia: MacGregor

Montaggio: Tony Cranstoun

Musiche: Kristian Eidnes Andersen

Scenografia: Philip Murphy

Costumi: Kevin Jamotte, Catherine Marchand

 

Imogen Poots: Gemma

Jesse Eisenberg: Tom

Jonathan Aris: Martin

Danielle Ryan: mamma

Molly McCann: Molly

Côme Thiry: il bambino

Senan Jennings: il ragazzo

Éanna Hardwicke: il ragazzo da adulto

 

TRAMA: Una giovane coppia in cerca della casa perfetta si trova catturata in un misterioso labirinto di case identiche.

 

VOTO 6,5


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Gemma e Tom sono una giovane coppia che, come tante, sta pensando di acquistare la prima casa e a tal fine visita un’agenzia immobiliare dove vengono ricevuti da uno strano agente di vendita, che li accompagna in un nuovo, misterioso e peculiare complesso residenziale per mostrare loro una casa unifamiliare. Lì rimangono intrappolati in un incubo surreale e labirintico.



La presenza di Jesse Eisenberg, qui protagonista con Imogen Poots, è spessissimo indice di soggetti anomali, fuori cioè dall’ordinario, misteriosi, dominati dalla sua espressione insensibile ed inquietante, che non fa mai capire in che direzione va lui e il film. Per non smentirsi, rieccolo in un’opera che esplora la vacuità dell’esistenza umana attraverso una narrazione che si colloca al confine tra realtà e fantascienza.



La trama inizialmente trae in inganno, facendo credere che si tratti di una commedia seria e che non accadrà nulla di strano. Ed invece. I due protagonisti ad un certo punto si ritrovano come in dedalo fisico e mentale nell’ambito di un quartiere suburbano surreale, dove ogni casa è identica all’altra e da cui sembra impossibile fuggire. Un incubo oppure sono davvero ingabbiati in un livello esistenziale che non conoscono?



Il regista utilizza questo strattagemma per costruire una metafora sulla monotonia della vita borghese e sulle aspirazioni materiali, spingendo gli spettatori a riflettere sull’inutilità delle convenzioni sociali e sul significato dell’essere genitori. La trama straniante ci offre uno stato visionario e ipnotico, un thriller surrealista che sfida le convenzioni narrative e visive, offrendo un’esperienza cinematografica molto particolare, anche provocatoria, se vogliamo.



Sembra un incrocio tra il dramma psicologico e il fantasy, tra l’horror e la fantascienza. Vi contribuiscono, in maniera determinante, una fotografia dai colori desaturati in cui domina il verde tendente al grigio e la scenografia fortemente geometrica, con un cielo che pare gemello a quello che domina lo sguardo sorridente di Truman Burbank, per giunta su strade e case tutte uguali, dove si perderebbe chiunque, non venendone mai fuori, girando in tondo.



Dove sono? Tom e Gemma perché reagiscono così blandamente? ne verranno fuori? e in che stato mentale? Ed infine e soprattutto, ma chi è quel ragazzino?



Imogen Poots e Jesse Eisenberg sono ammirevoli, pienamente calati nella (ir)realtà creata dall’irlandese Lorcan Finnegan, specialista nei temi sempre thriller molto prossimi all’horror, preferibilmente ricercati, distanti dalla massa informe che gira in tutte le sale e piattaforme.

Il film ha ricevuto un piccolo riconoscimento di incoraggiamento a Cannes 2019 ed un premio per l’attrice in Catalogna.


 

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michemar

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