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Wife of a Spy (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 7 ott 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

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Wife of a Spy

(Supai no tsuma) Giappone 2020 dramma 1h55’


Regia: Kiyoshi Kurosawa

Sceneggiatura: Ryûsuke Hamaguchi, Kiyoshi Kurosawa, Tadashi Nohara

Fotografia: Tatsunosuke Sasaki

Montaggio: Lee Hidemi

Musiche: Ryosuke Nagaoka

Scenografia: Norifumi Ataka

Costumi: Haruki Koketsu


Yū Aoi: Satoko Fukuhara

Issey Takahashi: Yusaku Fukuhara

Masahiro Higashide: Taiji Tsumori

Ryūta Bandō: Fumio Takeshita

Yuri Tsunematsu: Komako

Takashi Sasano: dott. Nozaki

Hyunri: Hiroko Kusakabe


TRAMA: 1940. Yusaku è un mercante giapponese che lascia sua moglie a Kobe quando parte per un viaggio d'affari in Manciuria. Lì assiste a un atto di barbarie e decide di denunciarlo, subendo così gravi conseguenze per sé e sua moglie, tra equivoci, gelosie e problemi legali.


Voto 7

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Siamo agli inizi della Seconda Guerra Mondiale e il Giappone è in fermento, anche per il sentore dell’alleanza che sta nascendo tra il paese orientale con Italia e Germania, legame che spaventa e fa inorridire il protagonista Yusaku Fukuhara, un mercante che lascia sua moglie a Kobe quando parte per un viaggio d'affari in Manciuria. Lì assiste ad atti di barbarie, molto simili alle orrende brutalità dei nazisti. È una persona retta e coerente con quello che ha sempre detto, motivo per cui decide di denunciare quello che ha visto, volendo testimoniare all’Occidente - agli USA in particolare, terra che sogna di rivedere, specialmente la costa orientale dove è ubicata Los Angeles, centro mondiale del cinema che lui ama tanto (e la bellezza dei grattacieli di New York) -, subendo così gravi conseguenze per sé e sua moglie, tra equivoci, gelosie e problemi legali. Il suo comportamento riservato, per non implicare le eventuali responsabilità dell’amata moglie Satoko, desta sospetti anche nella donna stessa, mentre il loro amico di gioventù Taiji, tornato in città con la divisa di ufficiale della polizia militare, dopo un primo momento di affabilità nel nome dell’adolescenza trascorsa assieme, si dimostra invece rigido e inflessibile, fedele servitore del suo governo e dell’atmosfera fascista che nel frattempo si è creata in Giappone. E diventa il persecutore della coppia in nome della legge, dopo i dubbi che ha incominciato a nutrire nei loro confronti.

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È il momento in cui il Giappone si sta avvicinando all'inizio della guerra del Pacifico, dove tutti i cittadini sono stati chiamati ad essere compatti, costretti ad affrontare tutti assieme la stessa direzione. Addirittura, per esaltare il loro senso di patriottismo e giustizialismo, vengono spinti anche alla delazione per denunciare chi si sospetta non si comporti in maniera adeguata. In altre parole, si viene sollecitati a tradire anche l’amicizia per portare avanti questi sentimenti. Giustizia, inganno, tradimento, fiducia, gelosia, felicità: tutto si mescola, quando nel frattempo il destino della coppia è in enorme difficoltà nel momento in cui non è più possibile resistere. Siamo anche all'inizio degli anni della Shoah e ciò che ha visto Yusaku ce lo richiama alla mente.

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Kiyoshi Kurosawa, regista molto apprezzato nel suo Paese e noto per lo più per il sottogenere J-horror, cambia il registro delle sue storie e si mostra abilissimo ad orchestrare la location delle riprese, i costumi, l'arte, i dialoghi, disegnando un momento di forte dubbio e di frenesia vorticosa dei demoni oscuri che agitano gli animi di quei personaggi. Merito anche della buonissima sceneggiatura scritta con altri due collaboratori, che sono riusciti a combinare una interessante alchimia di intese. Ammirevoli gli attori, in pieno stile di recitazione nipponica, come da antica tradizione, così diversa da quella occidentale: il loro portamento, la gestualità contenuta, quell’accenno di mélo che è insito nel modo di interpretare i ruoli drammatici, la gentilezza dei modi, l’asprezza – allorché serve – delle maniere brusche. Tutto ciò accresce le ritualità della vita quotidiana dei personaggi del Giappone, sia quella della gente benestante che ha conquistato con il successo degli affari una agiatezza superiore alla media, come succede ai coniugi Fukuhara, sia quella delle persone che, come Taiji, hanno avuto una evoluzione del pensiero assumendo atteggiamenti militareschi molto rigidi. Molto particolare la fotografia che assume colorazioni adattate a posteriori in studio: se pensiamo che l’opera è nata per la televisione (in realtà è un TV movie girato addirittura con un 8K ad altissima definizione, inconsueto per il genere di appartenenza) si comprendono meglio le motivazioni delle modifiche apportate.

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Il film è molto bello ed appassionante, che cresce di tensione mano a mano che si scoprono le reali intenzioni di Satoko e Yusaku e dell’avventuroso viaggio che i coniugi hanno deciso di affrontare, sino all’epilogo sfortunato in cui però la didascalia sibillina finale apre ad una felice eventualità. La suspence è merito non solo della trama ma anche dell’abile Kiyoshi Kurosawa, che insinua dubbi nello spettatore sul comportamento del marito che pare reticente verso la donna a proposito dei suoi spostamenti e del piano che ha in mente. Satoko è spaventata e delusa da ciò, proprio come succede a noi: pensa ad un adulterio, immagina che i viaggi dell’uomo nascondano chissà quali segreti, il viaggio negli USA le pare piuttosto un abbandono. Il concitato chiarimento tra i due dissolverà le perplessità, anche nostre, ma aumenterà le fibrillazioni per le decisioni che prendono, con coraggio e un pizzico di incoscienza. I rischi sono altissimi, specialmente per la situazione politico-militare contingente e per l’ostinazione dell’amico di una volta, Taiji Tsumori, un poliziotto che non molla.

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Il titolo mi è parso forzato, dal momento che lo stesso uomo tiene a precisare – chiarimento determinante - che lui non è una spia e non intende tradire la sua patria, bensì prende quella pesante decisione perché la ritiene giusta ai fini umanitari, per lo spirito di giustizia che lo anima, e lei, dal suo canto, più che moglie della spia, aspira ad essere la donna degna dell’uomo che ama e che quindi non abbandonerà mai al suo destino.

Kiyoshi Kurosawa premiato a Venezia 2020 con il Leone d’Argento come miglior regista.


 
 
 

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