Che fine ha fatto Bernadette? (2019)
- michemar

- 1 apr 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 3 mag 2024

Che fine ha fatto Bernadette?
(Where'd You Go, Bernadette) USA 2019 commedia 1h49’
Regia: Richard Linklater
Soggetto: Maria Semple (romanzo ‘Dove vai Bernadette?)
Sceneggiatura: Richard Linklater, Holly Gent, Vincent Palmo Jr.
Fotografia: Shane F. Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Musiche: Sam Lipman, Graham Reynolds
Scenografia: Bruce Curtis
Costumi: Kari Perkins
Cate Blanchett: Bernadette Fox
Billy Crudup: Elgie Branch
Emma Nelson: Bee Branch
Kristen Wiig: Audrey Griffin
James Urbaniak: Marcus Strang
Judy Greer: dott.ssa Kurtz
Troian Bellisario: Becky
Zoë Chao: Soo-Lin
Laurence Fishburne: Paul Jellinek
TRAMA: Piuttosto misantropa, Bernadette Fox ha per amici la brillante figlia adolescente Bee e la sua assistente virtuale su internet. Mentre cerca di rimettere a nuovo la sua fatiscente casa e di convincersi che ama Seattle, ha rinunciato a farsi accettare dagli altri genitori dei compagni di liceo della figlia. Un giorno, però, Bernadette scompare. Sua figlia Bee andrà allora fino alla fine del mondo per ritrovarla e scoprirne la vera storia.
Voto 6,5

Le regole generali hanno il tempo che trovano. Non se ne possono costruire o inventare, valgono solo per quelle occasioni in cui apparentemente vanno bene, su misura. Solo la matematica ha un suo perché: è tetragona e impassibile, i suoi calcoli non sono confutabili. La scienza? Cambia anche quella, al passo con i Tempi. Per esempio, perché scappare? Perché andare avanti, far perdere le tracce quasi involontariamente, senza rendersene conto. Così avanti che chi ti (in)segue non ti vede più, diventi irrintracciabile, come orme coperte dalla neve, e chi ti cerca non sa più che direzione prendere. Succede a Bernadette, che si è sentita messa in disparte quando, dopo l’invito a partire tutti insieme per l’avventura dell’Antartide, hai intuito che la mollavano. Ma, ancora prima e ancora peggio, ha dovuto rinunciare da 20 anni alla passione e alla missione della sua esistenza: l’architettura. Allora, l’unico rimedio per “rientrare” nella vita - non tanto in quella degli altri, quanto nella sua, quella vita che era stata demolita dalle paure e dalle solitudini, nonostante la simbiosi carnale con la figlia Bee (Balakrishna all’anagrafe, che nome!), unico vero motivo motivante rimastole – ha pensato che fosse quello di andare dove non volevano portarla. E allora scappa, scappa avanti, portandosi solo l’ingenuità della fuga, come un’evasione a lungo sognata anche se non pensata e preparata. Sommersa dal presente, si è svegliata e si è scoperta rabbiosa e rivoltosa, con un solo scopo: il bianco candore dei ghiacciai del Polo Sud.

Le regole generali hanno il tempo che trovano, ma dal punto di vista sociologico e (tanto dibattuto) a livello femminista, è giusto sacrificare una brillante, anzi fenomenale carriera di designer innovativo e rivoluzionario, capovolgitore di ogni dottrina classica dell’architettura moderna, per fare la mamma in un posto in cui non ci si sogna minimamente di vivere (Seattle) quando si cresce, si studia e ci si afferma professionalmente sulla costa opposta, a Los Angeles? Rinunciare è un po’ morire, a volte è morire definitivamente, oppure perdere il lume della ragione. È così che succede che si parla con un’assistente virtuale come fosse un’amica, segretaria, confidente. È così che va a finire di vivere in un mondo parallelo mentre il marito Elgie fa carriera nella Information Technology, lì a Seattle dove hanno sede Microsoft e Amazon. Un marito che non “vede” più la moglie se non per i riti familiari. Quando l’unico conforto è la figlia e tutto il vicinato diventa terra nemica, ecco che la barriera caratteriale diventa una trincea per potersi difendere dagli attacchi esterni. Il mondo l’ha annientata, l’esistenza è andata avanti senza di lei, quasi dimenticata dagli altri, che, tolta Bee, non le servono a nulla e quando scopre che il suo estro creativo può servire in un altro pianeta, quale è la penisola antartica, intuisce che può essere la speranza della rinascita. Torna il sorriso, torna la vita, torna la voglia di essere quella che è veramente.

Che fine ha fatto Bernadette? Si chiedono il trasecolato marito e la sorpresa figlia adolescente, cosa la avrà attratta per fare ciò che non avrebbe mai fatto, dimenticando il suo spirito ribelle, indipendente e dinamico, nonostante l’apparente estraneità psichica degli ultimi anni? Noi spettatori realizziamo che lei era veramente in gamba solo quando la vediamo incrociare un suo collega d’altri tempi il quale, oltre all’atteggiamento sinceramente affettuoso e di stima, manifesta lo stupore di non averla vista e sentita ancora al lavoro, quel lavoro che tante soddisfazioni le avrebbe certamente dato, oltre ai numerosi premi che aveva ritirato 20 anni prima. Lei era veramente quello che si definisce “archistar”. Nell’ambito familiare invece è una mamma depressa mentre il mondo fuori era in attesa del suo ritorno. E non è detto che la sua anima creativa si possa rianimare solo tornando sulla costa est: no, anche al Polo Sud si possono realizzare grandi cose. E a questo punto diventa impossibile fermare Bernadette!

In un certo qual modo, anche se l’argomento trattato pare lontano, anche questa volta Richard Linklater ci narra una storia di formazione. In senso lato, perché quando si parla di liberazione e di rinascita mentale e fisica è come illustrare una emancipazione da uno stato emotivo di adolescente. La fuga, l’affermazione di se stessi, in un altrove ancora meglio, è come un atto di crescita, di maturazione. Io, dunque, sono. E ci sono. Il mondo di Linklater è ancora una volta fiabesco, anche se con una storia umanissima, come in fondo lo erano anche Boyhood, School of Rock, e il per me deludentissimo Tutti vogliono qualcosa. Come lo è anche la bellissima trilogia con Ethan Hawke e Julie Delpy (Prima dell’alba, Prima del tramonto, Before Midnight), che è un’unica storia di crescita umana e sentimentale. È sicuramente il suo argomento principale e come ogni fiaba richiede una fotografia ricca di colori, possibilmente pastello, quasi sempre di Shane F. Kelly, che gli carica l’atmosfera in maniera a volte sgargiante. Un’altra caratteristica che si ripete è la sceneggiatura ricca di dialoghi: lo è stato con i film su menzionati e qui addirittura diventa preponderante e fluviale, dal momento che la sempre straordinaria Cate Blanchett tiene banco nella totalità della durata e con dialoghi e monologhi debordanti, travalicanti, che escono dallo schermo e inondano la platea. Impossibile non andare con la mente alla sua specialissima e premiata Blue Jasmine: anche lì depressa ed esorbitante, debole e carica, oggetto di scherno e impetuosa. Parla, parla, parla, ma poco con gli altri, li evita, la sua misantropia è una barriera invalicabile e vederla trasformata completamente quando fa amicizia con una donna sulla nave che le porta alla base scientifica del polo fa intuire come era facile farla rinascere a nuova vita: comunicativa e disponibile. Un miracolo. Era così facile ridarle l’entusiasmo per la vita e l’apertura verso il prossimo, eppure nessuno la aiutava, neanche la figlia che non ha l’età per capire e affrontare un argomento così delicato e non facile.

Con un personaggio del genere è intuibile come la grande Cate Blanchett si sia trovata a suo agio, come abbia sposato agevolmente il registro di recitazione, così simile a quello creato da Woody Allen: ancora una volta e similmente a quel film, Cate ne fa una esibizione di altissimo pregio, modulando la voce a seconda del tragitto caratteriale dei diversi momenti. Come un soprano che deve affrontare punti differenti della scala armonica, l’attrice australiana spazia da par suo le diverse tonalità, compreso quella bassa baritonale nei momenti più concitati dei suoi ragionamenti solitari: un vero spettacolo di bravura. Il film è tutto sulle sue spalle. La giovanissima Emma Nelson nei panni della figlia Bee, costruita con tutte le tipiche caratteristiche delle ragazzine della sua età, se la cava egregiamente, mentre il pur bravo Billy Crudup mi è sembrato un pizzico ingessato, sicuramente sa far meglio in altre occasioni. Nulla da eccepire sulla regia, precisa e puntuale come sempre, soprattutto perché Richard Linklater è ormai un esperto di racconti a sfondo familiare, con relativi litigi e incomprensioni: Boyhood docet.

Un film comunque non memorabile, che a volte prende troppo la piega della commedia e poco quella dell’avventura, mentre sa indagare abbastanza bene nei meandri dei dissidi casalinghi e delle problematiche esistenziali della protagonista, ma alcuni paiono più macchiette che veri personaggi, a cominciare da quello di Kristen Wiig (la vicina di casa troppo presa dai suoi impegni sociali, falsi e ipocriti) per finire a quello di Zoe Chao, la donna intraprendente e ficcanaso che si intromette inopinatamente nella vita della famiglia Branch.

Discreto film o poco più. Credo che il pubblico si aspetti di più da questo regista, dopo le affermazioni precedenti (tranne il su citato Tutti vogliono qualcosa che mi ha deluso come pochi in questi anni). Parlare retoricamente della rinascita di una donna, forse emblema di quella di tutte le donne è un argomento delicato, difficilissimo, da trattare con cura altrimenti si diventa l’elefante tra la cristalleria. Figuriamoci se la donna in questione è una femmina nevrotica che vive in un mondo parallelo in cui parla con lo smartphone fornendo dati alla Russia, fa crollare la collina sulla villa della vicina e manda in rovina le finanze familiari. In ogni caso lo scopo di Linklater era chiaro: “Rappresentare quella che per noi è una storia sul bisogno di un essere umano di fare a modo proprio e di non seguire le regole predefinite della società circostante.”
E ricordiamoci: le persone come Bernadette Fox – come dice con rimpianto il suo ex collega - devono creare, per questo è venuta al mondo, non devono scappare, e se non lo fa diventa un pericolo per la società. Where'd You Go? Dove andresti, Bernadette?
Riconoscimenti
2020 - Golden Globe
Candidatura per la migliore attrice in un film commedia o musicale a Cate Blanchett






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