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Gli occhi di Tammy Faye (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 5 gen 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Gli occhi di Tammy Faye

(The Eyes of Tammy Faye) USA 2021 biografico 2h6’


Regia: Michael Showalter

Soggetto: Fenton Bailey, Randy Barbato (documentario)

Sceneggiatura: Abe Sylvia

Fotografia: Mike Gioulakis

Montaggio: Mary Jo Markey, Andrew Weisblum

Musiche: Theodore Shapiro

Scenografia: Laura Fox

Costumi: Mitchell Travers


Jessica Chastain: Tammy Faye Bakker

Andrew Garfield: Jim Bakker

Cherry Jones: Rachel

Fredric Lehne: Fred Grover

Louis Cancelmi: Richard Fletcher

Sam Jaeger: Roe Messner

Gabriel Olds: Pat Robertson

Mark Wystrach: Gary Paxton

Vincent D'Onofrio: Jerry Falwell

Chandler Head: Tammy Faye giovane


TRAMA: La straordinaria ascesa, caduta e redenzione di Tammy Faye Bakker, evangelista americana, personaggio televisivo, cantante, autrice e conduttrice di spettacoli religiosi.


Voto 5,5

Il punto di partenze del lavoro di Michael Showalter (regista ma anche attore, sceneggiatore, produttore, autore sempre di film tra il brillante e il romantico, vedi il simpatico The Big Sick - Il matrimonio si può evitare… l’amore no) è un documentario che spiega le vicende di una coppia di telepredicatori che ebbe un enorme successo, con conseguenti notevoli guadagni commerciali, da stupire e destare l’attenzione dell’opinione pubblica americana. Con tanto di seguito di telefilm, un musical (scritto tra gli altri da Elton John) e una sterminata fama di cultura di massa. Un personaggio, insomma, appariscente e di grande popolarità. La trama, con la sceneggiatura di Abe Sylvia, mostra da vicino la straordinaria storia dell’ascesa, della caduta e della redenzione della telepredicatrice Tammy Faye Bakker.

Negli anni Settanta e Ottanta, Tammy Faye e suo marito Jim Bakker, entrambi di umili origini, riuscirono a creare il più grande network televisivo religioso al mondo e un parco a tema. Celebre per il suo messaggio di amore, accettazione e prosperità, la donna divenne inseparabile dalle sue ciglia finte, dalla sua stravagante voce da cantante e dal suo desiderio di raggiungere persone di tutte le estrazioni sociali. Tuttavia, non passò molto tempo prima che irregolarità finanziarie, rivali truffaldini e scandali demolirono l'impero che i due avevano faticato a costruire.

Forse era il momento propizio per gente come Reagan, o il successo dell’emittente MTV, o era solo l’ossessione mediatica americana che faceva raggiungere con grande rapidità la cima del gradimento alcuni personaggi che venivano fuori dal nulla. Certo è che l’economia culturale era così profondamente costruita sul culto della personalità che anche persone comuni si trasformarono effettivamente in personaggi di forte attrazione fino a sembrare di fantasia, quasi fuori dalla normalità. Se poi si aggiunge l’antica tradizione nordamericana degli imbonitori – una volta per le strade, poi nella TV – che incantano il pubblico a cui erano e sono capaci di vendere di tutto o convincerli di ogni cosa, allora il quadro è chiaro. Se poi ancora questi personaggi fanno parte della schiera che elucubrano e intrattengono con sermoni religiosi, il panorama è completo. Ebbene, la per noi sconosciuta Tammy Faye Bakker (Jessica Chastain) è stata una vera campionessa in questo campo: iconica telepredicatrice figlia di un ministro pentecostale, partendo da zero riuscì a costruire un impero che navigava tra il religioso e l’affaristico, proprio a gonfie vele. Mondo che, a seguito di errori di strategie, come ogni pallone gonfiato, crollò su se stesso con il totale fallimento della mega operazione.

Come succede spesso quando si vuole diventare troppo grandi, ma davvero troppo, accade che l’impalcatura e gli addobbi crollano con grande fragore. Infatti, dalle piccole trasmissioni iniziali, la coppia, ma in primis la vivacissima e intraprendente protagonista, con il grande successo riscosso e il seguito popolare, volle ingrandire l’impresa in maniera impressionante. Il programma divenne un business di grande successo, un vero e grande show televisivo, con un fatturato di oltre 120 milioni di dollari annui durante gli anni Settanta, tanto da aprire un proprio parco divertimenti di stampo cristiano. Pur essendo una devota evangelica, Tammy Faye Bakker si distaccò dalla sua chiesa sui temi dell’omosessualità, diventando un’attivista per le persone LGBT (oggi, come sappiamo, la sigla si è giustamente arricchita) e contraddistinguendosi per il grande impegno nella lotta contro l’AIDS. Dal 1987 gli scandali finanziari e sessuali causati dal marito Jim Bakker (Andrew Garfield) portarono la società alla rovina e nel 1989 l’uomo fu condannato a 45 anni di reclusione per frode e cospirazione (pare ne abbia scontato solo 5). Ascesa e caduta. E come insegna la Storia, dopo c’è solo la redenzione. Che, comunque, vera o finta, fa comodo.

Se la vicenda meraviglia (ma fino ad un certo punto, perché li conosciamo gli americani, no?) e il film potrebbe (ahimè, solo potrebbe) essere interessante come una delle tante storia biografiche dei personaggi famosi, l’opera di Michael Showalter stupisce enormemente per la performance di un’attrice che ben conosciamo ma che non poche volte ci sorprende, per bravura. Jessica Chastain è la vera e totale sorpresa: truccatissima (pare che si sia fortemente lamentata per i problemi di pelle, ma lei era anche produttrice) perché così era il personaggio, con lunghe ciglia finte, vestita con colori appariscenti, sino a diventare quasi una drag queen, è in un continuo stato di esuberanza. Donna molto comunicativa, l’attrice si esibisce in una prova come mai era successo prima e alla fine non si sa se il film è più sul personaggio o su di lei, tanto impegno ci ha messo. Ingrassata, vivace, dirompente, fotografata da colori accesi che sposano l’ambientazione pop che si respira in ogni scena, ottimamente supportata dalla compagnia di Andrew Garfield, degno partner di scena.

Il problema è che il film, anche lungo, non brilla per tutto la durata e attraversa momenti di stanca, forse anche per colpa della evidente dabbenaggine del popolo che seguiva la telepredicatrice. In pratica, il film fa molta fatica ad arrivare alla sufficienza e se resta in piedi è più che altro per merito della coppia di attori, con la Chastain in forte evidenza. Quello che salta evidente agli occhi è la vicenda in sé, della furbizia dei due personaggi, in quel periodo sempre sulle copertine di tutte le riviste scandalistiche, dato che i due non erano semplicemente innovativi, ma andavano controcorrente rispetto alla cristianità evangelica tradizionale. Per quello che il film cerca di raccontarci, Tammy Faye era un'esplosione di colori in un’era piena di uomini arcigni e bigotti che indossavano completi scuri. Non somigliava a nessun altro telepredicatore dell’epoca e le sue parrucche stravaganti e il suo make-up luccicante divennero il suo biglietto da visita tanto quanto la sua compassione e la sua dedizione nell’amare e accettare il prossimo. Il regista ha avuto l’accortezza di intuire che questo linguaggio visivo doveva essere applicato anche all’intensa vita interiore di Tammy Faye, partendo dalla sua accettazione dello Spirito Santo nella chiesa pentecostale della sua giovinezza e culminando nel momento in cui raggiunse la mezza età, quando – purtroppo per lei - divenne dipendente da farmaci e alcol. Il suo stato emotivo passava continuamente dall’innamoramento più intenso alla disperazione più profonda, dall’estasi religiosa alle allucinazioni indotte dalla droga. Spettava quindi al direttore della fotografia Mike Gioulakis rapportare queste sensazioni nella scelta dei colori.


Un circo? Beh, forse. Comunque, più apprezzabile il lavoro degli addetti, soprattutto degli attori, che il risultato complessivo. Dimostrato dai premi a cui è andato incontro.

Riconoscimenti

2022 - Premio Oscar

Miglior attrice a Jessica Chastain

Miglior trucco e acconciatura

2022 - Golden Globe

Candidatura per la migliore attrice in un film drammatico a Jessica Chastain



 
 
 

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michemar

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