La candidata ideale (2019)
- michemar

- 7 mar
- Tempo di lettura: 2 min

La candidata ideale
(Al-murashahat al-muthalia) ArabiaSaudita/Germania 2019 dramma 1h44
Regia: Haifaa Al-Mansour
Sceneggiatura: Haifaa Al-Mansour, Brad Niemann
Fotografia: Patrick Orth
Montaggio: Andreas Wodraschke
Musiche: Volker Bertelmann
Scenografia: Olivier Meidinger
Costumi: Heike Fademrecht
Mila Al Zahrani: Maryam Alsafan
Dae Al Hilali: Selma
Nora Al Awad: Sara
Khalid Abdulraheem: Abdulaziz
TRAMA: Nella attuale Arabia Saudita, una giovane dottoressa, decisa a far asfaltare la strada piena di buche che conduce all’ospedale, si candida alle elezioni per il consiglio municipale della propria città. Questo avvenimento creerà scompiglio nella comunità locale conservatrice e patriarcale, non ancora pronta ad accettare la prima donna all’interno dell’amministrazione comunale.
VOTO 6,5

Ci risiamo: a volte, un film non può essere giudicato solo per i meriti, ma deve sopportare il peso della storia, della politica e della rappresentazione femminile. Figuriamoci se la trama si svolge in un Paese conservatore e patriarcale. Lo avevamo notato, tra le tante altre, con il più noto film della coraggiosa regista Haifaa Al-Mansour, il premiato La bicicletta verde. Ironia della sorte, proprio questo destino tocca alla dottoressa Maryam (Mila Al Zahrani), una giovane dottoressa che lavora in una clinica di una piccola città che, attraverso una serie di colpi di scena, si ritrova a candidarsi per l’elezione al consiglio locale.
La regista ci illustra immediatamente la situazione di partenza senza tanti preamboli. La prima volta che incontriamo Maryam, infatti, è alla guida di un’auto e questo è già indice di un cambiamento in atto nel Regno. Alle donne è stato permesso di guidare solo da quando la legge è stata cambiata nel 2017. La clinica in cui Maryam lavora, una sorta di pronto soccorso, è fatiscente e la strada che vi conduce è sterrata e allagata a causa di un tubo rotto. È osservante, indossa il niqab e rispetta i digiuni. Vive con le sue sorelle Sara e Selma e il padre Abdulaziz, un musicista che è ancora in lutto per sua moglie ed è amabilmente negligente del suo ruolo di patriarca, troppo dedito alla sua musica e al suo strumento tradizionale.
Nonostante questa apparente libertà femminile, le difficoltà saltano presto agli occhi. Quando Maryam desidera recarsi a una conferenza medica a Dubai, con la speranza di fare domanda per un lavoro nella grande città, guadagnare di più, liberandosi dalla mentalità provinciale, scopre che il suo documento di viaggio non è aggiornato e siccome suo padre è in giro a suonare, non può essere rinnovato senza il suo permesso.
Nel tentativo di risolvere i suoi problemi di viaggio, la donna finisce in qualche modo come candidata alle elezioni locali, con grande indignazione iniziale di quasi tutti. Facile immaginare quando cercherà di prendere la parola in campagna elettorale davanti agli anziani della cittadina. Facile immaginare anche gli ostacoli che incontrerà per affermarsi.
Anche questa volta, come nell’altro famoso film, Haifaa Al-Mansour ha dovuto dirigere il film spesso nascosta nel furgoncino guidando la troupe con il walkie-talkie.
È la prima volta che un film saudita partecipa al concorso ufficiale del Festival di Venezia, quello del 2019 ed inoltre è stato selezionato come candidato dell'Arabia Saudita per il miglior film in lingua straniera agli Oscar dello stesso anno, ma non è stato selezionato nella definitiva cinquina.


























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