La coda del diavolo (2024)
- michemar

- 20 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 4 nov

La coda del diavolo (2024)
Italia 2024 thriller 1h35’
Regia: Domenico de Feudis
Soggetto: Maurizio Maggi (romanzo)
Sceneggiatura: Nicola Ravera Rafele, Gabriele Scarfone
Montaggio: Vincenzo Alfieri
Musiche: Massimiliano Mechelli
Scenografia: Marianna Sciveres
Costumi: Marija Tosic
Luca Argentero: Sante Moras
Cristiana Dell’Anna: Fabiana Lai
Francesco Acquaroli: commissario Lago
Geno Diana: Brosu
Simone Colombari: Derosas / Carlo Ragusa
Sergio Albelli: Leone Fazi
Antonio Tintis: ispettore Zola
Luca Pusceddu: secondino
Riccardo Lai: Ettore
TRAMA: Sante Moras è un ex poliziotto che lavora nella natia Sardegna come guardia giurata e viene accusato di un omicidio che in realtà non ha commesso. La vittima è un criminale incarcerato per aver torturato e ucciso una ragazza, che è stato trovato morto durante il turno di Sante. Quest'ultimo, sentendosi incastrato, fugge disperatamente ma viene braccato dal testardo commissario Lago. L’unico modo per salvarsi è quello di trovare la verità e scagionarsi con l’aiuto della giornalista Fabiana Lai.
Voto 6

In una Gallura fotografata livida, buia, molto colorata e aspra come da letteratura, che la ricorda terra di rapimenti, oltre alla bellezza naturale, una ragazza è tenuta prigioniera in un casolare isolato. Incatenata, sfinita e ferita, oltre che nello spirito, è ostaggio di un uomo che parla solo con l’idioma del luogo, che riceve l’ordine – dopo il passaggio di due giovani escursioniste, che quindi probabilmente hanno intravisto qualcosa nell’interno – di spostare immediatamente la sequestrata. Intuendo il maggior pericolo, se mai sia possibile, la ragazza riesce a scardinarsi e a scappare: nonostante il passaggio di una volante dei carabinieri sulla strada della fuga, l’aguzzino carceriere la uccide e viene immediatamente arrestato. Portato in cella di isolamento e in attesa dell’interrogatorio, viene affidata all’esausto e preoccupato Sante Moras (Luca Argentero), guardia carceraria ed ex agente di polizia, la strettissima sorveglianza notturna.
Due uomini e due situazioni che si incrociano. La ragazza sparita e uccisa è solo un campanello d’allarme ed una conferma: non è un caso isolato, altre giovanissime stanno sparendo da tempo nella zona ed evidentemente si sta sviluppando un criminale traffico di ragazze ad opera di chissà quale organizzazione. L’altro vertice della storia è appunto Moras, che vediamo rabbuiato dalle vicende personali e notevolmente sotto la pressione degli individui a cui si è rivolto per prestiti onerosi. Risulta chiaro che proviene da serie difficoltà economiche familiari ed è sfiancato sia da questi che dal pesante servizio che il direttore del carcere gli accolla. Come, per esempio e chissà per quale motivo, quella maledetta notte in cui il detenuto viene trovato morto, avvelenato da una siringa. Di conseguenza, i sospetti dell’omicidio in cella, sia per logica sia perché ben organizzato, ricadono sull’inconsapevole guardia.
Vista la situazione scomoda, messo alle strette, l’unica soluzione che vede davanti a sé Sante Moras è quella di fuggire, anche facendosi scudo della nota giornalista Fabiana Lai (Cristiana Dell’Anna), che si era recata in carcere per seguire il clamoroso caso e per carpire informazioni almeno dal commissario Lago (Francesco Acquaroli) che segue le indagini. La guardia carceraria scappa con il fuoristrada della donna, inseguito dalle auto della polizia. Ha inizio così veramente il film, un thriller che non può non far venire in mente Il fuggitivo con Harrison Ford in fuga per l’intera durata. Il protagonista Sante deve non solo guardarsi le spalle e non farsi arrestare (sarebbe difficile cavarsela dalle accuse) ma anche vendicarsi e venire a capo della misteriosa storia per trovare il vero assassino, il che lo porterebbe subito vicino alla organizzazione dei rapimenti delle adolescenti.
Trova una sponda proprio nella giornalista Lai, che sin dall’inizio trova non poche incongruenze nella ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti ed ha capito che solo aiutando il sospettato si può arrivare al bandolo della matassa, che sicuramente tocca personaggi criminali, persone importanti e forse anche qualcuno all’interno del carcere. Sono tanti i nemici tra il porticciolo, la prigione e gli armatori della zona: lui è solo contro tutti e può contare solo sull’aiuto esterno e segreto della donna.
Noir terribile, che sprofonda nel nero della serie di omicidi che lascia una scia di sangue inevitabile data la ferocia della banda, con Moras che insegue e segue con grinta e disperazione perché, se tutto ciò sta accadendo, vuol dire che la pista è giusta: i mostri sono ricchi e potenti, con agganci altolocati e sono costretti a non usare mezze misure per lasciare terra bruciata alle spalle. Anche il commissario Lago intuisce che il sospettato iniziale sia innocente, costretto dalle circostanze sfavorevoli a comportarsi in quella maniera, ma è sempre in ritardo con gli eventi. Ha cambiato idea anche perché il vecchio capo dell’uomo in fuga assicura della sua affidabilità, non può essere stato lui: aveva tanto bisogno di danaro per gravi motivi familiari, ma era un bravo agente e sicuramente lo è tuttora. È solo che ora non ha scelta per dimostrare la sua estraneità ai fatti. La chiave di lettura che aprirà la porta alla soluzione è un simbolo che la banda incide a sangue sulle spalle delle rapite. Sembra una coda di diavolo ed invece è un attrezzo da pescatore (no spoiler).
La suspence è discreta, il film è buono ma poteva essere migliore, meriterebbe un voto migliore se non fosse per una sceneggiatura i cui incastri sono accomodati con troppa semplicità e molte coincidenze paiono artefatte. Peccato, perché Domenico de Feudis avrebbe potuto trarre un film di maggior consistenza. Buon per lui che i personaggi più importanti se la cavano bellamente: Luca Argentero ha il giusto appiglio e pare tagliato bene per essere convincente; Cristiana Dell’Anna è validissima e sforna una ottima interpretazione; Francesco Acquaroli è perfettamente a suo agio nel ruolo di un commissario navigato e maledetto.
In Italia non siamo molto abituati a riuscire nel genere noir ma fortunatamente qualcuno ci prova con discreti risultati.






























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