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Ready Player One (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 4 set
  • Tempo di lettura: 4 min
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Ready Player One

USA, India, Singapore, Canada, UK, Giappone, Australia 2018 sci-fi/avventura 2h20’

 

Regia: Steven Spielberg

Soggetto: Ernest Cline (romanzo Player One)

Sceneggiatura: Zak Penn, Ernest Cline

Fotografia: Janusz Kaminski

Montaggio: Sarah Broshar, Michael Kahn

Musiche: Alan Silvestri

Scenografia: Adam Stockhausen

Costumi: Kasia Walicka-Maimone

 

Tye Sheridan: Wade Watts / Parzival

Olivia Cooke: Samantha Cook / Art3mis

Lena Waithe: Helen Harris / Aech

Philip Zhao: Zhou / Sho

Win Morisaki: Toshiro / Daito

Ben Mendelsohn: Nolan Sorrento

T.J. Miller: i-R0k

Simon Pegg: Ogden Morrow / curatore

Mark Rylance: James Halliday / Anorak l’Onnisciente

Hannah John-Kamen: F’Nale Zandor

Susan Lynch: Alice

Perdita Weeks: Karen “Kira” Underwood

Ralph Ineson: Rick

Clare Higgins: sig.ra Gilmore

 

TRAMA: In un futuro prossimo, un giovane emarginato di nome Wade Watts fugge dalle sue fatiche quotidiane accedendo a un gioco per computer multigiocatore chiamato OASIS. Morendo, il fondatore milionario del gioco lascia la sua fortuna come premio di una caccia al tesoro all’interno della piattaforma. Watts prende parte alla competizione dove si ritroverà a doversi confrontare - realmente e virtualmente - con nemici disposti a tutto pur di mettere le mani sulla fortuna.

 

VOTO 6


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Premessa. Dato che questo genere di film non è proprio quello che mi appassiona (eufemismo) ma apprezzando lo spirito con cui il grande regista ha affrontato questo lavoro dall’essenza fantascientifica e giovanile cercherò di mantenermi equidistante tra miei gusti e l’elevato gradimento che il film ha riscosso. Ovviamente anche il mio voto ne risente e resto nella sufficienza considerando la qualità indubbia, anche dal punto di vista spettacolare.


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Sebbene non raggiunga le vette di capolavori come Incontri ravvicinati del terzo tipo, I predatori dell’arca perduta o E.T., questo film riporta in scena quella scintilla tipica di Spielberg e lo si nota. Più vicino a Jurassic Park per struttura e ambizione, è un film d’azione e avventura basato su un romanzo di successo, che punta tutto su effetti visivi spettacolari, tanto che più che un piacere per gli occhi è un’esperienza visiva notevole. È, in pratica, una magia visiva, che rende ovviamente di più sul grande schermo e non su una TV, essendo un’immersione totale pensata per sale cinematografiche con impianti audio e video di alto livello.


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Adattamento del romanzo Player One del 2011 scritto da Ernest Cline, che ha anche contribuito alla sceneggiatura, il film immagina un mondo afflitto da povertà e sovrappopolazione, dove la realtà è diventata insopportabile. La gente preferisce rifugiarsi nell’OASIS, un universo virtuale creato da James Halliday (Mark Rylance) e Ogden Morrow (Simon Pegg), dove ogni cosa è possibile. Basta un visore VR e una connessione per diventare chiunque si voglia. Quindi, un futuro distopico ed una fuga virtuale. Infatti, succede che il protagonista Wade Watts (Tye Sheridan), noto nell’OASIS come Parzival, è uno dei tanti “Gunter”, cacciatori di Easter Egg. Il premio? Il pieno controllo dell’OASIS. Accanto a lui ci sono Aech (Lena Waithe), Sho (Philip Zhao), Daito (Win Morisaki) e la carismatica Art3mis (Olivia Cooke), con cui nasce una tensione romantica che si sviluppa anche nel mondo reale. Nel frattempo, il CEO della I0I, Nolan Sorrento (Ben Mendelsohn), vuole impadronirsi dell’OASIS per monetizzarlo. Per farlo, è disposto a tutto: inganni, corruzione e violenza. Nel mondo virtuale si affida al mercenario i-R0k (T.J. Miller), mentre nella realtà manda F’Nale Zandor (Hannah John-Kamen) a fare il lavoro sporco. Come si può notare è un tipico intrigo dei film sci-fi, più che altro adatto agli spettatori giovani appassionati di giochi elettronici.


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Il film è anche un paradiso per gli appassionati di cultura pop anni ‘70 e ‘80. Da King Kong a Mechagodzilla, da Batman a Freddy Krueger, passando per Shining, Star Trek, Alien, Battlestar Galactica, Ritorno al futuro e persino Il gigante di ferro. Spielberg ha saputo intrecciare riferimenti iconici con grande maestria, anche se alcune saghe come Star Wars, Marvel e Harry Potter sono assenti o appena menzionate. Importante mi risulta la chimica tra lo Sheridan e la Cooke, cosa che dona credibilità alla loro storia, compensando la scarsa profondità dei personaggi. Le scene d’azione sono spettacolari ma, essendo ambientate in un mondo virtuale, mancano di reale tensione. I personaggi possono rigenerarsi, e il destino dell’OASIS non ha lo stesso peso di una minaccia tangibile. L’urgenza si fa sentire solo quando il pericolo si trasferisce nel mondo reale.


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Dopo anni di progetti meno incisivi, ma con tre suoi pilastri come Lincoln, Il ponte delle spie e The Post, tutti molto impegnativi, Steven Spielberg torna con un’opera energica e visivamente appagante: non è il suo capolavoro, ma dimostra che il regista ha sempre avuto molto da dire nel cinema d’intrattenimento. È un film che affascina, stanca, diverte e lascia il segno. Ma… agli appassionati, non a me. Visto l’enorme dispiego di strumenti e di effetti visivi, arriva la candidatura per i migliori effetti speciali nella notte degli Oscar 2019.

 


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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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