Southpaw - L’ultima sfida (2015)
- michemar

- 11 feb
- Tempo di lettura: 3 min

Southpaw - L’ultima sfida
(Southpaw) USA/Cina/HongKong 2015 dramma/sportivo 2h4’
Regia: Antoine Fuqua
Sceneggiatura: Kurt Sutter
Fotografia: Mauro Fiore
Montaggio: John Refoua
Musiche: James Horner
Scenografia: Derek R. Hill
Costumi: David C. Robinson
Jake Gyllenhaal: Billy Hope
Forest Whitaker: Titus “Tick” Wills
Rachel McAdams: Maureen Hope
Miguel Gomez: Miguel “Magic” Escobar
Oona Laurence: Leila Hope
Naomie Harris: Angela Rivera
Victor Ortiz: Ramone
50 Cent: Jordan Mains
Rita Ora: Maria Escobar
Beau Knapp: Jon Jon
Clare Foley: Alice
Skylan Brooks: Hoppy
TRAMA: Un campione di boxe cerca di riottenere l’affidamento della figlia e rilanciare la sua carriera dopo un incidente che lo porta all’autodistruzione.
VOTO 6,5

Billy Hope (Jake Gyllenhaal) è il campione imbattuto dei pesi massimi. Ha una moglie bellissima, Maureen (Rachel McAdams), conosciuta all’orfanotrofio dove entrambi sono cresciuti, una figlia e una villa faraonica. Maureen prova a convincerlo che tutto questo non è fatto per durare e che deve abbandonare la boxe, ma prima che Billy possa mettere in atto la sua promessa, un alterco con il rivale Miguel Escobar degenera e un proiettile vagante colpisce Maureen, uccidendola. Billy perderà ogni cosa e dovrà ripartire da zero, con l’obiettivo di tornare sul ring e sfidare Escobar.
A sorpresa, Antoine Fuqua si allontana dalle strade violente che normalmente racconta e trasferisce il suo cinema vigoroso su un ring per la classica storia di boxe e riscatto, tema più volte sfruttato dal cinema. A sorpresa ma sempre fino ad un certo punto, perché è solo un trasferimento di luogo e di stato d’animo tra le strade d’asfalto e una palestra, anticamera di quell’arena moderna che è la boxe professionistica in cui girano molti soldi e ancor più interessi. Non siamo di fronte ad un film di genere sportivo, anche se ci sono varie sequenze di pugilato – molto, molto duro - piuttosto abbiamo a che fare con una storia drammatica e di scelte difficili e, come succede tante volte, la presenza di Jake Gyllenhaal condiziona - ovviamente in senso positivo - il valore del film, che in sé non è nulla di speciale (diciamo che è solo ordinaria amministrazione) ma la forza di trasformazione, di adattamento mentale e soprattutto fisica che riesce ad imprimere Jake in ogni film in cui viene chiamato diventa preponderante. Ripensiamo a Lo sciacallo – Nightcrawler e a come ha adattato anche lì il suo fisico. La forza del film è tutta in lui.
Il lavoro che confeziona Fuqua rientra quindi nella categoria dei film di pugilato moderni, concentrandosi però più sulle relazioni umane e sulla redenzione che sul vincere o perdere. Il protagonista, Billy è pur sempre il campione imbattuto dei pesi medi, ma mostra segni di vulnerabilità con l’avanzare dell’età: questo è uno sport durissimo dove nel giro di pochi anni di attività le battaglie e i colpi ricevuti lasciano il segno e sul ring non si è eterni. Si diventa più esperti, ma i giovani robusti incalzano e vogliono farsi strada, specialmente se hanno pochissimi scrupoli. Dopo il tragico evento che lo lascia in rovina, Billy cerca di ricostruire la sua vita e riconquistare la fiducia della sua giovane figlia, Leila.
Ma la lotta di Billy non è come le altre, non è in concorrenza con gli altri, è interiore ed è contro sé stesso, piuttosto che contro un avversario esterno. La dinamica principale non è Billy contro un avversario arrogante o il mondo intero, ma Billy contro sé stesso. La relazione chiave che guida il film è quella tra Billy e sua figlia, piuttosto che una storia romantica. Quella è finita una sera ad un party.
Il film presenta personaggi ben sviluppati e interpretazioni potenti. I personaggi principali, seppur familiari nei loro ruoli (il pugile sfortunato, il trainer esperto, la moglie premurosa), vengono resi reali e credibili grazie alla sceneggiatura e alle performance degli attori. La regia di Antoine Fuqua conferisce intensità alle scene di combattimento, ma le vere lotte si svolgono al di fuori del ring.
Billy cerca l’aiuto di un nuovo allenatore, Tick Wills, interpretato da Forest Whitaker, il cui approccio duro ma affettuoso e bonario offre a Billy l’opportunità di riscattarsi e di riconquistare la fiducia della figlia. La colonna sonora, composta da James Horner, sottolinea momenti ed emozioni senza dominare le scene, contribuendo all’atmosfera complessiva del film.
Nonostante la prevedibilità della trama, il film ha senz’altro il pregio di distinguersi per la profondità dei suoi personaggi e per la sincera rappresentazione del legame padre-figlia. Il film offre un’esperienza coinvolgente e toccante, distinguendosi in un panorama cinematografico spesso dominato da film ad alto budget e drammi eccessivi. E qui, la dote principale è Jake Gyllenhaal, diretto bene dal regista esperto ed altrettanto bene accompagnato dalla recitazione carismatica di Forest Whitaker.

11 candidature qui e là per il mondo, tra cui il concorso a Locarno, che rappresenta pur sempre un merito.






























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