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Suburra (2015)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 feb 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 27 ago

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Suburra

Italia, Francia 2015 noir 2h10’


Regia: Stefano Sollima

Soggetto: Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo (romanzo)

Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo

Fotografia: Paolo Carnera

Montaggio: Patrizio Marone

Musiche: Pasquale Catalano

Scenografia: Paki Meduri

Costumi: Veronica Fragola


Pierfrancesco Favino: on. Filippo Malgradi

Claudio Amendola: Samurai

Alessandro Borghi: Aureliano Adami, detto Numero 8

Elio Germano: Sebastiano

Greta Scarano: Viola

Giulia Elettra Gorietti: Sabrina

Adamo Dionisi: Manfredi Anacleti

Giacomo Ferrara: Alberto Anacleti, detto Spadino

Antonello Fassari: padre di Sebastiano

Jean-Hugues Anglade: cardinale Berchet


TRAMA: Un boss noto come “Samurai” sta lavorando con la criminalità meridionale per trasformare il lungomare di Ostia in una nuova Las Vegas. Un politico corrotto, appassionato di giovani prostitute e cocaina, lo protegge con l’aiuto di un potente cardinale. Tutti i boss della mafia locale hanno accettato di collaborare per tale comune obiettivo. La pace, però, non può durare a lungo e una feroce guerra tra bande rivali minerà il sogno delle cosche.


Voto 7


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Tratto dal fortunato e omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, il film di Stefano Sollima, capace regista di storie durissime come questa (ricordiamo che sono suoi ACAB - All Cops Are Bastards, le serie TV di Gomorra e Romanzo Criminale e il sequel hollywoodiano di Sicario di Villeneuve, Soldado) ci mostra con spietata crudezza e reale attendibilità ciò che succede(va) nel sottobosco della città eterna. Suburra – lo sappiamo bene – era la zona più di malaffare dell’antica Roma, piena di assassini e ladri, e qui sembra che nulla sia cambiato.


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La storia è inquadrata nel momento difficile dell’Italia in cui sia Berlusconi che il Papa Ratzinger abbandonano i loro incarichi: defezioni che stimolano cambiamenti nella società come la fine di un’epoca, così come succede in questa banda criminale narrata in cui ci sono grandi sconvolgimenti.


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I personaggi sono ben approfonditi dalla ottima sceneggiatura scritta a più mani da gente esperta e affidabile, tanto che il risultato è davvero ragguardevole: l’onorevole Malgradi – prepotente e presuntuoso che fa il gradasso in giro ma si piega ai boss – è supportato dall’affidabile Pierfrancesco Favino; Samurai (Claudio Amendola) è un personaggio di pietra inscalfibile, ultimo superstite della Banda della Magliana e garante dei rapporti tra la piccola malavita romana, le famiglie mafiose del Sud Italia e la politica, ma che cade solo per mano di una donna stravolta; il cosiddetto Numero 8 è colui il quale vuole affermarsi nella criminalità importante ma è ancora troppo impulsivo e troppo poco esperto e paga caramente l’inesperienza e i sogni troppo grandi, interpretato da un Alessandro Borghi in piena ascesa dopo l’affermazione di Non essere cattivo di Claudio Caligari.

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Sebastiano è il prezzemolino che entra nel grande giro per scopi personali, dallo scarso equilibrio tra figure pesanti che lo rende fragile e soprattutto si vende per salvare costantemente e sostanzialmente il deretano e per questo è in assoluto in meno affidabile. È il vero loser della situazione ed Elio Germano lo interpreta alla grande, come un Diabolik dei ruoli, entrando ed uscendo nei vari personaggi della sua luminosa carriera. Manfredi è il capo del clan malavitoso zingaro della famiglia Anacleti, che con il fisico di Adamo Dionisi spacca lo schermo e la faccia degli ostili. Greta Scarano interpreta Viola, la ragazza di Numero 8: è talmente tossica che diventa prima un pericolo per il suo uomo, poi il detonatore del finale dove nessuno resterà al suo posto. Mica per nulla l’ultimo capitolo della trama è intitolato L’Apocalisse, mentre gli altri prendono il titolo del giorno degli avvenimenti che precipitano ora dopo ora.


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Nel frattempo crolla il mito del Papa che non abdica mai e dello IOR polo degli affari grigi, si disfa il sorriso plastico di Berlusconi che trascina con sé, come Sansone, i suoi adepti parlamentari, dipinti come politici o corrotti o corruttibili, in una Roma buia e piovigginosa, come da manuale del noir. Non c’è un personaggio politico che si salvi.


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Come dice lo stesso regista: “È un gangster movie che riflette la fine di un’era, di un mondo politico e di un mondo criminale che sta diventando altro ma non sa ancora bene cosa e quindi si agita con sanguinosi colpi di coda in attesa di un nuovo ordine". Parole tremende che spiegano efficacemente il contenuto sintetizzando la trama.


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Film tosto, molto duro, che non risparmia niente e nessuno, mettendo nella parte scura della Storia d’Italia il peggio della nostra politica, mentre il reparto criminale è ciò che uno spettatore si attende. Il buonissimo cast lavora all’altezza delle attese, dove alcuni si confermano (vedi i nomi più noti come Amendola, Favino e Germano) ed altri, vedi Borghi e Scarano, hanno l’occasione per mettersi in mostra bene ed iniziare la loro brillante carriera. Meritevole di menzione il lavoro del reparto tecnico, dalle luci alla fotografia, dal montaggio agli ottimi brani scritti da Pasquale Catalano e cantati dai francesi M83, musica che crea l’atmosfera adatta ai vari momenti.

Film di successo che ha generato una serie TV apprezzata diretta da Michele Placido.


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Riconoscimenti

2016 - David di Donatello

Candidatura migliore attore non protagonista a Alessandro Borghi

Candidatura migliore fotografia

Candidatura migliore scenografia

Candidatura miglior montaggio

Candidatura migliori effetti speciali

Candidatura mercedes-Benz Future Award a Stefano Sollima

2016 - Nastro d’Argento

Migliore attrice non protagonista a Greta Scarano

Migliore scenografia

Candidatura al regista del miglior film

Candidatura migliore attore protagonista a Pierfrancesco Favino

Candidatura migliore attore non protagonista a Claudio Amendola

Candidatura migliore costumi

Candidatura miglior montaggio

2016 - Globo d’Oro

Candidatura migliore attrice a Greta Scarano

Candidatura migliore fotografia

2016 - Ciak d’Oro

Rivelazione dell’anno a Greta Scarano e Alessandro Borghi

Candidatura migliore attore non protagonista a Alessandro Borghi

Candidatura migliore manifesto



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