Burn after reading - A prova di spia (2008)
- michemar

- 8 set 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 20 set 2024

Burn after reading - A prova di spia
(Burn After Reading) USA/UK/Francia 2008 commedia 1h36'
Regia: Ethan e Joel Coen
Sceneggiatura: Ethan e Joel Coen
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: Ethan e Joel Coen
Musiche: Carter Burwell
Scenografia: Jess Gonchor
Costumi: Mary Zophres
Brad Pitt: Chad Feldheimer
George Clooney: Harry Pfarrer
Frances McDormand: Linda Litzke
John Malkovich: Osbourne Cox
Tilda Swinton: Katie Cox
Richard Jenkins: Ted Treffon
J.K. Simmons: Presidente CIA
David Rasche: agente Palmer
TRAMA: "Ozzie" Osbourne Cox viene licenziato dalla CIA a causa della sua dedizione all'alcool e per vendicarsi, decide di scrivere un memoriale sull'Agenzia. Sua moglie gli sottrae però una copia su disco del testo e accidentalmente la dimentica in palestra, dove viene trovata da un istruttore e da un'impiegata che, fraintesa l'importanza dell'oggetto, escogitano un ricatto ai danni di Cox. Ma entra in scena Harry Pfarrer, amante di Linda e le cose si complicano.
Voto 7

Pur conoscendo bene i maledetti Coen, la sorpresa la sanno sempre preparare. Con il pretesto di una commedia brillante e grottesca - questa volta per giunta chiedendo agli attori una recitazione un tantino sopra le righe, urgente e necessaria - ci vogliono spaventare con argomenti seri: lo spionaggio, il controllo del grande fratello, la privacy infranta, insomma gli argomenti sensibili che vanno tanto di moda oggi. Ma sarebbe troppo riduttivo iniziare a parlare di questo film in codesta maniera. Innanzitutto va chiarito che il cinema Coen è (oggi, a distanza di tempo, devo dire “purtroppo”, oggi si occupano d’altro genere) o era un mondo a sé, era l’arte dell’improbabile, con personaggi improbabili, situazioni improbabili. Resi però più che probabili, diciamo possibili. Infatti, succedeva sempre che le loro figure arrivavano da chissà dove, si incontravano o scontravano in contesti assurdi presentati come plausibili, entravano e uscivano di scena con tale nonchalance che sembrava tutto normale, al massimo accidentale. Non succede così in Il grande Lebowski? In Fargo? O il meraviglioso L’uomo che non c’era?

Il presente film ne è un paradigma, un esempio folgorante e indiscutibile. C’è l’analista della CIA Osbourne Cox (John Malkovic) che viene licenziato; la moglie Katie Cox (Tilda Swinton) che lo pianta perché lo tradisce con il traditore seriale Harry Pfarrer (George Clooney): donnaiolo, pieno di fisime e afflitto dal reflusso da lattosio (vedere la scena del party in cui non sa se assaggiare la tartina con il formaggio di capra…) ; l’impiegata della palestra Linda Litzke (Frances McDormand) che vuole tette e braccia nuove; su tutti c’è Chad Feldheimer (Bradd Pitt), il più risoluto, quello che si crede il più furbo e che al pubblico pare il più stupido. Che stupido non è o, meglio, lo sarebbe in effetti, ma secondo lo spirito e la filosofia del film non lo è. E non lo è neanche il film: è così e basta. Almeno secondo i Coen.

Con una partenza abbastanza ingarbugliata – la leggenda narra che all’inizio anche George Clooney non aveva capito nulla della logica della sceneggiatura – il film conclude la trilogia dei registi sulla, chiamiamola così, idiozia, iniziata con i tre personaggi di Fratello, dove sei? e poi proseguita con Prima ti sposo, poi ti rovino, completando il quadro della loro visione del mondo spiato da angolazioni paradossali. Un insieme di opere che intende togliere ogni logica dalle relazioni umane, ben inteso in ogni campo, dal rapporto matrimoniale a quello politico. Lo dimostra il finale in cui risulta evidente che neanche i funzionari della CIA hanno capito bene ciò che in realtà sia successo. Un po’ come è accaduto inizialmente a Clooney. Cioè, è tanto assurda la vicenda che loro pensano sia un disegno architettato diabolicamente e questa visione è appunto la dimostrazione paradossale delle teorie del complottismo internazionale anche dove è impensabile.

Il lato comico-surreale risiede anche nel particolare che persino gli autori del ricatto (vedi “idioti”) ad un certo punto non riescono più ad amministrare l’affare che loro stessi hanno imbastito e quando intuiscono il cul-de-sac in cui si sono cacciati si spaventano da morire. Forse l’unica tesi che i Coen riescono a dimostrare è che l’avidità non porta ad alcun traguardo, un po’ come succede nel dramma di Non è un paese per vecchi: anche in quella occasione il protagonista di turno non riesce ad arrivare in fondo all’impresa che si era prefissata.

Brad Pitt, che si atteggia come un ragazzino furbastro, e l’impareggiabile Frances McDormand sono le facce attendibili per questo piano totalmente (im)perfetto e il loro atteggiamento incosciente si sposa alla perfezione con l’ingenuità del personaggio di Richard Jenkins, mentre le smorfie di George Clooney e di Tilda Swinton vanno a braccetto con l’aplomb sempre più sgretolato e nervoso di quello di John Malkovich. Insomma, un vero campionario di personaggi anomali ma degno della migliore tradizione comica del “regista a due teste”, capaci, si racconta, di lavorare contemporaneamente a due copioni a giorni alterni (questo e Non è un paese per vecchi), a prova delle comunanze degli intenti contenuti nella trilogia.

Il loro genere thriller è, ovviamente, fuori dagli schemi tradizionali, diciamo un po' alla John Landis, ma il loro mondo è sempre abitato dai medesimi, immancabilmente losers, i perdenti che caratterizzano le loro storie. E come sempre interpretati da quegli attori eccellenti che normalmente costituiscono i loro cast.
Tra l'altro non si sorride come al solito, in alcune sequenze il film è proprio esilarante, maledetti!

In realtà è stata tutta una produzione di film, come questo, di parodia, di parodia di generi e di personaggi mitici del cinema, tanto da arrivare a rivelare perché collaborano con George Clooney: “Ci piace scrivere storie che mettano George in situazioni imbarazzanti. È talmente evidente che sia un uomo affascinante e in gamba che è quasi impossibile resistere alla tentazione di dimostrare che non lo è. George ha molto senso dell'umorismo è un vero talento comico. Forse siamo stati i primi ad accorgercene guardando Out of Sight. E e lui ci è grato per questo. Devi essere un grande attore per fare l'idiota. Peter Sellers ne è un esempio. Devi venire a patti con la tua vanità di star: non è da tutti.”

Riconoscimenti
Golden Globe 2009
Candidatura miglior film commedia o musicale
Candidatura migliore attrice in un film commedia o musicale a Frances McDormand
Premio BAFTA 2009
Candidatura miglior sceneggiatura originale
Candidatura miglior attore non protagonista a Brad Pitt
Candidatura migliore attrice non protagonista a Tilda Swinton






Commenti